Daniele Nalbone
In piena corsa per le Olimpiadi del 2020, a Roma sono ancora i Mondiali di Nuoto a tener banco. Martedì scorso si è aperto il processo che vede imputate per abusivismo edilizio 33 persone accusate, a seconda della posizione processuale, di aver irregolarmente autorizzato e consentito «che in occasione dei Mondiali di Nuoto del 2009» si legge nelle carte processuali «venissero costruite sovrastrutture stabili e definitive in numerosi circoli sportivi impegnati nella manifestazione mondiale». Tre "i trentatré" spiccano i nomi di Angelo Balducci (già presidente del Consiglio nazionale dei lavori pubblici e sotto processo anche per gli appalti del G8) e Claudio Rinaldi, i commissari straordinari ai quali è stata affidata la gestione "in deroga" dell'evento, Giovanni Malagò, titolare del circolo sportivo Acquaniene, e della "cricca" del Salaria Sport Village: Simone Rossetti e Angelo Zampolini. Che il nome dell'indagato Malagò, allora presidente del Comitato organizzatore del Mondiale, compaia sia nelle carte processuali della competizione natatoria che nell'organigramma del Comitato olimpico per Roma 2020 è il primo elemento a balzare agli occhi: non certo una bella pubblicità per una Roma che punta alle Olimpiadi dopo aver organizzato quelli che il sindaco Alemanno definì nell'agosto del 2009 «i migliori mondiali di nuoto della storia». Secondo elemento: spicca l'assenza del Comune di Roma tra le parti civili del processo. Per questo il segretario dei radicali, Mario Staderini, intervenuto martedì nel processo ha chiesto di costituirsi parte civile come prevede l'articolo 9 del testo unico sugli enti locali in quanto assente l'amministrazione comunale. «Ancora una volta» ha sottolineato Staderini «Alemanno ha preferito stare dalla parte dei potenti imputati e delle cricche anziché dalla parte della legalità e dei romani». Eppure la procura di Roma ha valutato in circa un miliardo di euro il danno subito dalle casse comunali per mancato versamento degli oneri concessori da parte dei costruttori dei quindici impianti considerati abusivi. Una cifra non da poco per un'amministrazione che lamenta un buco di bilancio di proporzioni enormi, come va sostenendo Alemanno in ogni dove. Leggendo però le carte della deposizione che il sindaco Alemanno ha rilasciato, come persona informata dei fatti, lo scorso 22 luglio ai pm Giovanni Ferrara e Sergio Colaiocco si capiscono i motivi delle difficoltà del sindaco nello schierarsi dalla parte della città: «non è che facciamo gli sconti, noi» si è difeso Alemanno. «Il problema di fondo ruota tutto attorno alla natura pubblica di queste piscine, se sono opere pubbliche o no. Dal punto di vista di indirizzo politico, noi abbiamo ritenuto che l'idea fosse di costruire, attraverso un concessionario privato, delle piscine che fossero messe a disposizione della popolazione a prescindere dai mondiali di nuoto». E proprio questa dichiarazione di "pubblica utilità" è stato l'escamotage che il Comune di Roma ha trovato per evitare di chiedere ai costruttori di versare gli oneri concessori previsti. Tutto ciò, come ha sottolineato Alemanno dimostranto la subalternità degli amministratori rispetto ai poteri emergenziali di Protezione civile, «senza nulla sapere, né entrare nel merito di quelle che erano le procedure del Commissario straordinario perché queste cose noi le ricevevamo dalla Presidenza del Consiglio, ne prendevamo atto e procedevamo da questo punto di vista». E allora, stando questa non responsabilità da parte dell'amministrazione comunale su quanto veniva deciso "ai piani alti" c'è da chiedersi perché, come fanno notare dal Comitato LabUr, il Comune di Roma ha pensato bene di inserire a bilancio 2,62 milioni di euro come contributi a vantaggio del Comitato organizzatore di Roma09 (ricordiamo, presieduto dall'indagato Giovanni Malagò) e altri 6 milioni per il completamento dei poli natatori pubblici. Il tutto, aspettando il 27 aprile quando il giudice Paolicelli aprirà la nuova udienza. Obiettivo: arrivare a sentenza entro il 1° luglio, giorno in cui è stata fissata la settima (e ultima) udienza.
Liberazione 07/04/2011, pag 5
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