sabato 10 ottobre 2009

Il rapporto Onu su Piombo fuso mette Abbas e Fatah nei guai

Al Jazeera parla di un nastro contenente un colloquio tra funzionari israeliani e palestinesi

Francesca Marretta
Israele si prende Gerusalemme e il mondo arabo sta a guardare, ha detto ieri in un'intervista alla televisione yemenita il presidente palestinese Abbas, che invoca «azioni per fermare il tentativo di Israele di cambiare la città e bloccare la marcia sionista verso Gerusalemme».
Ma in West Bank, Gaza e nel mondo arabo sono rimasti in pochi ad ascoltarlo. L'indifendibile posizione assunta da Abbas favorendo il rinvio del voto sulla mozione Onu di condanna a Israele per l'operazione Piombo Fuso a Gaza, le traballanti scuse per giustificarsi e i presunti motivi alla base di tale decisione di cui si parla sulla stampa araba e israeliana, hanno infiammato la piazza di Ramallah che lo ha additato come "traditore".
Ma andiamo con ordine.
Il rinvio a marzo 2010 del voto sulla risoluzione basata sul rapporto Goldstone che accusa Israele di "crimini di guerra" a Gaza è stato richiesto dalla stessa Anp, nonostante le possibiltà di successo.
Lo ha confermato ieri ad al-Jazeera un alto diplomatico del Qatar alle Nazioni Unite, lo sceicco Khaled Bin Jassem al-Thani, spiegando che la risoluzione sarebbe stata approvata dato che godeva del sostegno di molti paesi. «Credo che i palestinesi abbiano perso un'opportunità che potrebbe non ripetersi» ha aggiunto il diplomatico qatariota.
Tutta colpa dei consiglieri di Abbas, che ora il Presidente vuole mettere alla porta, è stata la goffa giustificazione che fonti della presidenza dell'Anp hanno presentato al quotidiano israeliano Jerusalem Post. Cattivi consiglieri che avrebbero «ingannato» Abbas. Non è chiaro quale consulenza tecnica fosse necessaria al Presidente, evidentemente l'unico, nell'intera nazione palestinese a non capire che si trattava di una mozione in favore del suo popolo. Eppure anche il premier Fayyad, ha dichiarato che lui era contrario al rinvio della mozione, nonostante le pressioni degli Stati Uniti. Pressioni smentite, per ovvie ragioni da Washington, che in questo momento sta spendendo ben 161 milioni di dollari per un programma di training delle forze di sicurezza dell'Anp.
Che Hamas attaccasse a testa bassa il presidente palestinese sulla vicenda della mozione, per «l'insulto» al sangue dei martiri palestinesi, con la ovvia conseguenza del rivio dei negoziati tra Hamas e Fatah al Cairo, era scontato. La debacle di Abbas rappresenta tra l'altro un vantaggio strategico per il movimento islamico tuttora in aperto conflitto con l'Anp. Nelle carceri di Gaza sono morti torturati uomini di Fatah e in quelle della West Bank si consuma la tortura e la detenzione illegale di esponenti ed anche semplici simpatizzanti di Hamas (tra i settecento e gli ottocento). Tanto che diverse Ong palestinesi, come al-Haq parlano di stato di polizia in Cisgiordania.
Ma Abbas ha perso la faccia anche nel resto del mondo arabo. Lo dimostra l'annullamento dell'ultimo minuto di una visita a Damasco. «La leadership siriana ha deciso di cancellare la visita del capo dell'autorità palestinese (prevista ieri ndr ) in segno di rispetto per il sangue dei martiri di Gaza che gli israeliani hanno assaltato per 23 giorni», ha scritto il quotidiano filogovernativo al Watan , citando una fonte diplomatica. Un vero e proprio schiaffo al leader dell'Anp.
Che rischia molto di più se le indiscrezioni circolate sulla stampa araba e israeliana fossero suffragate da prove. L'agenzia di stampa palestinese Shehab , citando fonti diplomatiche Usa, rivela che alla base della decisione di bloccare la mozione Onu, oltre alle pressioni Usa, ci sarebbe stata una proposta israeliana che Abbas non poteva rifiutare. Nel corso di un recente incontro israelo-palestinese a Washington in cui si discuteva del rapporto Goldstone, l'Anp sarebbe stata messa con le spalle al muro con la minaccia di rendere nota una registrazione telefonica tra l'ex consigliere di Ariel Sharon e capo dello staff israeliano Dov Weisglass e il segretario alla presidenza palestinese Tayeb Abdel Rahim, ai tempi di Piombo Fuso, in cui quest'ultimo dichiara di ritenere mature le condizioni per l'invasione di terra di Jabalya che avrebbe posto fine al governo di Hamas a Gaza. Si sbagliava. Tale notiza, non confermata da fonti internazionali, è stata ripresa nell'edizione in arabo di al Jazeera e su media arabi anti-occidentali come al Manar e il sito ufficiale della fratellanza musulmana Ikwanweb .
Poi ci sono le rivelazioni dell'israeliano Maariv su un affare di concessioni di frequenze da parte di Israele per un secondo network di telefonia cellulare in West Bank, accordate a patto di fare retromarcia sulla mozione Onu. Business gestito dal figlio di Abbas.

Liberazione 07/10/2009, pag 6

- - - - - - - -

Piombo fuso, rapporto Onu: Hamas contro Abu Mazen

Hamas ha accusato ieri il presidente dell'Anp, Abu Mazen di «tradimento» per aver tacitamente consentito al rinvio del voto della Commissione Onu per i diritti umani di Ginevra sul rapporto redatto sotto la direzione del giudice Richard Goldstone. L'esame del rapporto - che valuta le violazioni denunciate durante l'operazione militare Piombo Fuso, rivolgendo accuse a Hamas, ma soprattutto a Israele - è slittato su impulso Usa, dopo le veementi proteste del governo israeliano. Ma il rinvio ha avuto il sostegno attivo di alcune delegazioni del mondo islamico, pur dichiaratesi favorevoli al testo. Un atteggiamento che secondo il portavoce di Hamas Taher Nunu rappresenta «un tradimento del sangue dei nostri Martiri».

Liberazione 04/10/2009, pag 8

Nessun commento: