Il GCC un club di re sunniti che non vuole e non tollera interferenze
Simonetta Cossu
L'esercito del Bahrein ha attaccato i manifestanti antigovernativi che protestavano in diversi quartieri periferici della capitale del paese, Manama. Secondo Al Jazeera le forze militari del regime hanno sparato gas lacrimogeni sulle persone che manifestavano a Diraz, Bani Jamrah e Karzakan. Mercoledì il governo aveva abolito la legge marziale introdotta lo scorso marzo. Molti testimoni raccontano però che poco è cambiato e che da tempo l'obiettivo dei militari è anticipare le proteste, impedire che si possano formare grossi assembramenti di persone: per questo la repressione scatta già nelle periferie della capitale.
Ma il Bahrein non è la Libia. L'attenzione su quanto accade nel piccolo arcipelago vicino all'Arabia Saudita non sembra essere ai massimi livelli. E' praticamente passata inosservato il fatto che il suo vicino saudita ha invaso il piccolo Stato. Che le forze saudite accusate di brutalità nei confronti della popolazione sono addestrate dal governo di sua maestà britannica. E' stato lo stesso ministro della difesa di Londra a confermare che personale militare britannico addestra regolarmente la guardia saudita «all'uso di armi, pratiche di combattimento e tecniche militari generali, tra cui la repressione di manifestazioni, il disinnesco di bombe, gli arresti e il training di franchi tiratori».
E non è stato un caso che nel suo discorso sul Medio Oriente e sulle rivolte arabe il presidente Obama non abbia mai citato l'Arabia Saudita. La ragione è molto semplice: il regno dei Saud non intende tollerare oltre le rivolte popolari in Medio Oriente. Fin dall'inizio, Riyadh ha incoraggiato ogni governante arabo a opporsi alle riforme. Più Washington abbracciava la Primavera Araba, più Riyadh si preoccupava. I governanti sauditi si sono opposti alla richiesta di dimissioni fatta a Mubarak da Washington, e quando gli Stati Uniti hanno esortato le riforme in Bahrain, Riyadh ha percepito la politica americana come una minaccia diretta.
E Ryad non è sola. Esiste una vera e propria alleanza tra i monarchi dell'area e si chiama il Il Consiglio di Cooperazione del Golfo (in inglese Gulf Cooperation Council, GCC), un club di monarchie sunnite che fanno comunella con la dinastia (sunnita) del Bahrein e non vogliono interferenze. Ne fanno parte Arabia Saudita, Bahrain,Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman e Qatar. Tutti Stati che praticamente galleggiano sul pretrolio (il 45% delle riserve mondiali si trovano qui). E presto altri due Stati, anch'essi due monarchie, saranno accolte nel consesso: il Marocco e la Giordania.
Ma come scrive Pepe Escobar, noto giornalista di Asia Times, se le dinastie repubblicane tunisine e egiziane possono cadere, la Libia bombardata e la Siria minacciata, nulla di simile potrà accadere a casa loro, e la ragione è semplice: l'occidente ha troppo bisogno di loro.
Un esempio? Le relazione tra Nato e il GCC son una vera manna per i venditori di armi. Gli Stati appartenenti al GCC saranno inglobati dallo scudo di difesa americano. E' imminente la firma del contratto di vendità di armi più grande della storia Usa, per un valore di 60 miliardi di dollari. Senza considerare che gli Stati del GCC che per primi si sono offerti per i bombardamenti alla Libia, Il Qatar è stato il primo a riconoscere i ribelli anti Gheddafi, li ha riforniti di lancimissili e anche di una tv satellitare, la Ahrar Tv. In cambio, nonostante i viaggi di Frattini a Bengasi, il petrolio che esce dalla Cirenaica è sotto supervisione quatariota.
Altro esempio. La prima base militare francese in Medio Oriente è stata inaugurata da Sarkozy ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi che ha anche inviato i suoi Jet sui cieli libici e in Afghanistan.
E poi c'è Zayed City. Un campo militare situato in una zona desertica degli Emirati Arabi, dove è iniziato un progetto di addestramento che porterà alla formazione di un esercito di 35mila mercenari, molto ben pagati, specializzati nell'arte della guerra e pronti ad agire nella zona mediorientale e nel Nord Africa. Il capo delle operazioni è Erick Prince, conosciuto come il creatore nel 1997 della Società Blackwater, ora XeService. Uno dei principali sostenitori del progetto è il principe ereditario di Abu Dhabi, Sheik Mohamed bin Zayed al-Nahyan da sempre fedele alleato del Pentagono. Anche il New York Times ha citato dei documenti al riguardo che sostengono l'esistenza dei questo progetto e che tale esercito condurrà "speciali missioni operative per reprimere rivolte interne, tipo quelle che stanno scuotendo il mondo arabo quest'anno".
Oggi sulle prime pagine dei giornali troverete la notizia che il Gran Premio del Barhein si correrà. Il 6 novembre. Non importa se su un asfalto rosso sangue.
Liberazione 03/06/2011, pag 4
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