mercoledì 17 dicembre 2008

Nelle mani della malavita

di Vincenzo Mulè

su Left del 28/11/2008

È boom di bambini stranieri in Italia. L’ 83,6 per cento tra quelli giunti non accompagnati è senza permesso di soggiorno. Provengono da Albania, Marocco e Romania per finire nelle maglie delle organizzazioni criminali

«La sempre più marcata presenza straniera è la vera e più macroscopica dinamica di mutamento nello scenario, altrimenti piuttosto statico, della società italiana». Inizia così il dossier Accoglienza e integrazione dei minori stranieri curato dal Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza. Nello studio viene sottolineato come siano proprio i minori la componente in più rapida crescita all’interno dell’incremento della popolazione straniera.

Nel nostro Paese la popolazione minorile è passata dalle 128mila unità del 2001 alle 765.481 conteggiate al gennaio del 2008. Secondo gli ultimi rilevamenti, è minorenne uno straniero ogni cinque soggetti che risultano regolarmente iscritti all’anagrafe. Accanto, però, a situazioni molto vicine alla normalità e all’ufficialità, si fa sempre più crescente il peso in questo quadro dei minori stranieri non accompagnati. Al 31 dicembre 2007 risultano segnalati in Italia 7.548 minori stranieri non accompagnati, tre quarti dei quali sprovvisti di un qualunque documento di riconoscimento. Nella sola Sicilia, in soli quattro mesi un terzo dei minori collocati in comunità è scappato. Di loro, ben presto si perdono le tracce. Secondo quanto reso noto dal Comitato per i minori stranieri, l’83,6 per cento dei minori stranieri non accompagnati che giungono in Italia sono senza permesso di soggiorno. Di questi, il 75 per cento provengono da Albania, Marocco e soprattutto Romania. Quest’ultimo Paese, tra l’altro, vive una situazione particolarmente delicata seguita alla chiusura di numerosi istituti e orfanotrofi in cui i ragazzi romeni privi di famiglia venivano accolti.

Le autorità rumene non erano pronte a questo provvedimento, non essendo state predisposte strutture di accoglienza alternative, lasciando questi ragazzi, la maggior parte dei quali provenienti da situazioni di degrado, soli e allo sbando. Molti di loro sono poi divenuti facile oggetto di sfruttamento e reclutamento da parte della malavita. Lo confermano i dati raccolti nei centri di prima accoglienza e negli istituti penali minorili, soprattutto del nord e centro Italia. Proprio con la Romania, che fa registrare tra l’altro il tasso di crescita più alto in fatto di ingressi, l’Italia ha firmato lo scorso giugno un accordo sulla cooperazione per la protezione dei minori romeni non accompagnati che si trovino sul territorio italiano. Un accordo che più di una volta ha fortemente vacillato sotto i colpi della realtà. Di Gratian Gruia, il bambino romeno rimpatriato lo scorso 27 ottobre per disposizione del Tribunale dei minori di Roma, abbiamo già raccontato.

I lettori più attenti ricorderanno la sua vicenda: abbandonato dalla madre e seviziato dal papà e dalla nonna che lo aveva costretto a mendicare per le strade di Roma e poi affidato subito a una casa famiglia. Nel corso del giudizio aperto su richiesta del pm per la declaratoria dello stato di abbandono, la Romania ha chiesto la sua riconsegna, ottenuta l’8 luglio 2008, quando il Tribunale dei Minori ha disposto la consegna del minore alle autorità rumene. La decisione del tribunale e le modalità del rientro - Gratian è stata affidato di nuovo alla nonna, nel frattempo tornata in Romania - hanno fatto alzare più di una voce di protesta, compresa quella del ministro degli Esteri Frattini. Tanto che la commissione per l’infanzia presieduta da Alessandra Mussolini ha fissato al prossimo 16 dicembre una missione in Romania, nel villaggio Sopotul Vechi nella regione del Caras Severin, dove si trova la casa famiglia che ospita il bambino.

Il caso Grutia è «irripetibile» secondo il prefetto Mario Ciclosi, direttore centrale immigrazione e asilo presso il ministero dell’Interno, il quale ha sottolineato come la vicenda del minore si sia svolta attraverso canali esterni all’organismo centrale di raccordo costituito da Italia e Romania per la regolamentazione dei rientri. «L’accordo dello scorso giugno è stato aggiornato a metà novembre - continua il prefetto - e ora è tutto più chiaro. Niente si svolgerà più fuori dalle procedure condivise. Stiamo lavorando duramente - ha concluso Ciclosi - ma sia chiaro che i prossimi saranno rientri strettamente monitorati, per almeno due anni». In questo contesto, emergerebbe un ulteriore elemento di potenziale attrito tra i due Paesi: la Romania, infatti, sarebbe intenzionata a chiedere il rimpatrio solo di bambini molto piccoli, ignorando quasi le altre fasce d’età. «Uno strano comportamento - sottolinea Elisabetta Zamparutti - se si considera la situazione dell’infanzia rumena».

In una lettera indirizzata ad Alessandra Mussolini, presidente della commissione per l’infanzia, la deputata radicale eletta nelle liste del Pd citando fonti non governative sottolinea come nel Paese vivano 72mila bambini abbandonati, la maggior parte dei quali malati di aids. «Dalle fonti ufficiali - continua Zamparutti - vi è il dato che vi sono state nell’anno in corso 2576 attestati di abilità all’adozione e 1294 poi adottati all’interno dello stesso Paese». In Romania, infatti, le adozioni e gli affidi internazionali sono bloccati dal 2001. Osservazioni rispedite al mittente da parte delle autorità rumene, che anzi denunciano la politica di assistenza dei minori stranieri non accompagnati da parte del nostro Paese. «Siamo in attesa di altri 3mila minori di ritorno dall’Italia», fanno sapere da Bucarest. Una cifra ritenuta eccessiva da più parti ma che, se confermata, svelerebbe un quadro molto più drammatico di quanto emerso finora.

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