mercoledì 13 aprile 2011

Il Brasile vuole acquistare il debito del Portogallo

Da ex colonia a salvatore

Il Brasile della neopresidente Dilma Rousseff sembra intenzionato a dare una mano a Lisbona e ha fatto sapere di stare già valutando «la migliore strada da percorrere» per prendere parte al processo di ripresa economica del Portogallo. Anche in questo caso una delle ipotesi è l'acquisto diretto «di debito sovrano portoghese», una proposta che ha il sapore della beffa storica se si considera che il paese sudamericano un tempo era un'ex colonia portoghese. Lo ha ribadito la stessa Rousseff, in visita ufficiale nel paese europeo, in un'intervista rilasciata al "Diario Economico", aggiungendo peraltro di voler cercare anche soluzioni "alternative", come "il rimborso anticipato di titoli brasiliani attualmente nelle mani del governo portoghese". La sostanza non cambierebbe di molto: anziché sottoscrivere nuovi titoli di stato o acquistarli sul mercato, il Brasile rimborserebbe anticipatamente i propri finora detenuti da Lisbona, liberando così risorse preziose per il paese lusitano, che ha visto ieri Starndard & Poor's tagliare ulteriormente il rating da "BBB" a "BBB-", ultimo livello prima del "junk" (spazzatura), con un outlook che rimane negativo.
Una decisione che viene del resto avvalorata dall'annuncio giunto oggi dalla banca centrale del Portogallo, che ha limato ulteriormente le previsioni sul Pil 2011, visto ora in calo dell'1,4% (rispetto al -1,3% precedente), a conferma che se la crisi della Grecia è stata dovuta a una serie di "trucchi" messi in atto per non mostrare i buchi che andavano aprendosi nei conti pubblici e se quella d'Irlanda è in buona misura legata ai problemi del settore creditizio e alle storture createsi dopo anni di crescita "drogata" dagli incentivi fiscali di Dublino, quella di Lisbona è più propriamente una crisi economica legata all'insoddisfacente redditività dell'economia portoghese.
Una situazione questa che potrebbe accomunare il Portogallo alla Spagna e in qualche misura all'Italia (se non fosse per le differenti dimensioni economiche) e che spiega anche l'interesse del Brasile (come già della Cina, del resto) a offrire un proprio soccorso. Non solo vincoli culturali e storici legano infatti i due paesi, ma anche un solido interscambio commerciale. In più Lisbona può essere in futuro la porta d'ingresso per merci e servizi (e soprattutto investimenti finanziari e industriali) brasiliani, essendo difficile pensare che verranno posti domani barriere e rifiuti nei confronti di chi oggi si prodiga per levare qualche castagna dal fuoco all'agonizzante economia lusitana.


Liberazione 31/03/2011, pag 6

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