sabato 31 maggio 2008

Badanti «clandestine», la giostra non si ferma

Badanti «clandestine», la giostra non si ferma
Manuela Cartosio
Tranquilli vecchietti italiani che avete la badante «clandestina», in nero o in grigio. Il governo Berlusconi, che in tanti avete votato perché i marocchini pisciano sul marciapiede, i senegalesi spacciano, i romeni stuprano e gli zingari rubano i bambini, non farà le retate nel vostro tinello. E neppure ai giardinetti o al supermarket dove vi accompagna tutti i giorni la vostra moldava (o ucraina, peruviana, ecuadoregna...). Nessun governo, per quanto assatanato e obbligato a onorare la cambiale elettorale securitaria, sarà così masochista da bombardare il «welfare fatto in casa» che vi garantisce la minestrina, il cambio del pannolone e la pillola all'ora giusta. E che libera da queste incombenze le vostre figlie (di rado i figli).
Il sistema funziona bene così. Allo Stato costa meno del welfare pubblico. Perché funzioni anche per le famiglie deve avere prezzi abbordabili, diciamo gli 800 euro al mese che si rimediano sommando alla pensione dell'anziano l'assegno di accompagnamento. Ma questa cifra, e spesso si resta al di sotto, è assai inferiore a quanto si dovrebbe sborsare (tra salario e contributi) per una badante che quasi sempre coabita e quindi lavorava un numero spropositato di ore. Per stare in piedi il sistema pretende l'illegalità. In tutte le sue sfumature: dal salario inferiore ai minimi contrattuali, all'evasione parziale o totale contributiva, fino al reato di dare lavoro a stranieri senza permesso di soggiorno. Punito, sulla carta, con una pena da tre mesi a un anno di carcere e 5 mila euro d'ammenda. L'ipotesi ventilata di trasformare la clandestinità in reato penale riempirebbe i Cpt di badanti prive di permesso di soggiorno e la patrie galere di loro datori di lavoro. Anche per questo non si andrà oltre l'effetto annuncio. Il che, se da una parte fa tirare un sospiro di sollievo, dall'altra svela l'ipocrisia di un «welfare dal basso» che si fonda sull'irregolarità e che è costretto a perpetuarla.
Lo confermano i dati dell'ultimo decreto flussi (cioè dell'ultima sanatoria mascherata). Delle 728 mila domande presentante via internet, 411 mila riguardano colf e badanti. Dei 170 permessi messi in palio, il decreto flussi ne assegnava 65 mila per colf e badanti. Significa che quasi 350 mila resteranno in (semi)clandestinità e continueranno a lavorare irregolarmente. Le 65 mila che vinceranno la lotteria smetteranno prima possibile di fare le badanti. Con un permesso di soggiorno in tasca, cercheranno un'altra occupazione e saranno rimpiazzate da nuove leve, rigorosamente non in regola. In sostanza, il mestiere di badante è la gavetta, più o meno lunga, che tutte le donne extracomunitarie devono fare una volta arrivate in Italia. Una gavetta che si chiude spesso con contenziosi economici e risentimenti. Molte ex badanti si rivolgono ai sindacati per ottenere salari e contributi pregressi (a Bologna si segnalano rivolte di pensionati Cgil perché il loro sindacato sta con le badanti).
Vogliamo continuare così? Dopo 15 anni di «welfare fatto in casa», e con la generazione dei baby boomers - gli attuali sessantenni - che presto sarà in età da badante e terrà alta la domanda - urge domandarselo. Molto si è scritto sui costi umani, pagati dalla donne straniere e dalle loro famiglie, di questo scippo transnazionale degli affetti e della cura. Ma la giostra delle badanti non si ferma. Secondo una stima prudente sarebbero 700 mila, 30 mila in più dei dipendenti del sistema sanitario nazionale.

Il Manifesto 17 Maggio 2008

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