giovedì 11 febbraio 2010

Centinaia di "colf" filippine schiave del sesso in Kuwait

In 360 si rifugiano nell' ambasciata. E lo scandalo rivela una tratta fra Terzo Mondo e Golfo
centinaia di " colf " filippine schiave del sesso in Kuwait

Una folla di ragazze arrivate da Manila per poter guadagnare qualcosa si sono ritrovate schiave dei loro padroni. violentate dagli uomini e picchiate dalle donne
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In centinaia hanno bussato a quella porta, la porta della ambasciata filippina a Kuwait City: una folla di ragazze venute da Manila con la speranza di poter guadagnare qualcosa per se' e la propria famiglia e poi piombate in un incubo. Ufficialmente "domestiche" in casa di famiglie arabe, in realta' schiave dei loro padroni. Violentate dagli uomini, picchiate dalle donne, truffate, sottopagate. E' una storia dolorosa, ormai vecchia: i ricchi kuwaitiani . come i ricchi sauditi e i ricchi di molti Paesi del Golfo . popolano le loro case con un "personale di servizio" scelto nei Paesi del Terzo Mondo, scelto per essere sfruttato in liberta' . Questa volta, rompendo il silenzio di sempre, il principe ereditario Saad al Abdullah al Sabah ha deciso di "rimpatriare a sue spese" oltre 360 filippine, tutte vittime di gravi maltrattamenti. Per il Golfo, opulento e segreto, e' un piccolo grande evento. Il ministro degli Affari Sociali di Kuwait City, Jassim al Jaoun, si e' spinto sino ad ammettere che le umiliazioni subite dalle lavoratrici straniere "danneggiano la reputazione del Paese" che invece "vuole battersi per il rispetto dei diritti umani". Una svolta? Sicuramente un segnale positivo. Anche perche' sposta di un poco il coperchio e svela un angolo dell' esistenza a rischio che milioni di immigrati dalle Filippine, dal Pakistan, dallo Sri Lanka, dall' India conducono nelle citta' dei petro dollari. All' inizio di marzo, era stata la vicenda di Sryani Marian Fernando e Josephin Alicog a stracciare un primo velo sullo stesso scenario di sfruttamento delle straniere nei Paesi arabi. La storia delle due "colf" aveva addirittura aperto le porte di uno dei palazzi degli Al Saud. Fernando, 27 anni, cingalese, e Alicog, 36 anni, filippina, avevano colto l' occasione di un viaggio a Houston del principe Abdul Aziz per chiedere asilo negli USA. Rivelarono percosse, umiliazioni, irregolarita' finanziarie. I rispettivi legali affermarono che le due donne erano rimaste intrappolate nella tratta delle schiave che unisce il Golfo Persico al Terzo Mondo. Un commercio che neppure i Paesi delle vittime hanno interesse a rivelare: non possono rinunciare alle rimesse che gli immigrati inviano alle famiglie d' origine. Il governo filippino, cosi' racconto' Alicog ai giudici americani, era stato infatti il primo a chiederle di ritirare le accuse. Nessun commento, nessuna smentita, da Riad. A denunciare quelli che definisce "gli indicibili atti di vilta' commessi dagli uomini della mia cultura contro donne di ogni nazione" e' stata anche una principessa saudita che . nascosta da uno pseudonimo . ha scritto la propria autobiografia ("Sotto il velo" e' il titolo dell' edizione italiana). Un capitolo e' dedicato alle "Donne straniere": a Shakuntale, un' indiana venduta a 13 anni (170 dollari) "per lavorare di giorno ed essere violentata di notte", alla cameriera thailandese riserva di sesso per il giovane arabo rispettoso dell' "intoccabilita' delle saudite", alla filippina Marci, assunta per servire il padrone e i suoi due figli maschi Basel e Faris. Dedicato a loro e a tutte le giovani donne, schiave e dimenticate. Barbara Stefanelli


Stefanelli Barbara

Pagina 9
(29 maggio 1993) - Corriere della Sera

http://archiviostorico.corriere.it/1993/maggio/29/centinaia_colf_filippine_schiave_del_co_0_93052912023.shtml

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