domenica 15 novembre 2009

Libano, il sì di Hezbollah ad Hariri sblocca lo stallo politico

Il partito di Dio entrerà in un governo di unità nazionale guidato dal leader del blocco antisiriano

Francesca Marretta
Gerusalemme
Una gestazione politica travagliata quella che dovrebbe partorire, a cinque mesi dalle elezione politiche, un governo di unità nazionale per il Libano.
L'incarico di governo al vincitore delle elezioni, il filo-occidentale Saad Hariri, 39 anni, è stato assegnato dal Presidente Michel Suleiman il 27 giugno. Hariri, figlio dell'ex Premier Rafik Hariri, assassinato a Beirut nel 2005 in un attentato costato la vita a 21 civili, con oltre 200 feriti, ha sconfitto il fronte filosiriano di Hezbollah alle urne il 7 giugno. Ma nell'intricato e delicato scenario politico-confessionale libanese, questo non basta a dar vita a un esecutivo.
Gli incarichi di governo in Libano vanno effettuati secondo la regola del 15-10-5, ovvero quindici ministeri alla maggioranza, dieci all'opposizione e cinque «imparziali» di nomina presidenziale. Suleiman nominerà i responsabili della Difesa e degli Interni. Si tratta di nomine che, secondo il principio rinnovato negli accordi interlibanesi di Doha nel 2008, non possono essere sbilanciate verso nessuno dei due fronti contrapposti nel paese. Con molta probabilità saranno riconfermati i titolari uscenti Ziad Baroud e Raya Hassan.
Secondo la stampa libanese, dopo negoziati durati settimane, il dado per formare il governo, sarebbe stato tratto una volta sciolto il nodo dei ministeri da assegnare all'opposizione filo-siriana, guidata da Hezbollah e di cui fanno parte il Presidente del Parlamento Nabih Berri (musulmano sciita) e l'ex generale Michel Aoun, leader cristiano maronita. In base all'accordo, i ministeri delle telecomunicazioni, dell'energia, industria, turismo, dovrebbero fare capo ad Aoun, che conta 27 deputati su 128 che siedono in Parlamento. Quelli degli esteri, della sanità, e della gioventù e sport a Berri, mentre agricoltura e riforme amministrative dovrebbero essere controllati da Hezbollah.
I restanti dicasteri, eccetto i due di garanzia, andrebbero alla maggioranza, che manterrebbe il controllo di lavoro, finanze, istruzione, economia, informazione, cultura, giustizia e affari sociali.
Il lungo braccio di ferro intavolato per arrivare a varare l'esecutivo, mostra in tutta evidenza le contraddizioni e le lacerazioni che permangono nel Paese dei Cedri.
Dopo la vittoria alle elezioni, subito prima dell'investitura per la formmazione del governo, Saad Hariri, ebbe un incontro durato quattro ore con il ledaer di Hezbollah, Nasrallah.
Un incontro tra due libanesi espressione degli opposti schieramenti regionali e internazionali. Hariri è appoggiato dagli Usa e dai sauditi, mentre l'opposizione filosiriana allarga la rete di alleaze fino a Teheran, che sostiene Hezbollah.
Durante l'incontro di giugno tra Hariri e Nasrallah, fu raggiunta un'intesa di principio sul governo di unità nazionale, unica soluzione possibile per la stabilità, anche economica, del paese. Per tenere fede agli impegni hanno impiegato cinque mesi.
Un periodo in cui non si sono placate le accuse contrapposte, dirette o indirette, che chiamano in causa i rispettivi sponsor in merito a ogni controversia politica nella regione.In Libano è tuttora in discussione la strategia di difesa del paese e la scottante questione dell'arsenale di Hezbollah.
A tre anni dalla conclusione della "seconda guerra del Libano" combattuta tra Israele ed Hezbollah, il governo israeliano accusa il movimento islamico sciita libanese di continuare ad accumulare armi a sud del fiume Litani in violazione, della risoluzione Onu 1701. Hezbollah rimanda al mittente le accuse, respingendo anche quelle dei servizi segreti dello Stato ebraico sul coinvolgimento nel traffico di tonnellate di armi intercettate pochi giorni fa dalla marina israeliana nel Mediterraneo, nascoste su una nave battente bandiere di Antigua.
Nonostante in Libano si stia varando un nuovo governo e nonostante l'apparente normalità dei ristoranti dei quartieri eleganti di Beirut, non si può dire che si tratti di un paese pienamente pacificato. Lo dimostrano gli attentati che dal 2004 al 2009 hanno riempito le cronache a cadenza regolare. Attentati o scontri settari, con un intollerabile tributo di sangue. La situazione, secondo alcuni analisti, sarebba calma, dal voto, anche grazie alle manovre di dialogo intervenute tra Arabia Saudita e Siria, grazie anche alla nuova influenza di Obama e dell'importante pedina turca. Il Libano resterà a rischio fino a quando resterà scacchiere di partite decise altrove.

Liberazione 08/11/2009, pag 9

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