giovedì 20 novembre 2008

Nichel cubano peri cinesi Hu Jintao all'Avana

Il presidente cinese incontra Fidel e Raul Castro: accordi commerciali e una pioggia di nuovi contratti milionari

Il presidente cinese Hu Jintao in viaggio d'affari all'Avana. Ha portato parecchi soldi, ha incontrato Fidel e Raul Castro, che molto più del fratello è incline all'importazione rivista e corretta del modello cinese sull'isola. In sintesi: introdurre caute aperture economiche, lasciar perdere le libertà politiche. La Cina è il secondo socio commerciale dell'Avana dopo il Venezuela. In quattro anni, secondo i dati ufficiali, gli affari con Pechino si sono moltiplicati per cinque: 2600 milioni di dollari.
I soldi anche questa volta sono stati tanti. Quattro milioni e mezzo di aiuti vari, otto milioni da investire nei trasporti, investimenti preziosi nelle biotecnologie, ma soprattutto crediti: 70 milioni di dollari per metter mano alla rete ospedaliera. E poi una pioggia di contratti: soprattutto per l'acquisto di nichel (di cui Cuba è ricca) e zucchero.
Poi ci sono finanziamenti per ricostruire quello che tre uragani quest'anno hanno distrutto, soprattutto case e porti. Il presidente cinese è da tempo l'artefice dell'iniezione di quattrini di Pechino all'Avana. Nel suo viaggio del 2004 il volume d'affari tra i due Paesi non arrivava a 400 milioni di euro l'anno. In poche ore firmò sedici accordi di collaborazione che riguardano nichel, petrolio, biotecnologia e turismo (che continua ad essere, nonostante il drastico calo, una mano santa per le casse del governo cubano). Il nichel cubano interessa molto Pechino, che investe miliardi di dollari nei giacimenti di Camaguey e negli impianti di Holguin da cui vengono fuori 22mila tonnellate di nichel all'anno. A questi impianti servono grosse forniture di carbone alle quali provvede la venezuelana Corpozulia, la cui dirigenza è interamente in mano a militari.
Di interessante, per il business cinese all'Avana, c'è anche il petrolio. Cuba ha greggio. Non tantissimo ma ce l'ha. Si tratta di petrolio pesante, il cosiddetto petrolio sporco, della stessa qualità di quello che la Cina acquista dalla messicana Pemex e dai bacini venezuelani dell'Orinoco.
Ma in prospettiva l'affare potrebbe aumentare. La Repsol nel 2004 annunciò di aver trovato petrolio di buona qualità nelle acque cubane a un chilometro e mezzo di profondità. Fece sapere però che si trattava di riserve troppo scarse che non valevano l'investimento necessario ad avviare un processo di estrazione.
Per continuare le esplorazioni in altre sei zone vicine alla costa cubana la compagnia tentò un'associazione con l'impresa indiana Oil and Natural Gas e con la norvegese Norsk Hydro.
Non è stata la sola. In fila per trattare l'esplorazione di eventuiali giacimenti ci sono la YPF, la Videsh, la Norsk Hydro, la Berhad e la canadese Sherritt. Oltre alla compagnia statale venezuelana Pdvsa che attualmente garantisce forniture a condizioni privilegiate stabilite da un accordo firmato tra Hugo Chavez e Fidel Castro. I dati ufficiali parlano di 98mila barili al giorno.
a.n.

Liberazione 20/11/2008

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