giovedì 22 gennaio 2009

Cambiamento climatico: Non fatevi ingannare dall’inverno artico europeo

Di Julio Godoy

BERLINO, 19 gennaio 2009 (IPS) - “Dov’è il riscaldamento globale, adesso che ne abbiamo bisogno?”, ha chiesto un comico in un programma della TV pubblica tedesca ARD. E in tutta Europa la gente si chiede lo stesso: se il globo si riscalda, perché in Europa si gela?

Ma la vera domanda è se gli ultimi inverni non siano stati troppo caldi. E in effetti è proprio così, affermano i ricercatori.

“C’è un problema di informazione”, spiega all’IPS Mojib Latif, scienziato del clima dell’Istituto Leibniz per le scienze marine all’Università di Kiel, 300 chilometri a ovest di Berlino. “Dato che negli ultimi 20 anni gli inverni sono stati più caldi della media precedente, molti oggi pensano che questo inverno sia particolarmente freddo. Ma non è così”.

“È vero, adesso fa molto freddo”, ha detto all’IPS Fortunat Joos, professore di fisica dell’ambiente e del clima all’Università di Berna, Svizzera. “Ma le temperature attuali sono solo una fluttuazione rispetto alla tendenza degli ultimi 20 anni. In generale, la terra sta diventando più calda”, ha spiegato.

“Negli ultimi 20 anni, solo sei inverni sono stati più freddi rispetto a questa media. Gli altri 14 inverni sono stati tutti più caldi. E l’inverno 2006/2007 è stato il più caldo mai registrato dal 1864. Per questo oggi molte persone pensano che questo inverno sia particolarmente freddo. È solo un problema di informazione”.

La ricerca scientifica ha stabilito che la terra continuerà a scaldarsi, se non ci sarà una riduzione sostanziale delle emissioni di gas serra. E il mondo scientifico concorda sul fatto che responsabile del riscaldamento globale sia l’aumento antropogenico - cioè provocato dall’uomo - di gas serra come il biossido di carbonio e il metano.

Un recente modello dell’evoluzione climatica in Europa realizzato dal German Climate Computing Centre (DKRZ, dall’acronimo tedesco) di Amburgo, 300 chilometri a ovest di Berlino, ha calcolato che le temperature medie in Europa meridionale e centrale potrebbero salire ben oltre i tre gradi Celsius entro la fine del secolo.

Il modello prevede un aumento delle temperature fino a cinque gradi nei paesi scandinavi.

Il modello climatico del DKRZ è stato realizzato a dicembre con il nuovo “supercomputer” del centro, che supera di circa 60 volte la capacità di altri modelli informatici sull’evoluzione del clima, e utilizzando un nuovo archivio di dati all’avanguardia.

“Con un picco di performance di oltre 140 Teraflop (140 trilioni di operazioni in virgola mobile al secondo), il nuovo computer del centro è tra i più grandi supercomputer impiegati per scopi scientifici”, ha spiegato all’IPS Joachim Biercamp, specialista di software del DKRZ.

Secondo Biercamp, il nuovo supercomputer “permette proiezioni future sul clima più dettagliate, perché nei modelli possono essere inseriti processi e interazioni più complessi. Anche la risoluzione spaziale dei modelli climatici è migliore. Perciò anche i fenomeni regionali possono essere compresi in modo più accurato rispetto ai vecchi sistemi di modellizzazione”.

Il miglioramento dei calcoli computerizzati sul clima permette stime più precise delle precipitazioni, dell’aumento delle temperature, di inondazioni e siccità, e consente di prevedere i cambiamenti della fauna e della flora in una data regione.

Il nuovo studio del DKRZ, in collaborazione con esperti del clima provenienti da diversi centri di ricerca e università tedesche, ha diviso l’Europa in centinaia di migliaia di cubi di 18 chilometri di lato. Quasi tutti gli altri modelli dividono la terra in sezioni dieci volte più grandi. Il modello DKRZ ha poi diviso i prossimi 92 anni in periodi di 72 secondi. Per calcolare l’evoluzione climatica fino al 2100 ci sono voluti quattro mesi.

Il modello ha utilizzato quattro scenari possibili, con diverse ipotesi di successo (o fallimento) delle politiche per il cambiamento climatico nella riduzione effettiva delle emissioni di gas serra. Secondo la prospettiva più ottimistica, la comunità mondiale riuscirà a ridurre drasticamente le emissioni nell’immediato futuro, mentre la visione più pessimistica ipotizza un costante aumento delle emissioni.

Per una prospettiva intermedia ci si è basati sulle possibili conseguenze in linea con le conclusioni della conferenza delle Nazioni Unite sul clima di Poznan, Polonia, il mese scorso. Secondo questo scenario, nel 2100 le temperature medie saliranno di 3,6 gradi in Europa meridionale, 3,1 in Germania, e di oltre cinque gradi nei paesi scandinavi.

Uwe Boehm del Potsdam Institute of Climate Impact Research che ha partecipato alla modellizzazione del DKRZ, ha spiegato all’IPS che i cambiamenti climatici previsti hanno diverse caratteristiche regionali.

“In Germania, non abbiamo potuto stabilire un trend crescente di piogge alluvionali”, ha osservato. “Piuttosto il contrario; le piogge estive si ridurrebbero di un terzo, ma verrebbero compensate dalle precipitazioni di altre stagioni. E il numero annuale di giorni caldi estivi, con temperature superiori ai 25 gradi Celsius, potrebbe raddoppiare, fino a 47”.

La vegetazione dell’Europa centrale, come le foreste di conifere, non potrebbe sopravvivere in simili circostanze, e nella regione si trasferirebbero nuove specie animali e vegetali.

In Europa meridionale, il cambiamento climatico avrebbe come conseguenza periodi di siccità più lunghi, con una riduzione delle piogge fino al 60 per cento. “Ciò significa un grave stato di siccità”, ha avvertito Boehm.(FINE/2009)

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