Contro la nuova delibera sul "Piano caserme" di Alemanno solo i movimenti di lotta per l'abitare
Daniele Nalbone
Altro che discontinuità. La Roma di Alemanno sta ripercorrendo perfettamente la strada del "modello Roma" di Veltroni. Questa volta il riferimento è alla delibera con la quale giovedì notte, intorno alle 2, il Consiglio comunale ha votato a favore del Piano sulla dismissione e alienazione delle caserme facendo sì che ottantadue ettari di suolo e manufatti pubblici potranno essere territorio di conquista della speculazione immobiliare. Nessun mal di pancia nella maggioranza e soltanto qualche timida resistenza dalle forze del centrosinistra. L'unica vera opposizione al "Piano caserme" sono stati i movimenti di lotta per l'abitare: dopo aver presidiato il consiglio comunale nelle ultime due sedute, giovedì hanno montato le tende in Campidoglio per vigilare sui lavori del consiglio, arrivando addirittura ad occupare la Sala del Carroccio. «Fino a notte fonda» ci racconta Giulia della Rete romana per il diritto all'abitare «abbiamo tentato di avere chiarezza sulla quota di edilizia residenziale pubblica prevista nella delibera ma abbiamo ricevuto solo fumose rassicurazioni sulla forma dell'housing sociale che verrà applicata. Tutte balle per fare l'ennesimo regalo agli appetiti dei veri governanti della Capitale: Parnasi, Caltagirone, Toti, Vaselli, solo per citare alcuni costruttori». Alla fine, infatti, solo il 20% degli ottantadue ettari una volta del ministero della Difesa rimarranno pubblici. E solo grazie alla mobilitazione dei movimenti e agli emendamenti presentati dai consiglieri di opposizione che hanno raddoppiato la quota iniziale del 10%. In fondo, a spiegare le (non) politiche abitative della Giunta Alemanno ci ha pensato direttamente il presidente della commissione Urbanista, Marco Di Cosimo (Pdl), per il quale «Roma non ha bisogno di case popolari». E allora, via libera alla "valorizzazione". Con l'approvazione di questa delibera, ben quindici strutture «non più strumentali all'esercizio delle funzioni istituzionali», si legge nel testo, saranno alienate dal Comune di Roma visto che, con il Protocollo d'intesa siglato lo scorso 4 giugno tra il ministro Ignazio La Russa e il sindaco Gianni Alemanno, questi immobili sono "transitati" dal Ministero della Difesa nella disponibilità del Campidoglio. E ora che Roma è Capitale e Alemanno, come ci spiega l'urbanista Paolo Berdini, «un uomo solo al comando, il sindaco con i suoi "superpoteri" potrà non solo stabilire varianti al piano regolatore e concedere cambi di destinazione d'uso, ma addirittura bypassare il controllo regionale e derogare ai piani paesistici, annullando perfino i vincoli per le aree protette». E' il caso, ad esempio, di uno dei bocconi più succulenti contenuti nella delibera: la Caserma Antonio Gandin, zona Pietralata. La struttura, infatti, sorge in un'area sconfinata lungo le sponde dell'Aniene, una zona non solo pregiata dal punto di vista naturalistico, ma addirittura a rischio esondazione. Poco importa, però. Con "Roma Capitale" Alemanno può cambiare destinazione d'uso e svincolare qualsiasi immobile o area. «Possiamo già immaginare in cosa si tradurrà tutto questo» commenta Paolo Berdini: «Alemanno, in accordo con i languori dei privati, potrà decidere dei destini della città. E visto che queste strutture sono destinate alla valorizzazione, le caserme potranno trasformarsi tranquillamente in appartamenti, con tanto di premio di cubatura in caso di demolizione grazie al piano casa della Giunta regionale guidata dalla Polverini». E per quanti pensano che con i soldi dei costruttori derivanti dall'alienazione del patrimonio pubblico Roma potrà finalmente dotarsi di quelle opere infrastrutturali necessarie per una città che punta alle Olimpiadi del 2020, presto il bluff dovrà scoprirsi: da questa operazione, come dalle altre quattordici alienazioni, il Comune di Roma guadagnerà per sé un misero 20% che sarà utile per completare, ad esempio, la costosissima Nuvola di Fuksas, il nuovo centro congressi in (lenta) costruzione nel quartiere dell'Eur. L'80% della torta, infatti, finirà nelle casse del ministero della Difesa e contribuirà a finanziare le mortali missioni di pace.
Liberazione 30/10/2010, pag 4
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