sabato 19 luglio 2008

India, la sinistra lascia il governo

India, la sinistra lascia il governo dopo patto nucleare con gli Usa

I partiti comunisti indiani sono usciti ieri dal governo di coalizione che avevano sostenuto per
quattro anni. Gli accordi con gli Stati Uniti sul nucleare civile hanno provocato la rottura dei comunisti in segno di protesta. "Non ci saranno problemi di stabilità per il nostro governo", ha dichiarato il primo ministro indiano Manmohan Singh, oggi a Sapporo in Giappone in occasione del summit del G8.
Singh è arrivato ieri a Toyako dove dovrebbe incontrare George Bush per confermare l'intesa siglata nel 2005 sulla tecnologia nucleare, nonostante l'opposizione interna. Prakash Karat, il leader del maggior partito di sinistra, ha chiesto «un incontro con il primo ministro indiano per ritirare formalmente l'appoggio». E ha poi aggiunto: «Abbiano chiesto di essere ricevuti domani dal presidente per ritirare formalmente il nostro sostegno» al governo. Che comunque, secondo gli osservatori, non dovrebbe cadere grazie ad un accordo sottoscritto la settimana scorsa tra il Partito del Congresso (che guida la coalizione) e un partito regionale.
La vita politica indiana è stata gravemente appesantita dalle polemiche successive all'accordo sul nucleare civile, elaborato con gli Stati Uniti di Bush tra il 2005 e il 2007 e considerato una pietra militare del riavvicinamento tra i due paesi. Singh e la leader del Partito del Congresso Sonia Gandhi, vogliono mettere in pratica il testo dell'accordo concludendo i negoziati con l'Aiea, l'Agenzia internazionale dell'energia atomica, e con i 45 paesi del Gruppo dei fornitori nucleari (Nsg). Solo dopo i due via libera sarà consentito all'India, che necessita di quantità sempre maggiori di energia, di acquistare reattori e combustibile. L'ennesima conferma della politica dei due pesi e delle due misure adottata in politica estera dal governo statunitense, considerato che l'India, impegnata da decenni in una guerra fredda con il vicino Pakistan, finora si è sempre rifiutata di firmare il Trattato di non proliferazione. L'accordo, secondo i sostenitori, farà arrivare potenzialmente milioni di dollari alle compagnie americane ed europee. Oltre a dare a Nuova Delhi una copertura energetica alternativa ai combustibili fossili - ma non pulita -, che sostenga la sua economia in vertiginosa crescita.

Liberazione 09/07/2008

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