martedì 1 giugno 2010

Milano, movimento No-expo. L'autogoverno del territorio

Chiude la tre giorni di incontri, workshop, scambio di saperi, sulla sostenibilità ambientale e beni comuni

Daniele Nalbone
Milano
Sono centinaia le persone che hanno animato i primi due giorni del Festival No Expo, presso il centro sociale Fornace di Rho, che terminerà stanotte. Centinaia di uomini e donne. Decine di realtà in lotta in tutto il paese. Tantissimi temi affrontati. Si è iniziato, venerdì pomeriggio, con la presentazione del Giornale NoExpo e con un acceso dibattito sul mediattivismo e la controinformazione. Si è proseguito con la presentazione del Referendum per l'Acqua Pubblica come bene comune universale e diritto inalienabile. Quindi, ieri, si è discusso, in due tavoli separati, di Energia e rifiuti con i movimenti in lotta in tutto il paese contro l'incenerimento e per un ciclo sostenibile dei rifiuti, e di Piano del Governo del Territorio di Milano con la partecipazione di urbanisti quali Edoardo Salzano, in videoconferenza da Venezia, e Sergio Brenna. Il tutto, ovviamente, denunciano le speculazioni in vista di Expo 2015.Dopo l'incontro nazionale di ieri (tardo) pomeriggio su "Emergenze, grandi opere e grandi eventi: dalla resistenza all'autogoverno dei territori e dei beni comuni", con momenti di confronto tra i vari territori in lotta contro grandi eventi e grandi opere. Il punto di partenza di ogni discussione, ovviamente, è la manifestazione che nel 2015 sancirà la fine della "vecchia Milano" e l'inizio di una nuova era per tutta la Lombardia. Una volta chiusi i battenti di Expo, infatti, i luoghi dell'esposizione saranno, inevitabilmente, oggetto di speculazioni da parte dei poteri forti che proprio in nome di Expo hanno gettato le basi per una serie di infrastrutture, dalla BreBeMi alla Pedemontana Lombarda, che allora saranno arterie di congiunzione di nuovi insediamenti industriali o residenziali. Uno dei punti centrali della vertenza No Expo è quindi quello relativo alla necessità di "controinformare" la cittadinanza: per questo, partendo proprio dal giornale NoExpo presentato in occasione del Festival, in tutti i tavoli si è smascherato, punto per punto, ogni assunto, ormai assimilato da tutti i media mainstream, sull'evento. In primis, il Masterplan, presentato a fine aprile all'Ufficio Internazionale delle Esposizioni (B.I.E.). «Il masterplan» spiegano dal Comitato No Expo «è in realtà una scatola vuota, tanto di contenuti quanto di prospettive per il post Expo». Un esempio? La mobilità. «Si parla tanto di sostenibilità» spiegano dal Comitato «ma chissà perché spuntano ovunque autostrade, bretelle, raddoppi, parcheggi». Ma la vera partita, oggi, è quella relativa ai terreni, e alla loro acquisizione, che dovranno ospitare il sito Expo. È di queste ore la creazione di una società ad hoc per acquistare i terreni per far fronte alla richiesta, da parte del BIE, di stringere i tempi: la newco composta da Comune, Provincia e Regione che sta trattando l'acquisto delle aree con il Gruppo Cabassi e Fondazione Fiera, infatti, aveva previsto di chiudere entro fine anno. Il BIE, invece, ha chiesto garanzie entro ottobre. «Così Formigoni e Moratti dovranno accelerare i tempi, con grande gioia di chi su queste aree è in procinto di guadagnare centinaia di milioni di euro». Milioni tutt'altro che limpidi: Fiera, proprietaria dei terreni che la newco dovrà rilevare, è anche nel Comitato Promotore di Expo. Comitato che sceglie un'area di Fiera con il Comune pronto a fare un Accordo di Programma e trasformare l'area da agricola ad edificabile. Non solo. «Fiera» denunciano dal Comitato «ha nei suoi vertici uomini di stretta osservanza della Compagnia delle Opere, con Formigoni grande sponsor». Formigoni che, oggi, è motore della newco che acquisterà da Fiera quei terreni consentendo ai proprietari un guadagno di circa 200 milioni di euro. La prima domanda che dal Festival No Expo, in molti, si stanno facendo, quindi è la seguente: «perché Comune, Provincia e Regione non hanno comprato quelle aree prima di modificarne la destinazione d'uso da agricola a residenziale»? Ma anche una seconda domanda meriterebbe riposta: ora che la manovra di Tremonti si è abbattuta anche su Expo, riducendo dal 10 al 4% l'utilizzo degli stanziamenti statali utilizzabili per le spese correnti, «dove troveranno, gli Enti Locali, i soldi per acquistare quei terreni»? Purtroppo, la risposta è ovvia: «indebitandosi con le banche».

Liberazione 30/05/2010, pag 5

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