Vittorio Bonanni
Franco Giustolisi, scrittore e giornalista, primo firmatario dell'appello al Presidente della Repubblica sul silenzio che si è creato intorno alla vicenda dell' "Armadio della vergogna", ce l'ha con tutti. Politici, media, giornalisti, tutti responsabili di questa nebbia malgrado i processi sulle stragi perpetrate dai nazi-fascisti alla fine della Seconda guerra mondiale si siano conclusi con delle condanne. «Seguito a domandarmi - dice Giustolisi - come mai quella che è la maggior tragedia italiana finisca sempre sotto silenzio. La maggior tragedia per il numero dei morti, decine e decine di migliaia, di cui però non si conosce neanche la cifra approssimativa, perché oltre a quelle citate nei fascicoli dell"Armadio" siamo venuti a conoscenza di tante altre vittime. Per esempio il 25 maggio scorso abbiamo organizzato questa iniziativa a largo Agosta, della quale si parla nell'appello a Napolitano. E si è scoperto che ad Agosta sono stati uccisi quattordici cittadini italiani. Arriva il terremoto ad Onna e si scopre che lì, paesino di neanche trecento anime, ne furono uccisi quarantaquattro. E ancora, è stata la più grande tragedia italiana per come sono stati uccisi. Feti cavati dal ventre delle madri. Oppure come è accaduto a S. Anna di Stazzema, lanciati e sparati per aria, con tanto di testimoni come l'ex rabbino Elio Toaff. Una donna impalata a Fivizzano, un vecchio cieco inseguito e sparato in mezzo alle frasche. Delitti questi ultimi perpetrati dai fascisti, cioè da italiani contro altri italiani. E a Marzabotto dove vennere uccisi tutti i ragazzini che si erano rifugiati nella chiesa».
E poi la mancata giustizia...
E questo è il terzo elemento. Alla fine, quando nel 1994 si scoprono questi armadi, si cominciano a fare dei processi. E vengono comminate inevitabili, del resto che altro si poteva fare, condanne all'ergastolo, a quelli che ormai sono dei vecchi. E si scopre che il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini quelle richieste normali e di prassi fatte dai magistrati militari, che hanno speso soldi, tempo e fatica per arrivare a queste condanne, sono rimaste lì, non le ha mandate avanti.
Si è sottratto a quelli che sono i suoi compiti istituzionali...
Certo. Non ha fatto il proprio dovere di ministro degli Esteri che prevedeva di trasmettere gli atti ai suoi colleghi tedeschi e forse anche austriaci, dove si dava notizia delle condanne e dove si dovevano richiedere magari degli arresti domiciliari vista l'età degli imputati. E tutto questo non è vergognosamente avvenuto.
Non mi sembra che questo comportamento inqualificabile sia stato stigmatizzato dall'opposizione...
La politica ha sempre taciuto. La destra per ovvi motivi. La sinistra, forse legata a vecchi concetti dell'immediato dopoguerra, secondo i quali era meglio non creare frizioni con i fascisti. Concetti sintetizzati dalla famosa frase di Pajetta che, rivolto ad Almirante, disse «i conti con voi li abbiamo chiusi il 25 aprile». Conclusione, il silenzio. Basti pensare che io e Massimo Rendina, presidente dell'Anpi di Roma e del Lazio, ex comandante partigiano della seconda Brigata Garibaldi di cui era Capo di Stato Maggiore, da ottobre, da quando sua maestà Bersani è diventato segretario del Pd, siamo in attesa che si degni di darci un appuntamento per parlare appunto dell'Armadio della vergogna e del problema dell'informazione, non tanto legato ai gravissimi provvedimenti che sta prendendo Berlusconi, quanto al fatto che giornalisti come Minzolini, Mimum e Feltri non mettono quelle notizie che danneggiano il padrone e lo fanno con il silenzio dell'Ordine. Insomma noi siamo in attesa di questo appuntamento. Questo per dire che la sinistra, per motivi che mi sfuggono, non fa praticamente nulla.
Tra l'altro c'è anche un problema di memoria storica. Non parlando di certe cose si rischia di dimenticarle....
Teniamo conto che il 27 gennaio è il "giorno della memoria". Inizialmente e statutariamente doveva essere la memoria di tutte le vittime. Ma poi è diventato soprattutto il giorno della memoria degli ebrei. L'11 febbraio è il "giorno della memoria" di istriani e dalmati. E perché non istituiscono un "giorno della memoria" per quelli che, come disse il presidente Ciampi, rappresentano la nuova Italia? Perché ci si dimentica di queste persone? Allora ecco che appare naturale chiedere udienza all'attuale Presidente della Repubblica che difende la Costituzione, e rappresenta tutti i cittadini italiani nella speranza che questo silenzio da parte della politica e della stampa finisca. Ed è gravissimo che ancora oggi, ad oltre sessant'anni di distanza, si vada avanti così. E lo è più oggi che ieri. Perché ieri quanto meno De Gasperi e Andreotti, nell'immediato dopoguerra, avevano se non delle giustificazioni, dei motivi, come il fatto che non si poteva gettare ulteriore fango sulla Germania, che si stava disarmando. In secondo luogo c'erano i vari fascisti Roatta, Robotti che avevano fatto stragi in Slovenia peggiori di quelle naziste e non erano stati consegnati agli stati che li richiedevano. Insomma hanno fatto, io do una mano a te, tu dai una mano a me, non chiedo l'estradizione dei nazisti e non do via i fascisti. Ma ormai quei tempi sono passati.
Ora vi attendete una risposta del Quirinale...
Certo, anche perché non è questa la prima petizione che abbiamo fatto. Lo stesso Ciampi, all'indomani delle elezioni che portarono al governo Prodi nel 2006, mi promise due cose: che avrebbe chiesto perdono non solo alle vittime e ai parenti delle vittime ma a tutti i cittadini italiani, perché si è trattato di un'offesa a tutti. Come ha fatto l'ex presidente della Repubblica tedesca Rau a Marzabotto. E poi c'è il problema dei fascisti. Bisogna far capire al Paese che tutto questo è successo perché c'era il nazi-fascismo. E che adesso c'è un'altra dittatura che non vuole sentire queste cose e pensa a chiudere ogni spiraglio di libertà.
/////
Appello a Napolitano: «Grave silenzio sulla più grande tragedia italiana»
Al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
Egregio Presidente,
martedì 25 maggio, su iniziativa dell'Anpi cittadino e regionale, ci siamo riuniti, nella libreria Rinascita in largo Agosta, a Roma, per affrontare in video conferenza il tema dell'Armadio della vergogna, che, ci scusi il gioco di parole, ma non è un gioco, è diventata la vergogna dell'Armadio. Siamo popolo, partigiani, sindaci, giornalisti, politici, professori…. Ci siamo chiesti, e Le chiediamo, come mai tra i moltissimi ed essenziali temi da Lei affrontati non riesca a trovare spazio quello che riguarda la tragedia più grande subita dai cittadini di questo paese? Decine di migliaia di vittime civili e militari, di cui non si conosce ancora ad oltre 65 anni di distanza neanche l'ammontare approssimativo. Furono uccisi dai nazifascisti nei modi più efferati, cavando i feti dal ventre delle madri, facendo dei più piccoli il bersaglio delle loro armi, fucilando chi pur aveva alzato bandiera bianca perché non si era immediatamente arreso. Non ebbero giustizia e non l'hanno ancora perché i processi, che dire tardivi rappresenta un misero eufemismo, conclusisi con condanne all'ergastolo per gli autori dei massacri, non hanno avuto pratica attuazione dato che la Nazione in cui viviamo non si è neanche degnata di far presente agli altri Stati amici l'elementare necessità che i criminali in qualche modo, magari con arresti domiciliari, paghino questo piccolo e serotino prezzo per le loro colpe. Né si conosce ancora la verità storica di chi, come, quando e perché decise di occultare i fascicoli degli eccidi di quell'Armadio. L'ex presidente della Repubblica tedesca, Rau, chiese perdono a Marzabotto, a nome del suo Paese, alle vittime, ai loro parenti, ai sopravvissuti, a tutti i cittadini italiani. Lo stesso fece a Stazzema un incaricato dell'ambasciata di Germania in Italia. Ma carnefici furono anche gli assassini di Salò, che non hanno chiesto perdono ma, anzi, son rinati. E lo Stato che nascose quei fascicoli? Possibile che nessuno dei tantissimi che hanno responsabilità politiche e istituzionali qui da noi non abbia sentito sinora la necessità di fare come le autorità della nuova Germania? E il silenzio, l'ingiustizia, l'amnesia di comodo non sono anch'essi da condannare?
Franco Giustolisi, giornalista e scrittore; Massimo Rendina, presidente A.N.P.I. Roma e Lazio; Adriano Pilade Forcella, partigiano, presidente sezione A.N.P.I. "Giordano Sangalli"; Modesto di Veglia , partigiano, presidente onorario sezione A.N.P.I. "Giordano Sangalli"; Zaccaria Verucci , partigiano, presidente sezione A.N.P.I. "Donne nella Resistenza" di Casalbertone; Bianca Bracci Torsi , staffetta partigiana, componente del direttivo provinciale A.N.P.I. Roma; Michele Silicati , ingegnere, sindaco di Stazzema; Marcella De Negri , figlia del capitano Francesco De Negri, trucidato a Cefalonia; Felice Casson , senatore; Vincenzo Maria Vita , senatore; Giovanni Russo Spena , già presidente dei senatori del P.R.C.; Piero Salvagli , architetto; Vito Francesco Polcaro , professore, componente del direttivo provinciale A.N.P.I. Roma; Raul Mordenti , professore; Ernesto Nassi , segretario provinciale A.N.P.I. Roma; Leonardo Rinaldi , segretario sezione A.N.P.I. "Giordano Sangalli"; Pier Vittorio Buffa , giornalista, direttore Finegil; Marta Bonafoni , giornalista direttore Radio Popolare Roma; Gianluca Cicinelli , giornalista, presidente Ciuoti; Luca Telato , giornalista, vicepresidente Ciuoti; Federico Bogazzi , giornalista, redattore di Radio Popolare Roma; Piera Amendola , già segretaria commissioni parlamentari Mafia e P2; Floriana Fusco , segretaria di redazione del gruppo Espresso Repubblica; Marco Molinari , medico neurologo c/o S. Lucia; Giuliana Pasciuto , medica pneumologa c/o Gemelli; Laura Giustolisi , medica psichiatra; Vincenzo Calò , attore, componente del direttivo provinciale A.N.P.I. Roma; Paola Ronzoni , segretario sezione A.N.P.I. "Donne nella Resistenza" di Casalbertone; Tommassini Maria Elena , vicesegretario sezione A.N.P.I. "Giordano Sangalli"; Leonina Rondoni , direttivo sezione A.N.P.I. "Giordano Sangalli"; Renata Pallotti , direttivo sezione A.N.P.I. "Giordano Sangalli".
Liberazione 13/06/2010, pag 12
Franco Giustolisi, scrittore e giornalista, primo firmatario dell'appello al Presidente della Repubblica sul silenzio che si è creato intorno alla vicenda dell' "Armadio della vergogna", ce l'ha con tutti. Politici, media, giornalisti, tutti responsabili di questa nebbia malgrado i processi sulle stragi perpetrate dai nazi-fascisti alla fine della Seconda guerra mondiale si siano conclusi con delle condanne. «Seguito a domandarmi - dice Giustolisi - come mai quella che è la maggior tragedia italiana finisca sempre sotto silenzio. La maggior tragedia per il numero dei morti, decine e decine di migliaia, di cui però non si conosce neanche la cifra approssimativa, perché oltre a quelle citate nei fascicoli dell"Armadio" siamo venuti a conoscenza di tante altre vittime. Per esempio il 25 maggio scorso abbiamo organizzato questa iniziativa a largo Agosta, della quale si parla nell'appello a Napolitano. E si è scoperto che ad Agosta sono stati uccisi quattordici cittadini italiani. Arriva il terremoto ad Onna e si scopre che lì, paesino di neanche trecento anime, ne furono uccisi quarantaquattro. E ancora, è stata la più grande tragedia italiana per come sono stati uccisi. Feti cavati dal ventre delle madri. Oppure come è accaduto a S. Anna di Stazzema, lanciati e sparati per aria, con tanto di testimoni come l'ex rabbino Elio Toaff. Una donna impalata a Fivizzano, un vecchio cieco inseguito e sparato in mezzo alle frasche. Delitti questi ultimi perpetrati dai fascisti, cioè da italiani contro altri italiani. E a Marzabotto dove vennere uccisi tutti i ragazzini che si erano rifugiati nella chiesa».
E poi la mancata giustizia...
E questo è il terzo elemento. Alla fine, quando nel 1994 si scoprono questi armadi, si cominciano a fare dei processi. E vengono comminate inevitabili, del resto che altro si poteva fare, condanne all'ergastolo, a quelli che ormai sono dei vecchi. E si scopre che il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini quelle richieste normali e di prassi fatte dai magistrati militari, che hanno speso soldi, tempo e fatica per arrivare a queste condanne, sono rimaste lì, non le ha mandate avanti.
Si è sottratto a quelli che sono i suoi compiti istituzionali...
Certo. Non ha fatto il proprio dovere di ministro degli Esteri che prevedeva di trasmettere gli atti ai suoi colleghi tedeschi e forse anche austriaci, dove si dava notizia delle condanne e dove si dovevano richiedere magari degli arresti domiciliari vista l'età degli imputati. E tutto questo non è vergognosamente avvenuto.
Non mi sembra che questo comportamento inqualificabile sia stato stigmatizzato dall'opposizione...
La politica ha sempre taciuto. La destra per ovvi motivi. La sinistra, forse legata a vecchi concetti dell'immediato dopoguerra, secondo i quali era meglio non creare frizioni con i fascisti. Concetti sintetizzati dalla famosa frase di Pajetta che, rivolto ad Almirante, disse «i conti con voi li abbiamo chiusi il 25 aprile». Conclusione, il silenzio. Basti pensare che io e Massimo Rendina, presidente dell'Anpi di Roma e del Lazio, ex comandante partigiano della seconda Brigata Garibaldi di cui era Capo di Stato Maggiore, da ottobre, da quando sua maestà Bersani è diventato segretario del Pd, siamo in attesa che si degni di darci un appuntamento per parlare appunto dell'Armadio della vergogna e del problema dell'informazione, non tanto legato ai gravissimi provvedimenti che sta prendendo Berlusconi, quanto al fatto che giornalisti come Minzolini, Mimum e Feltri non mettono quelle notizie che danneggiano il padrone e lo fanno con il silenzio dell'Ordine. Insomma noi siamo in attesa di questo appuntamento. Questo per dire che la sinistra, per motivi che mi sfuggono, non fa praticamente nulla.
Tra l'altro c'è anche un problema di memoria storica. Non parlando di certe cose si rischia di dimenticarle....
Teniamo conto che il 27 gennaio è il "giorno della memoria". Inizialmente e statutariamente doveva essere la memoria di tutte le vittime. Ma poi è diventato soprattutto il giorno della memoria degli ebrei. L'11 febbraio è il "giorno della memoria" di istriani e dalmati. E perché non istituiscono un "giorno della memoria" per quelli che, come disse il presidente Ciampi, rappresentano la nuova Italia? Perché ci si dimentica di queste persone? Allora ecco che appare naturale chiedere udienza all'attuale Presidente della Repubblica che difende la Costituzione, e rappresenta tutti i cittadini italiani nella speranza che questo silenzio da parte della politica e della stampa finisca. Ed è gravissimo che ancora oggi, ad oltre sessant'anni di distanza, si vada avanti così. E lo è più oggi che ieri. Perché ieri quanto meno De Gasperi e Andreotti, nell'immediato dopoguerra, avevano se non delle giustificazioni, dei motivi, come il fatto che non si poteva gettare ulteriore fango sulla Germania, che si stava disarmando. In secondo luogo c'erano i vari fascisti Roatta, Robotti che avevano fatto stragi in Slovenia peggiori di quelle naziste e non erano stati consegnati agli stati che li richiedevano. Insomma hanno fatto, io do una mano a te, tu dai una mano a me, non chiedo l'estradizione dei nazisti e non do via i fascisti. Ma ormai quei tempi sono passati.
Ora vi attendete una risposta del Quirinale...
Certo, anche perché non è questa la prima petizione che abbiamo fatto. Lo stesso Ciampi, all'indomani delle elezioni che portarono al governo Prodi nel 2006, mi promise due cose: che avrebbe chiesto perdono non solo alle vittime e ai parenti delle vittime ma a tutti i cittadini italiani, perché si è trattato di un'offesa a tutti. Come ha fatto l'ex presidente della Repubblica tedesca Rau a Marzabotto. E poi c'è il problema dei fascisti. Bisogna far capire al Paese che tutto questo è successo perché c'era il nazi-fascismo. E che adesso c'è un'altra dittatura che non vuole sentire queste cose e pensa a chiudere ogni spiraglio di libertà.
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Appello a Napolitano: «Grave silenzio sulla più grande tragedia italiana»
Al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
Egregio Presidente,
martedì 25 maggio, su iniziativa dell'Anpi cittadino e regionale, ci siamo riuniti, nella libreria Rinascita in largo Agosta, a Roma, per affrontare in video conferenza il tema dell'Armadio della vergogna, che, ci scusi il gioco di parole, ma non è un gioco, è diventata la vergogna dell'Armadio. Siamo popolo, partigiani, sindaci, giornalisti, politici, professori…. Ci siamo chiesti, e Le chiediamo, come mai tra i moltissimi ed essenziali temi da Lei affrontati non riesca a trovare spazio quello che riguarda la tragedia più grande subita dai cittadini di questo paese? Decine di migliaia di vittime civili e militari, di cui non si conosce ancora ad oltre 65 anni di distanza neanche l'ammontare approssimativo. Furono uccisi dai nazifascisti nei modi più efferati, cavando i feti dal ventre delle madri, facendo dei più piccoli il bersaglio delle loro armi, fucilando chi pur aveva alzato bandiera bianca perché non si era immediatamente arreso. Non ebbero giustizia e non l'hanno ancora perché i processi, che dire tardivi rappresenta un misero eufemismo, conclusisi con condanne all'ergastolo per gli autori dei massacri, non hanno avuto pratica attuazione dato che la Nazione in cui viviamo non si è neanche degnata di far presente agli altri Stati amici l'elementare necessità che i criminali in qualche modo, magari con arresti domiciliari, paghino questo piccolo e serotino prezzo per le loro colpe. Né si conosce ancora la verità storica di chi, come, quando e perché decise di occultare i fascicoli degli eccidi di quell'Armadio. L'ex presidente della Repubblica tedesca, Rau, chiese perdono a Marzabotto, a nome del suo Paese, alle vittime, ai loro parenti, ai sopravvissuti, a tutti i cittadini italiani. Lo stesso fece a Stazzema un incaricato dell'ambasciata di Germania in Italia. Ma carnefici furono anche gli assassini di Salò, che non hanno chiesto perdono ma, anzi, son rinati. E lo Stato che nascose quei fascicoli? Possibile che nessuno dei tantissimi che hanno responsabilità politiche e istituzionali qui da noi non abbia sentito sinora la necessità di fare come le autorità della nuova Germania? E il silenzio, l'ingiustizia, l'amnesia di comodo non sono anch'essi da condannare?
Franco Giustolisi, giornalista e scrittore; Massimo Rendina, presidente A.N.P.I. Roma e Lazio; Adriano Pilade Forcella, partigiano, presidente sezione A.N.P.I. "Giordano Sangalli"; Modesto di Veglia , partigiano, presidente onorario sezione A.N.P.I. "Giordano Sangalli"; Zaccaria Verucci , partigiano, presidente sezione A.N.P.I. "Donne nella Resistenza" di Casalbertone; Bianca Bracci Torsi , staffetta partigiana, componente del direttivo provinciale A.N.P.I. Roma; Michele Silicati , ingegnere, sindaco di Stazzema; Marcella De Negri , figlia del capitano Francesco De Negri, trucidato a Cefalonia; Felice Casson , senatore; Vincenzo Maria Vita , senatore; Giovanni Russo Spena , già presidente dei senatori del P.R.C.; Piero Salvagli , architetto; Vito Francesco Polcaro , professore, componente del direttivo provinciale A.N.P.I. Roma; Raul Mordenti , professore; Ernesto Nassi , segretario provinciale A.N.P.I. Roma; Leonardo Rinaldi , segretario sezione A.N.P.I. "Giordano Sangalli"; Pier Vittorio Buffa , giornalista, direttore Finegil; Marta Bonafoni , giornalista direttore Radio Popolare Roma; Gianluca Cicinelli , giornalista, presidente Ciuoti; Luca Telato , giornalista, vicepresidente Ciuoti; Federico Bogazzi , giornalista, redattore di Radio Popolare Roma; Piera Amendola , già segretaria commissioni parlamentari Mafia e P2; Floriana Fusco , segretaria di redazione del gruppo Espresso Repubblica; Marco Molinari , medico neurologo c/o S. Lucia; Giuliana Pasciuto , medica pneumologa c/o Gemelli; Laura Giustolisi , medica psichiatra; Vincenzo Calò , attore, componente del direttivo provinciale A.N.P.I. Roma; Paola Ronzoni , segretario sezione A.N.P.I. "Donne nella Resistenza" di Casalbertone; Tommassini Maria Elena , vicesegretario sezione A.N.P.I. "Giordano Sangalli"; Leonina Rondoni , direttivo sezione A.N.P.I. "Giordano Sangalli"; Renata Pallotti , direttivo sezione A.N.P.I. "Giordano Sangalli".
Liberazione 13/06/2010, pag 12
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