Uscito dalla scena pubblica nel 2006, l'uomo della battaglia di Najaf rientra dall'Iran
Torna ad agitare le acque politiche irachene dopo aver passato quattro anni in Iran. Quello che per alcuni ha incarnato la parte solida della resistenza irachena all'indomani dell'invasione Usa, l'imam radicale sciita Moqtada al Sadr, è ieri tornato. Dopo la caduta di Saddam Hussein ha guidato due sanguinose rivolte contro le forze Usa e ha anche svolto per due volte il ruolo di ago della bilancia nella nomina di Nuri al Maliki alla guida del governo. Senza alcun preannuncio, è apparso nel pomeriggio nella città santa sciita di Najaf, a circa 150 km a Sud di Baghdad, dove, in un atto altamente simbolico, si è subito recato al mausoleo dell'imam Ali, genero del Profeta Maometto e una delle figure più venerate dagli sciiti. Proprio attorno a quel mausoleo si combatté una battaglia di settimane tra l'esercito del Mahdi - fedele ad al Sadr - e le truppe Usa, che non osarono mai portare l'attacco finale consce del sostegno che i sadristi avevano in quella zona del Paese e del pericolo di violare un luogo sacro agli sciiti.Moqtada si è recato in visita alla tomba dei suoi genitori nell'immenso cimitero della città e in serata dovrebbe vedere il Grande Ayatollah Ali Sistani, massima autorità religiosa sciita in Iraq. Nonostante sia stato lontano così a lungo - probabilmente nella città iraniana di Qom a compiere studi religiosi - Moqtada Sadr, che è di origine libanese, gode ancora di una grande popolarità ed è in grado di influenzare notevolmente il processo politico in Iraq. In particolare grazie alla Corrente Sadrista, ovvero i 39 deputati dei 325 del Parlamento, che a lui fa riferimento e che, dopo un veto iniziale, ha infine dato nell'autunno scorso luce verde ad un secondo mandato di al Maliki alla guida del governo, insediatosi a dicembre oltre nove mesi dopo le elezioni. Governo in cui la Corrente ha sei ministri, in cambio dell' assenso. E forse anche di un accordo sulla revoca del mandato di arresto emesso contro Sadr dall'Autorità provvisoria della Coalizione (Cpa), per il suo presunto ruolo nell'assassinio nel 2003 di un esponente religioso sciita suo rivale. Anche nel primo governo al Maliki Sadr aveva una presenza significativa, sempre sei ministri, che poi però ritirò nell' aprile del 2007 in seguito alle controversie con il premier riguardo all'Esercito del Mahdi, la potente milizia da lui capeggiata che, arrivata ad avere circa 60 mila effettivi, è stata ripetutamente accusata, in particolare dalle forze Usa, di essere responsabile di un'ondata di omicidi di carattere interconfessionale. Un braccio di ferro con al Maliki a cui infine Sadr ha ceduto, ordinando ai suoi miliziani di deporre le armi e diventare un'organizzazione di carattere esclusivamente umanitario. Sadr gode di un forte appoggio popolare nel Sud e a Baghdad grazie alla rete di mense ed altri servizi messa in piedi da suo padre, l'ayatollah Mohammed Sadeq al Sadr, oppositore di Saddam Hussein e da questi fatto uccidere nel 1999.
Liberazione 06/01/2011, pag 6
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