giovedì 3 dicembre 2009

"Nemico interno" Il razzismo italiano visto da Al Jazeera

Stasera a Firenze il documentario prodotto dalla tv del Qatar

Davide Turrini
Dai minareti vietati in Svizzera alle moschee della discordia italiane

Davide Turrini
Dai minareti vietati in Svizzera alle moschee della discordia italiane. Nel documentario/reportage Il nemico interno: musulmani a Bologna (regia di Federico Ferrone, Claudio Giapponesi e Michele Manzolini), proiezione unica stasera alle 21 all'auditorium Stensen di Firenze, possiamo già capirne antropologicamente di più. Stralci di autentico cinema, subito arrembante, in questa specie di sigla iniziale, orchestrata su archi feulleitton alla Youssef Chahine, con quattro scatti in bianco e nero del fotografo Luca Perticoni, carrellati dai registi del film: uno schieramento in strada di donne immigrate e bambini con davanti un cordone di polizia in assetto antisommossa; un ragazzo che mostra la sua carta d'identità spalancata in primo piano; due bambini che sorridono speranzosi; un poliziotto che stringe contro al muro uno straniero e lo strozza con un manganello. Frammenti che esemplificano l'universalità di vita, soprusi, miracoli e speranze di esseri umani dalla pelle scura, magari pure musulmani, ospiti in Italia. Anche se, ne Il nemico interno: musulmani a Bologna , l'area di analisi viene circoscritta al capoluogo emiliano, tra il 2007 il 2008 teatro di una delle più accese proteste italiane contro la costruzione di una moschea islamica. Un tale baccano captato perfino dalle antenne di Al Jazeera Documentary Channel, seguitissimo canale tv di produzione e trasmissione del documentario sociale in lingua araba. E visto che il pregiudizio sul musulmano non ha significato solo per chi se lo inventa, ma anche per chi lo subisce, ecco che dal quartier generale del Qatar parte l'ordine di girare un documentario su come vengono visti gli arabi di religione islamica in Europa, quindi in Italia e nella fattispecie proprio in quella Bologna dove si è fatta tanta cagnara per una moschea.
«Federico Ferrone stava lavorando su un set cinematografico a Tunisi, quando il produttore di Al Jazeera Akram Adoini, gli ha proposto il progetto», racconta uno dei tre autori, Claudio Giapponesi, «lo spunto era la querelle sorta attorno alla moschea che poi, tempo di organizzarci, è scemata».
Il nemico interno è un lucido, lineare e circostanziato lavoro di analisi del reale, immerso prima nel sentimento di paura cieca provato dagli italiani antimoschea, poi nella rabbia dei giovani immigrati di seconda generazione, infine nelle prime periferie dove molti islamici vivono. Bisogna quindi dribblare i picchetti degli onorevoli padani dal drappo verde, di qualche imbufalito rappresentante de La Destra e della signora Tarozzi, sedicente leader della lega antidiffamazione cristiana, per seguire le storie del marocchino Adil (da quarant'anni a Bologna, una parlata e perfino una postura dinoccolata alla Gigi e Andrea) e della giovane Hayat (ventiduenne agguerrita eletta nel parlamentino provinciale degli stranieri), carne viva migrante che fa i conti giornalmente col pregiudizio. Come quello che si delinea sui mezzi d'informazione locale nei confronti dello scrostato residence Garibaldi 2 di Calderara di Reno, alle porte della città: paura dell'orda barbarica islamica, quando in realtà più di cento famiglie di immigrati musulmani, che "pagano le tasse" e abitano lì regolarmente, vengono messi in scacco da una decina di spacciatori. «Se le istituzioni ufficiali, come il vescovo o il sindaco dell'epoca Cofferati, non hanno voluto essere intervistati, i leghisti sapevano che stavamo lavorando per Al Jazeera e volevano esporre con decisione il loro punto di vista», racconta Giapponesi, «ci spiace ne sia uscito il lato grottesco, ma è la pura realtà dei fatti».
Un reale che, di fronte alle proteste antimoschea in strada a margine di un convegno UCOII, si materializza nelle sembianze di un musulmano con turbante, cassa di datteri e pinzetta in mano per offrirne, nel tentativo di rabbonire i facinorosi. «Pensiamo che in Italia di Islam ne esistano molti. Basta osservare una città come Bologna: esiste l'intolleranza, ma esistono anche tentativi tenaci di dialogo. Il film cerca di raccontare queste storie come se fossero dettagli di un piccolo affresco, in attesa di capire quale sarà il quadro più grande».

Liberazione 01/12/2009, pag 9

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