Germania, le banche tedesche esposte per circa 18 miliardi di euro
Matteo Alviti
Berlino
Da qualche tempo tra Grecia e Germania non corre buon sangue. Il risentimento dei greci per i tentennamenti della cancelliera Merkel, che l'anno scorso hanno portato a un aumento del costo del salvataggio di Atene, è ancora vivo. E l'antipatia dei contribuenti tedeschi per gli "spendaccioni" ellenici - aizzata da una stampa che qualcuno ha definito irresponsabile - non è da meno.
Il rapporto tra i due paesi procede così tra diffidenze reciproche, con i tedeschi che, ufficialmente, si dicono pronti a certe condizioni a intervenire nuovamente per sostenere il debito greco - e, con quello, la moneta unica. E i greci che non perdono occasione per ribadire, ufficialmente, che non sono in discussione né una ristrutturazione del debito, né un default unilaterale.
La situazione è questa: dei 110 miliardi di euro concessi dai paesi dell'eurogruppo e dal Fondo monetario internazionale a oggi sono rimasti da versare circa 55 miliardi, che presumibilmente basteranno fino alla prossima primavera, scrive lo Spiegel. Il problema è che, secondo i piani, entro la fine del 2012 Atene dovrà reperire sul mercato circa 27 miliardi di euro. E proprio sul mercato la Grecia rischia di farsi molto male, se i tassi di interesse sul suo debito rimarranno, come ora, superiori al 20%. Per scongiurare quella possibilità, molto probabilmente l'Europa sarà di nuovo costretta a intervenire - si stima con altri 60 miliardi - evitando così di offrire l'euro su un piatto d'argento agli speculatori.
In una simile evenienza il governo di centrodestra di Angela Merkel si troverebbe di nuovo in una posizione difficile. Da una parte ci sarebbero infatti da difendere gli interessi nazionali, che per diverse ragioni sono intimamente legati al successo del salvataggio di Atene. Dall'altra ci sono gli elettori che, stando ai sondaggi, pur di concedere una seconda tranche di aiuti al governo socialista di Papandreou, preferirebbero veder naufragare tutti gli eredi di Ulisse. Ora, per fortuna le elezioni in Germania sono abbastanza lontane e il governo non è costretto a inseguire la pancia degli elettori, come già accaduto in passato.
Berlino ha infatti molto più da perdere rispetto ad altri paesi. Vediamo perché. Stando ai dati resi noti lo scorso autunno, le banche tedesche sono esposte in Grecia per circa 18 miliardi di euro. In un eventuale ristrutturazione al 50%, quegli istituti di credito perderebbero dunque nove miliardi di euro. Probabilmente sarebbe allora di nuovo necessario un intervento pubblico per salvare le banche che non riuscissero ad ammortizzare le perdite. Senza contare che una simile eventualità provocherebbe una nuova restrizione del credito. Che frenerebbe un'economia nazionale in piena ripresa - almeno stando ai dati statistici degli ultimi mesi su esportazioni, occupazione e fiducia delle imprese.
Evidentemente, non sarebbero solo i privati a pagare: lo stato tedesco si è infatti impegnato a versare 22 dei 110 miliardi del pacchetto di aiuti. In uno scenario di ristrutturazione al 50% - visto che a differenza dell'Fmi, gli stati vengono dopo i creditori privati - Berlino perderebbe 11 miliardi di euro. Ci sono inoltre da calcolare le perdite della Banca centrale europea, dei cui capitali Bundesbank possiede il 27%. Considerato che l'esposizione complessiva della Bce verso i paesi "bisognosi" è di circa 76 miliardi, e che stando alle voci di corridoio più di 50 miliardi di euro di quella somma sarebbero composti da titoli greci, la Germania perderebbe altri 7 miliardi di euro circa.
Tirate le somme, una ristrutturazione del debito greco al 50% a Berlino potrebbe costare fino a 25 miliardi di euro. Senza contare il debito privato, per cui le banche tedesche sono esposte di altri dieci miliardi di euro nei confronti di imprese e istituti di credito greci.
Fin qui i problemi tra Berlino e Atene, che in misura minore riguardano ovviamente anche l'Italia. C'è però il rischio che un default greco inneschi una reazione a catena in Irlanda, Portogallo e magari anche in Spagna. Che a sua volta avrebbe ripercussioni su tutti i paesi esposti con gli insolventi. Uno scenario da horror, da fine dell'euro.
Liberazione 12/05/2011, pag 7
Nessun commento:
Posta un commento