mercoledì 7 gennaio 2009

Lettera di militari greci che si rifiutano di reprimere la lotta di Studenti e Lavoratori

Letter from army camps refuting the army's repressive role (indy.gr,
Wednesday)

(23 dicembre 2008)

Centinaia di soldati dei 42 campi dell'esercito dichiarano: CI
RIFIUTIAMO DI DIVENTARE UNA FORZA DI TERRORE E DI REPRESSIONE CONTRO LE
MOBILITAZIONI; APPOGGIAMO LA LOTTA DEGLI STUDENTI DI SCUOLA/UNIVERSITA'
E DEI LAVORATORI.

Siamo dei soldati da ogni parte della Grecia [è necessario qui osservare
che in Grecia è ancora in vigore la coscrizione e che riguarda tutti i
greci maschi; la maggior parte o forse anche tutte le persone che
firmano questo sono legati al popolo che al momento stanno servendo nel
servizio militare obbligatorio - non reclute dell'esercito] . Soldati ai
quali, a Hania, è stato ordinato di opporsi a studenti universitari,
lavoratori e combattenti del movimento movimento antimilitarista
portando le nostre armi e poco tempo fa. [Soldati] che portano il peso
delle riforme e della "preparazione" dell'esercito greco. [Soldati che]
vivono tutti i giorni attraverso l'oppressione ideologica del
militarismo, del nazionalismo dello sfruttamento non retribuito e della
sottomissione ai "[nostri] superiori". Nei campi dell'esercito [nei
quali serviamo], sentiamo di un altro "incidente isolato": la morte,
provocata dall'arma di un poliziotto, di un quindicenne di nome Alexis.
Sentiamo di lui negli slogan portati sopra le mura esterne del campo
come un tuono lontano. Non sono stati chiamati incidenti anche la morte
di tre nostri colleghi in agosto? Non è stata pure chiamata un incidente
isolato la morte di ciascuno dei 42 soldati che sono morti negli ultimi
tre anni e mezzo? Sentiamo che Atene, Thessalonica ed un sempre
crescente numero di città in Grecia sono diventate campi di agitazione
sociale, campi dove viene recitato fino in fondo il risentimento di
migliaia di giovani, di lavoratori e di disoccupati. Vestiti con
uniformi dell'esercito ed "abbigliamento da lavoro", facendo la guardia
al campo o correndo per commissioni, facendo i servitori dei
"superiori", ci troviamo ancora lì [in quegli stessi campi]. Abbiamo
vissuto, come studenti universitari, come lavoratori e come
disperatamente disoccupati, le loro "pentole d'argilla", i "ritorni di
fiamma accidentali" , i "proiettili deviati", la disperazione della
precarietà, dello sfruttamento, dei licenziamenti e dei procedimenti
giudiziari. Ascoltiamo i mormorii e le insinuazioni degli ufficiali
dell'esercito, ascoltiamo le minacce del governo, rese pubbliche,
sull'imposizione dello "stato d'allarme". Sappiamo molto bene cosa ciò
significhi. Viviamo attraverso l'intensificazione [del lavoro],
aumentate mansioni [dell'esercito] , condizioni estreme con un dito sul
grilletto. Ieri ci è stato ordinato di stare attenti e di "tenere gli
occhi aperti". Ci chiediamo: A CHI CI AVETE ORDINATO DI STARE ATTENTI?
Oggi ci è stato ordinato di stare pronti ed in allarme. Ci chiediamo?
VERSO CHI DOVREMMO STARE IN ALLARME? Ci avete ordinato di stare pronti a
far osservare lo stato di ALLARME:

* Distribuzione di armi cariche in certe unità dell'Attica [dove si
trova Atene] accompagnata anche dall'ordine di usarle contro i civili se
minacciate. (per esempio, una unità dell'esercito a Menidi, vicino agli
attacchi contro la stazione di polizia di Zephiri)

* Distribuzione di baionette ai soldati ad Evros [lungo la frontiera turca]

* Infondere la paura nei dimostranti spostando i plotoni nell'area
periferica dei campi dell'esercito

* Spostare per protezione i veicoli della polizia nei campi
dell'esercito a Nayplio-Tripoli- Korinthos

* Il "confronto" da parte del maggiore I. Konstantaros nel campo di
addestramento per reclute di Thiva riguardo l'identificazione di soldati
con negozianti la cui proprietà è stata danneggiata

* Distribuzione di proiettili di plastica nel campo di addestramento per
reclute di Corinto e l'ordine di sparare contro i nostri concittadini se
si muovessero "minacciosamente" (nei riguardi di chi???)

* Disporre una unità speciale alla statua del "Milite ignoto" giusto di
fronte ai dimostranti sabato 13 dicembre come pure mettere in posizione
i soldati del campo di addestramento per reclute di Nayplio contro la
manifestazione dei lavoratori

* Minacciare i cittadini con Unità Operazioni Speciali dalla Germania e
dall'Italia - nel ruolo di un esercito di occupazione - rivelando così
il vero volto anti-lavoratori/ autoritario della U.E. La polizia che
spara prendendo a bersaglio le rivolte sociali presenti e future. E' per
questo che preparano un esercito che assuma i compiti di una forza di
polizia e la società ad accettare il ritorno all'esercito del
totalitarismo riformato. Ci stanno preparando ad opporci ai nostri
amici, ai nostri conoscenti ed ai nostri fratelli e sorelle. Ci stanno
preparando ad opporci ai nostri precedenti e futuri colleghi al lavoro
ed a scuola.

Questa sequenza di misure dimostra che la leadership dell'esercito,
della polizia e l'approvazione di Hinofotis (ex membro dell'esercito
professionale, attualmente vice ministro degli interni, responsabile per
"agitazioni" interne), del QG dell'esercito, dell'intero governo, delle
direttive della U.E., dei negozianti-come- cittadini- infuriati e dei
gruppi di estrema destra mirano ad utilizzare le forze armate come un
esercito di occupazione - non ci chiamate "corpo di pace" quando ci
mandate all'estero a fare esattamente le stesse cose? - nelle città dove
siamo cresciuti, nei quartieri e nelle strade dove abbiamo camminato. La
leadership politica e militare dimentica che siamo parte della stessa
gioventù.

Dimenticano che siamo carne della carne di una gioventù che sta di
fronte al deserto del reale all'interno ed all'esterno dei campi
dell'esercito. Di una gioventù che è furibonda, non sottomessa e, ancora
più importante, SENZA PAURA. SIAMO CIVILI IN UNIFORME. Non accetteremo
di diventare strumenti gratuiti della paura che alcuni cercano di
instillare nella società come uno spaventapasseri. Non accetteremo di
diventare una forza di repressione e di terrore.

Non ci opporremo al popolo con il quale dividiamo quegli stessi timori,
bisogni e desideri/lo stesso futuro comune, gli stessi pericoli e le
stesse speranze. CI RIFIUTIAMO DI SCENDERE IN STRADA PER CONTO DI
QUALSIASI STATO D'ALLARME CONTRO I NOSTRI FRATELLI E SORELLE. Come
gioventù in uniforme, esprimiamo la nostra solidarietà al popolo che
lotta e urliamo che non diventeremo delle pedine dello stato di polizia
e della repressione di stato.

Non ci opporremo mai al nostro popolo. Non permetteremo nei corpi
dell'esercito l'imposizione di una situazione che ricordi i "giorni del
1967" [quando l'esercito greco ha effettuato il suo ultimo colpo di stato].

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