mercoledì 7 gennaio 2009

«Gazatoday»

www.gazatoday.blogspot.com

DAL CUORE DELL'ASSEDIO
«Gazatoday», un blog per togliere il bavaglio imposto all'informazione
Per raccogliere notizie rischia la vita, ma grazie a internet Sameh Habib è diventato una fonte per i media internazionali
mi. gio.

GERUSALEMME
Sameh Habib ha sempre amato la comunicazione. È diventato giornalista per raccontare ciò che accade nella sua terra ma anche per stare al passo con le nuove tecnologie dell'informazione. «La nascita di internet la considero una delle grandi conquiste dell'umanità, della democrazia, della libertà di pensiero, spero che nessuno faccia in modo da mettere il bavaglio a questa meravigliosa forma di comunicazione». Sameh è uno dei blogger palestinesi più famosi, e da quando è cominciata l'offensiva militare israeliana il suo sito (www.gazatoday.blogspot.com) si sta rivelando una delle più preziose fonti di notizie dalla Striscia di Gaza sotto attacco. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente.

Sameh, è stato faticoso mettersi in contatto con te.
Il mio cellulare è muto per gran parte del tempo, perché la rete di ripetitori del segnale di telefonia mobile è stata gravemente danneggiata. Ma io posso sopravvivere senza telefonino, mentre nelle aree dove si combatte la mancanza di copertura mette a rischio la vita di tanti civili palestinesi che non possono telefonare agli ospedali, ad amici e parenti per chiedere aiuto in caso di emergenza. Le linee telefoniche di terra peraltro non sono sempre utilizzabili. Anche se non sono tagliate, spesso non danno segnali di vita.

E tu come fai per tenere in vita il tuo blog senza telefono; peraltro non c'è energia elettrica nel 75% di Gaza?
L'assedio israeliano a Gaza non è nuovo. Se oggi ci stanno bombardando e uccidendo in massa, nei mesi scorsi le forze di occupazione ci hanno affamato e privato di tante cose con un embargo durissimo. Così nel corso del tempo mi sono organizzato, procurandomi un piccolo generatore autonomo di elettricità che mi permette di tenere acceso il computer e di illuminare la mia abitazione, sperando di riuscire a rifornirmi ancora del gasolio necessario per tenerlo acceso. Per il resto non posso far altro che pregare che mia linea telefonica rimanga in vita.

Il tuo blog è diventata una fonte importante di notizie.
Cerco di fare del mio meglio per diffondere all'esterno informazioni accurate. È il mio personale, per quanto piccolo, contributo alla salvezza del popolo palestinese finito sotto questo brutale attacco israeliano. Ho sempre creduto nell'importanza della diffusione di notizie precise e con fonti solide. Durante il giorno vado in giro per ospedali, associazioni, ambulatori e nei quartieri sotto attacco, a sera metto sul mio blog tutte le informazioni raccolte, sperando che possano arrivare in tutto il mondo. Solo diffondendo la cronaca di ciò che accade e le notizie delle stragi di civili possiamo sperare di fermare questo massacro.

Non temi per la tua stessa vita? Vivi a Tuffah, uno dei quartieri di Gaza city che sono al centro dell'offensiva di terra israeliana.
Credo che ogni palestinese di Gaza stia in questo momento rischiando la vita. Gli israeliani bombardano senza limite ogni punto della città e stare in casa o in strada non fa molta differenza e i civili sono i più colpiti. Da quando è cominciata l'invasione di terra ho letto sulla stampa internazionale di combattimenti furiosi tra soldati (israeliani) e la resistenza di Hamas e di altri gruppi palestinesi. Negli ospedali però, tra i morti e i feriti, ho visto ben pochi di questi miliziani che Israele sostiene di aver ucciso. I morti che vedo sono quasi tutti civili, i feriti in gran parte dei casi sono donne e bambini o persone anziane. Questa è una guerra contro la popolazione di Gaza, non contro Hamas, e come blogger e giornalista sento di doverlo raccontare come posso e tutte le volte che posso, senza pensare a me stesso.

Il Manifesto 7 gennaio 2009, pag 4

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