mercoledì 24 dicembre 2008

La loro democrazia uccide

Il documento del Politecnico occupato il 6 dicembre subito dopo l’assassinio di Alexis

Sabato 6 dicembre 2008, il compagno Alexandros Grigoropoulos viene assassinato a freddo, colpito da un proiettile nel petto proveniente dall'arma di una guardia speciale, Epaminonda Karconea.
Contrariamente alle dichiarazioni dei politici e dei giornalisti, suoi complici nell'assassinio, non si tratta di un "caso isolato", ma della massima espressione della repressione statale che in modo sistematico e organizzato ha preso di mira chi resiste, chi insorge, gli anarchici-libertari.
E' il culmine del terrorismo statale che si manifesta attraverso una evoluzione del ruolo giocato dai meccanismi repressivi, il loro continuo attrezzarsi e l'aumento della percentuale di violenza, conseguenza del dogma della "tolleranza zero" e della criminalizzazione - diffamazione nei confronti di chi lotta.
Questa situazione prepara il terreno per l'intensificazione della repressione, tentando di ottenere il consenso sociale e armando le mani degli assassini in divisa che ora hanno sulla loro linea di mira chi lotta, i giovani, i "diavoli" che si rivoltano in tutto lo Stato greco.
La violenza assassina nei confronti di chi lotta ha come obiettivo quello di intimidire, terrorizzare e spingere così verso la subordinazione sociale. È il culmine dell'offensiva generalizzata dello Stato e dei padroni nei confronti di tutta la società e impone condizioni di sfruttamento e di sottomissione sempre più dure. Si tratta di un attacco che quotidianamente si ripercuote sulla povertà, produce l'isolamento sociale, spinge verso l'adattamento nel mondo delle differenziazioni sociali e di classe, conduce la guerra ideologica e l'inganno attraverso i meccanismi direzionali dominanti (i Mass media).
Un attacco che colpisce ogni ambito sociale e pretende da ogni sfruttato la divisione e il silenzio. Dalle gabbie scolastiche e universitarie fino agli inferni dello schiavismo salariale,caratterizzati da centinaia di morti, definite "morti sul lavoro", e le condizioni di sopportazione per la grande maggioranza della popolazione, dalle frontiere blindate, i bliz e gli assassini degli immigrati, i "suicidi" dei detenuti nei centri detentivi fino ai "colpi accidentali" nei posti di blocco, la democrazia mostra i suoi denti.
In queste condizioni di sfruttamento e repressione crudele, di fronte all'oppressione e l'esproprio quotidiano che lo Stato e i padroni attuano succhiando la forza operaia, la vita, la dignità e la libertà degli oppressi, l'asfissia sociale accumulata accompagna oggi la rabbia che si sfoga nelle strade e le barricate per l'uccisione di Alexandros.
Dal primo momento in cui si è diffusa la notizia dell'assassinio, cortei spontanei e scontri si verificano nel centro di Atene, viene occupato il Politecnico, la facoltà di Economia (Asoee) e la facoltà di Giurisprudenza, mentre in varie zone della città vengono effettuati attacchi ad obbiettivi statatali repressivi. Cortei e presidi in città come Patrasso, Volos, Hania, Iraklio, Giannena, Komotini, Ksanthi, Serres, Sparti, Alexandroupoli, Mitilini. In Via Patision, ad Atene, gli scontri durano per tutta la notte. Fuori dal Politecnico i cellerini fanno uso di proiettili di plastica.
Domenica 7 dicembre migliaia di persone manifestano verso la centrale di polizia (Gada) attaccando le forze dell'ordine, successivamente seguono scontri di straordinaria intensità per le strade del centro che durano fino a tarda notte. Durante tali eventi molti manifestanti vengono feriti e alcuni arrestati.
Da lunedì mattina 8 dicembre fino ad ora la rivolta si espande. Gli ultimi giorni sono caratterizzati da infiniti eventi sociali: mobilitazioni combattenti studentesche con cortei - a volte sfociate in assalti - nelle stazioni di polizia, ma anche scontri con le guardie, sia nei quartieri della capitale che in tutto il paese, manifestazioni di massa e scontri dei manifestanti con la polizia al centro di Atene durante le quali vengono attaccate banche, grandi magazzini e ministeri, accerchiamenti del parlamento, occupazioni di edifici pubblici, cortei combattenti e assalti ad obiettivi statali- capitalistici in molte città.
L'aggressione ai giovani e in generale a chi lotta, gli arresti, le botte e in alcune situazioni le minacce con armi oppure la collaborazione della polizia con bastardi parastatali - come nel caso di Patrasso in cui le guardie accompagnate dai fascisti hanno attaccato i rivoltosi della città - è la modalità con la quale i cani statali in divisa mettono in atto il dogma della tolleranza zero sotto gli ordini dei padroni politici, per affrontare l'onda rivoltosa lanciata la sera di sabato scorso. Il terrorismo dell'esercito poliziesco viene completato dal modo in cui viene affrontata la questione degli arrestati attraverso dure accuse e detenzioni in attesa di giudizio. A Larissa 8 arrestati verranno giudicati con la legge sull'antiterrorismo e sono in attesa di giudizio accusati per appartenenza ad associazione sovversiva. Le stesse accuse valgono per 25 immigrati arrestati ad Atene. Inoltre, sempre ad Atene, 5 persone fermate sono state chiuse in carcere per gli eventi di lunedi 7, mentre altre 5 persone fermate la notte di mercoledì sono in stato di arresto con accuse penali e lunedì 15 verranno processate.
Allo stesso tempo si diffonde una guerra ingannevole di propaganda criminalizzante nei confronti di chi insorge che spiana la strada alla repressione, la quale ha come scopo unico il ritorno alla normalità dell'ingiustizia sociale e della subordinazione.
Gli eventi che seguirono l'assassinio, hanno scatenato mobilitazioni internazionali in memoria di Alexandros e in solidarietà con i rivoltosi che lottano per le strade, ispirando il contrattacco alla democrazia nel suo insieme. Si sono svolti presidi, cortei, attacchi simbolici ai consolati greci nelle città di Cipro, della Germania, in Spagna, in Danimarca, in Olanda, in Gran Bretagna, in Irlanda, in Svizzera, Australia, Slovacchia, Russia, Bulgaria, Belgio, Italia, Francia, Polonia, Stati uniti, Croazia, Turchia, Argentina,Cile e in altre parti ancora.
Continuamo l'occupazione del Politecnico che è iniziata sabato 6 creando uno spazio per chi lotta e un luogo permanente di resistenza all'interno della città.
Nelle barricate, nelle occupazioni delle facoltà, nei cortei e nelle assemblee teniamo vivo il ricordo di Alexandros, ma anche quello di Mixalis Kaltezas, di Carlo Giuliani, di Mixalis Prekas, di Xristoforos Marinos e di tutti i compagni assassinati dallo Stato. Non dimentichiamo la guerra all'interno della quale i nostri compagni sono caduti dal fuoco della repressione e teniamo aperto il campo del rifiuto collettivo al vecchio mondo del Potere. Le nostre motivazioni sono cellule vive del non conforme, del mondo libero che noi sogniamo senza padroni e schiavi, senza guardie, eserciti, carceri e confini.
I proiettili degli assassini in divisa, le botte e gli arresti dei manifestanti, la guerra chimica con i lacrimogeni, l'attacco ideologico della Democrazia, non solo non riusciranno ad imporre il terrore e il silenzio, ma diventano le cause per cui s'innalzano le grida della lotta per la libertà di fronte al terrorismo repressivo, sono le cause per cui viene abbandonata la paura di incontrarci - sempre in più persone, giovani, studenti medi ed universitari, immigrati, dissocupati e lavoratori - per le strade della rivolta. Affinché trabocchi la rabbia che li seppellirà.
Lo Stato, i padroni e i loro lecchini
ci prendono in giro, ci rubano, ci uccidono!
Organizziamoci per contrattaccare e spezzarli!
Queste notti sono di Alex!
Tutti e tutte al tribunale lunedì 15 dicembre alle 9.
Immediato rilascio degli arrestati
Mandiamo la nostra solidarietà a tutti-e che occupano facoltà, scuole, manifestano e si scontrano con gli assassini di Stato in tutto il paese.
Mandiamo la nostra solidarietà ai compagni che all'estero si stanno mobilitando riportando la nostra voce ovunque! Siamo insieme nella grande lotta mondiale per la liberazione sociale .
Assemblea dell'occupazione ogni giorno alle 20 al Politecnico.


Liberazione (Queer) 21/12/2008, pag 3

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