lunedì 12 luglio 2010

Illegittima l'aggravante di clandestinità

Corte costituzionale: ma la clandestinità è reato. Via al piano di integrazione

Il reato di clandestinità è legittimo, mentre non lo è l'aggravante di clandestinità.
Questa, in sintesi, la sentenza della Corte costituzionale chiamata a decidere su due punti cardine dei pacchetti sicurezza anti-migranti approvati dal governo nel 2008 e nel 2009.
Il parere dei giudici è stato anticipato ai giornalisti, ma sembra chiaro: un migrante senza documenti di soggiorno va processato anche senza avere compiuto altri reati, mentre un migrante senza documenti di soggiorno che ha compiuto, per esempio, un furto, non può vedere la sua pena aumentare di un terzo soltanto perché illegale in quanto questo contrasta con gli articoli 3 e 25 della Costituzione: una persona non può essere condannata con un'aggravante relativa al suo status, ma soltanto per fatti materiali.
Secondo l'Asgi, l'associazione studi giuridici sull'immigrazione, ora bisognerà scarcerare quei migranti che sono dietro le sbarre per l'aggravante di clandestinità: questo potrebbe contribuire a svuotare parzialmente le celle sovraffollate.
Intanto il Consiglio dei ministri, in prima lettura, ha approvato il contratto di integrazione che nelle intenzioni di Roberto Maroni dovrà entrare in vigore dal 2011 e chiederà ai migranti che vorranno un permesso di soggiorno una serie di doveri, in primis la frequenza di un corso di italiano e di educazione civica, uniti all'obbligatorietà di mandare a scuola i figli. Gli stranieri avranno un pacchetto di crediti (16) che verranno scalati se il migrante compie reati, se non frequenta i corsi di educazione civica, se non paga le tasse o commette illeciti amministrativi, mentre i punti potranno aumentare se consegue titoli di studio, se si impegna nel volontariato, se acquista una casa e se avanza nella conoscenza della lingua italiana.
Il patto verrà stipulato presso la questura e durerà due anni.
Il piano di integrazione prevede anche l'obbligo, e la verifica da parte del ministero del Welfare, per i datori di lavoro di aiutare il dipendente straniero a trovare un alloggio adeguato, e prevede la possibilità di non meglio specificati «alloggi a rotazione», cioè alloggi temporanei per dare «stabilizzazione abitativa» al lavoratore. Maurizio Sacconi auspica che negli uffici immigrazione delle questure e nelle anagrafi siano presenti mediatori culturali stranieri.
Il piano di integrazione non piace alle associazioni che si occupano di migranti, in primis la Caritas: «C'è un accanimento rispetto alle performance che bisogna dimostrare», spiega il vicepresidente Francesco Marsico.
E' anche sbagliato il modo con il quale il Viminale sta gestendo la sanatoria per colf e badanti lanciata lo scorso autunno. A rispondere sono state trecentomila persone straniere, ma secondo le associazioni la maggior parte otterranno esito negativo perché mancano i requisiti di reddito e alloggio. Ecco perché il Comitato immigrati d'Italia, l'associazione bengalese romana Dhuumcatu, Prc, Forum immigrazione del Pd e Comitato Primo Marzo hanno dato vita ad un presidio vicino al Viminale per denunciare «la truffa» della sanatoria: delle domande presentate, un terzo avrà esito negativo. E 80mila domande, di cui il 10% è già stata respinta dalle Questure, non andranno a buon fine perché i migranti non riescono a dimostrare il requisito del reddito del datore di lavoro e l'idoneità alloggiativa. «Come possiamo sapere quanto guadagnano i nostri padroni?», si chiede il leader dei begalesi romani, Bachu. «E come possiamo avere a disposizione 17 metri quadrati a testa, quando nemmeno gli italiani hanno così tanto spazio?».
Le associazioni denunciano anche l'altissimo costo per la sanatoria: almeno 1600 euro a migrante. Li avrebbe dovuti sborsare il datore di lavoro, ma moltissimi hanno scaricato la tassa sul lavoratore straniero. Con l'aggravante che molti datori di lavoro, quando vengono convocati per il rilascio del permesso di soggiorno, non si presentano. Una delegazione del presidio è stata ricevuta da tecnici del Viminale, ai quali è stata chiesta la regolarizzazione di tutti coloro che hanno presentato la domanda, «perché la regolarizzazione è un diritto» e la concessione della cittadinanza italiana a tutti i figli degli stranieri che ancora non hanno compiuto 18 anni.
A settembre avevano presentato un ricorso contro il ministero dell'Interno, ma il parere dei giudici deve ancora arrivare.
I tecnici del Viminale hanno
promesso di lavorare su due punti:la concessione del permesso di attesa occupazione al migrante piantato in asso dal datore di lavoro e la possibilità di esibire allo sportello unico la semplice richiesta di idoneità alloggiativa, e non la risposta degli uffici competenti. Mentre chiusura totale sulla possibilità di regolarizzare migranti con decreto di espulsioni alle spalle, e impossibilità di estendere il permesso di attesa occupazione da sei mesi ad un anno: per quest'ultimo ci vorrebbe una modifica parlamentare.
Gli uomini di Maroni hanno ammesso, inoltre, che rimane ancora nel cassetto la documentazione per recepire la direttiva europea che impone la regolarizzazione dei lavoratori stranieri gravemente sfruttati dai datori di lavoro. Le risposte del Viminale hanno soddisfatto in minima parte la delegazione, che annuncia una mobilitazione nazionale in autunno poiché, anche con le lievi modifiche apportate, «due terzi di coloro che hanno presentato domanda saranno rifiutati».
La. Edu.

Liberazione 11/06/2010, pag 11

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