venerdì 20 giugno 2008

Il divo dei registi americani salvato dal cinema indiano

Repubblica — 19 giugno 2008 pagina 49 sezione: SPETTACOLI
dente federico rampini pechino La fantasia indiana conquista la fabbrica dei sogni americana. Bollywood conquista un pezzo pregiato della sua più nota concorrente Hollywood. Il gruppo Reliance di Mumbai è pronto a staccare un assegno da almeno 500 milioni di dollari per diventare azionista della casa cinematografica DreamWorks, guidata dal regista-produttore Steven Spielberg. La scalata amichevole alla DreamWorks - concordata con lo stesso Spielberg - segna uno spettacolare ingresso del capitalismo indiano nel grande business del cinema americano. Finirà sotto il controllo della Reliance una delle squadre più creative della California, confermando così l' ascesa dell' India come potenza mondiale nel business dello spettacolo. La DreamWorks fu fondata nel 1994 da Spielberg insieme con i suoi due amici Jeffrey Katzenberg e David Geffen. La casa cinematografica californiana ha al suo attivo una serie di successi mondiali tra cui "Salvate il soldato Ryan", "A beautiful mind", "The Terminal". Tra le sue produzioni più recenti il musical "Dreamgirls" (2006). Almeno altrettanto brillante è stata la vena creativa della filiale nel settore dei film di animazione, la DreamWorks Animation Skg che vanta nel suo catalogo la serie di "Shrek", "Galline in fuga" e "Bee Movie". Indipendente fino al 2006, la DreamWorks due anni fa era finita sotto il controllo del conglomerato americano Viacom che possiede anche la Paramount Pictures (produttrice di "Iron Man"). Ma la convivenza di Spielberg con il management della Viacom-Paramount è stata a dir poco turbolenta. Per ragioni anzitutto di amor proprio e orgoglio professionale. Il regista e produttore ha dato ripetuti segni di insofferenza, lamentandosi perché i suoi azionisti si attribuivano sistematicamente il merito dei successi cinematografici della DreamWorks. Le liti pubbliche fra Spielberg e i vertici di Viacom-Paramount sono finite più volte sulle prime pagine dei giornali americani. Il divorzio era inevitabile e Spielberg ne aveva annunciato la data: entro la fine del 2008. Restava da trovare un nuovo azionista con le spalle robuste. I candidati erano molti, e non a caso ieri la notizia del "matrimonio indiano" è stata anticipata dal Wall Street Journal: un pretendente sconfitto nella scalata alla DreamWorks è la Fox di Rupert Murdoch che possiede anche il quotidiano finanziario newyorchese. Il gruppo Reliance non ha un nome affermato nel mondo del cinema come quelli di Paramount o Fox, ma è un gigante globale le cui attività spaziano dalle telecomunicazioni alla finanza. Il suo ingresso nell' industria cinematografica americana avviene con un' offensiva a tutto campo. Prima ancora di avere raggiunto l' intesa con Spielberg, il mese scorso al Festival di Cannes la società indiana ha annunciato accordi per finanziare produzioni con quattro star del cinema Usa: George Clooney, Brad Pitt, Tom Hanks e Jim Carrey. Ognuno di loro è stato accolto nella scuderia degli attori-registi di Reliance grazie a una disponibilità finanziaria notevole: il gruppo indiano ha in programma investimenti per un miliardo di dollari nelle produzioni di nuovi film in soli 18 mesi. Una ricchezza di capitali che invece fa difetto a Wall Street. Dopo la crisi dei mutui, i bilanci bancari in rosso, e i venti di recessione che pesano sui mercati americani, è diventato molto più difficile trovare dei finanziatori negli Stati Uniti. Con il colpo messo a segno dalla Reliance si conferma il nuovo status globale dell' industria cinematografica indiana. Già adesso Bollywood supera Hollywood per il numero di film prodotti ogni anno, anche grazie alle delocalizzazioni: la Walt Disney è stata fra le prime a spostare alcune produzioni cinematografiche in India per approfittare dei costi inferiori. Ora è giunto il momento del flusso inverso, con i produttori di Bollywood che partono alla conquista delle case americane. Alla guida della Reliance Big Entertainment c' è Rajesh Sawhney che proviene dal mondo dell' informazione: ha guidato la Times Internet, filiale online del quotidiano The Times of India. Ma sopra di lui c' è un azionariato familiare, la dinastia Ambani, uno dei clan capitalisti più ricchi del pianeta. E' una famiglia attraversata da una feroce faida interna tra i due figli del fondatore, i fratelli Anil e Mukesh Ambani. Il primogenito Mukesh è più interessato al business delle telecom, mentre il cadetto Anil, sposato con una star di Bollywood, ha la passione del cinema del sangue. Una splendida saga, chissà se Spielberg sarà tentato di ricavarne una sceneggiatura. - FEDERICO RAMPINI PECHINO

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