mercoledì 3 agosto 2011

La protesta assedia il palazzo Atene si prepara alla svendita

Grecia per avere gli aiuti dovrà varare un massiccio piano di privatizzazioni

Atene come Madrid, anche in Grecia la società civile è scesa in strada e da sette giorni migliaia di ateniesi si ritrovano nella centralissima piazza Sintagma. Una protesta che è iniziata dopo che si sono conosciuti i contenuti del "memorandum" cioè il draconiano piano imposto dal governo greco per far fronte alla emergenza finanziaria, in accordo con le indicazioni del fondo Monetario Internazionale, Unione Europea e Banca Centrale Europea. Tutti a guardia dell'euro e del suo potere d'acquisto per mantenere la stabilità dei prezzi nei paesi che dal 1999 hanno introdotto la moneta unica da cui Atene, con gli attuali indicatori impazziti, rischia di uscire.
La protesta, che fino ad ora ha avuto toni civili, ieri per la prima volta è stata animata da un gruppo di contestatori che si sono avvicinati al Parlamento bloccandone gli accessi e coprendo i politici di insulti e lancio di oggetti. Il coro «ladri ladri» di tutta la piazza ha coperto i parlamentari, che tentavano di fuggire da uscite secondarie protette da un nutrito cordone di polizia.
Il piano di privatizzazioni cui si è dovuto piegare il premier socialista George Papandreu, costretto dai vincoli strettissimi posti dall'Unione Europea alla concessione di nuovi aiuti del fondo dell'eurozona, era una non scelta, in quanto senza gli aiuti internazionali il Paese rischia il default schiacciato dalla crisi finanziaria e dalla speculazione.
Le presumibili "svendite" del patrimonio pubblico hanno l'obiettivo di recuperare ben 50 miliardi di euro per poter tagliare il pesantissimo debito pubblico del 20% e superare l'attuale situazione di quasi insolvenza del Paese.
Il giorno della verità sarà venerdì quando la troika, cioè Bce, Fmi e Ue, deciderà se esistano le condizioni per il versamento della quinta tranche di aiuti, 12 miliardi di euro, alla fine di questo mese, che permetterebbe al Paese di rimanere a galla. Fonti hanno riferito che il versamento della quinta tranche di aiuti all'interno dell'attuale programma di salvataggio da 110 miliardi di euro sarà vincolata all'esito dell'incontro tra alti funzionari dei Tesori Ue, in corso a Vienna, e di una riunione dei ministri finanziari dell'Eurogruppo, che potrebbe essere anticipato rispetto alla data prevista del 20 giugno.
Tra i pochi entusiasti a dare altri aiuti c'è la Germania che però davanti alla prospettiva di vedere l'euro crollare è pronta a delle concessioni ha a tre condizioni come ha affermato il portavoce del ministero delle Finanze tedesco Martin Kotthaus: primo «delle misure (di economie di bilancio) supplementari anche da parte della Grecia», secondo un piano di «privatizzazioni molto concreto, tangibile e comprensibile» e terzo «è importante che il settore privato si assuma le sue responsabilità». Su cosa voglia esattamente dire quest'ultima condizione il portavoce è rimasto sul vago anche se al mercato queste parole hanno evocato lo spettro della ristrutturazione. «Sotto quale forma ancora non posso ancora dirlo» ma «se il settore pubblico darà di più - ha proseguito - è evidente che i creditori privati dovranno a loro volta partecipare: ci sono delle forti attese».


Liberazione 02/06/2011, pag 6

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