mercoledì 16 settembre 2009

E per la morte in cella di Niki rogatoria da San Marino all'Italia

Trovato senza vita in circostanze non chiare nel carcere di Sollicciano

Daniele Nalbone
Caso diplomatico fra San Marino e Italia: un Segretario di Stato chiama, un Ministro non risponde. Ovviamente non ci riferiamo al titolare del ministero dell'economia, Giulio Tremonti, sempre attento ai rapporti con il suo alter ego sammarinese, Gabriele Gatti, ma al Guardasigilli Angelino Alfano e alla sua mancata risposta alla rogatoria internazionale presentata dal Tribunale Commissariale della Repubblica di San Marino sulla morte di Niki Aprile Gatti, avvenuta nel carcere di Sollicciano il 24 giugno 2008.
Evidentemente il ministro della Giustizia italiano è troppo preoccupato a trovare i due miliardi di euro necessari per la costruzione di diciassette nuovi istituti penitenziari per rispondere a chi chiede lumi sulla morte dell'allora ventiseienne informatico abruzzese che lavorava a San Marino e arrestato per sospetta truffa telefonica in un'inchiesta che riguarda decine di società "di 899".
Da Palazzo Piacentini e da Firenze, tribunale italiano di competenza per il caso Aprile Gatti, tutto tace: a nulla sembrano valere tanto l'interrogazione parlamentare presentata lo scorso 20 aprile dall'on. Annapaola Concia, il cui iter risulta tutt'ora in corso, quanto la rogatoria internazionale presentata dal Segretariato di Stato alla Giustizia di San Marino.
Lunedì scorso il Governo sammarinese ha indetto una conferenza stampa per difendersi da quelli che considera «gli attacchi mediatici» dei giornali, sammarinesi e italiani, in tema di economia e giustizia «che dipingono la nostra Repubblica con tinte da tragedia, creando ingiustificati allarmismi e dando un'immagine fuorviante»: scudo fiscale e rogatorie internazionali al centro della polemica, quindi.
Riguardo ai rapporti con il Governo Berlusconi, nulla di nuovo è affiorato da quel "Porto delle Nebbie" che si erge in cima al Monte Titano: le trattative fra il ministro Tremonti e il Segretario di Stato alle Finanze, Gabriele Gatti, proseguono «ed entro settembre» spiegano i vertici del governo sammarinese «si giungerà alla firma degli Accordi in campo finanziario e del Protocollo di modifica di quello contro le doppie imposizioni fiscali».
Ma quando a prendere la parola è stato il Segretario di Stato alla Giustizia, Augusto Casali, ai giornalisti più vigili non può essere saltato un passaggio chiave, un caso concreto che dovrebbe far gridare allo scandalo: quello relativo al caso di Niki Aprile Gatti.
Dopo gli innumerevoli attacchi dei governi italiani a Reggenti di San Marino che troppo spesso hanno mancato di rispondere alle rogatorie internazionali, nel caso di Niki le parti si sono rovesciate: a chiedere spiegazioni, in questo caso, è il Governo sammarinese. A tacere, quello italiano.
Niki Aprile Gatti lavorava come informatico per un gruppo di aziende coinvolte nell'inchiesta "Premium", uno dei tanti casi di truffe telefoniche sull'asse San Marino - Italia - Londra. Decine le società incriminate con sede nel Regno Unito, quattro quelle sammarinesi (Oscorp Spa, Orange, OT&T e TMS), una quella italiana, la Fly Net di Piero Mancini, presidente dell'Arezzo Calcio.
Fra le diciotto persone arrestate fra il 19 e il 21 giugno 2008 nella retata ordinata dai pm fiorentini Canessa e Monferini c'è anche Niki che, pur incensurato, sarà tradotto nel carcere di Sollicciano per essere sottoposto a custodia cautelare.
La mattina del 24 giugno, quindici ore dopo aver deposto ed essersi dichiarato pronto a rispondere a qualsiasi domanda dei magistrati sull'inchiesta Premium verrà trovato impiccato in cella. Per tutti è suicidio. Ma non per la madre, Ornella Gemini: troppo forte l'amore di Niki per la vita, per sua madre e il suo fratellino ma soprattutto troppe le incongruenze fra l'autopsia e la perizia medica di parte. Eppure qualcuno, in tutta fretta, vorrebbe archiviare questo caso.
Ma dopo la conferenza stampa degli esponenti del Governo sammarinese, oltre un anno dopo l'inizio della lotta per la verità, questa "madre coraggio" ha raggiunto un piccolo ma significativo risultato: le indagini, nonostante la richiesta del Tribunale di Firenze di archiviazione, stanno continuando. E tutto grazie all'impegno di Ornella e a una sua lettera indirizzata ai Capitani Reggenti e pubblicata, a fine maggio, dal quotidiano L'Informazione di San Marino .
Da quel giorno sul monte Titano qualcosa si è mosso: in conferenza stampa il Segretario di Stato alla Giustizia, Augusto Casali, ha portato proprio il caso di Niki come esempio di mal funzionamento del sistema delle rogatorie internazionali sull'asse San Marino - Italia per cause inerenti al ministero di Alfano «e non viceversa: da quando è in carica questo governo (dicembre 2008) non ce n'è stata nemmeno una inevasa» mentre «sono diverse le rogatorie presentate da San Marino all'Italia alle quali non c'è stata risposta». Un caso per tutti, quello di Niki Aprile Gatti. Dal suo blog ( http://nikiaprilegatti.blogspot.com ) Ornella Gemini commenta laconicamente: «farebbe davvero sorridere se, dopo le accuse lanciate a San Marino di non rispondere alle rogatorie, fosse ora la stessa Italia a non collaborare in una vicenda tanto delicata». Quindi un appello-avvertimento al ministro della Giustizia, Angelino Alfano: «rompete questo silenzio! Diteci la verità, diteci che cosa è accaduto dentro a quella maledettissima della numero 10 della quarta sezione del carcere di Sollicciano» perché «la prossima tappa sarà Strasburgo e la Corte di Giustizia Europea». Perché, come sottolineano dal Comitato Giustizia e Verità per Niki, «è decisamente arrivato il momento di rompere questo assurdo silenzio».

Liberazione 20/08/2009, pag 6

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