mercoledì 16 settembre 2009

Ritratto di un dittatore "democratico"

Muahmmar Abù Minyal Al Qaddafi, meglio conosciuto come Gheddafi

Stefano Galieni
Basta guardare la banconota da 10 dinari (circa 6 euro) per comprendere l'immagine che Muahmmar Abù Minyal Al Qaddafi, meglio conosciuto come Gheddafi, si ostina a voler trasmettere ai cittadini libici. Sulla banconota sono raffigurati gran parte dei leader africani e arabi, viventi e no, da Arafat a Mandela. Al centro, vestito nel tradizionale costume nomade, c'è lui,il Colonnello che da 40 anni esatti governa il Paese, le braccia aperte e il sorriso benevolo di un padre affettuoso e accogliente. Chissà cosa pensano, nel vedere quella banconota, i tanti migranti e richiedenti asilo provenienti dall'Africa profonda che assaporano sin dall'ingresso nel paese la durezza del regime.
Gheddafi è un personaggio controverso, capace in 40 anni di un pragmatismo cinico che lo ha portato a stringere e rompere alleanze, a costruirsi nuove identità sopravvivendo a se stesso e portando il Paese a divenire una potenza non solo continentale.
Nato il 7 giugno del 1942 a Sirte, entra presto nella scuola ufficiali. La Libia, ufficialmente indipendente è governata dalla monarchia di Re Idris ma le sue risorse erano ancora nelle mani delle potenze coloniali. Tra la fine degli anni 50 e i primi anni 60 il pensiero socialista e nazionalista di Nasser è il punto di riferimento per chi reclama il cambiamento. Fra il 26 agosto e il 1 settembre del 1969 un gruppo di 12 ufficiali che si autodefinisce "Consiglio del Comando Rivoluzionario" prende il potere: «Voi che siete stati testimoni della sacra lotta di Omar al Mukhtar per la Libia per l'arabismo e per l'islam. Voi che avete combattuto al fianco di Ahmed Al Sharif, per un giusto ideale, voi figli del deserto, delle nostre antiche città, voi figli delle nostre verdeggianti campagne dei nostri ridenti villaggi: l'ora del lavoro è giunta. Avanti dunque». Recita il primo comunicato degli insorti che trasformano così un golpe in una rivoluzione. Il ruolo del giovane colonnello di 27 anni è determinante ma quello che gli fa acquisire peso politico è legato a una serie di riforme strutturali che stravolgono l'economia e la società libica. Un paese che nella storia non esiste - le tre regioni Tripolitania, Cirenaica e Fezan- di fatto non avevano ancora alcuna struttura accomunante - vengono coinvolte in un processo di modernizzazione che non è erroneo definire "di stampo Giacobino". Raddoppiano i salari minimi, si nazionalizzano le industrie e le risorse, si dimezzano le rendite. Il 7ottobre del 1970 ( giorno della vendetta) vengono espropriati i beni degli italiani rimasti dopo la perdita delle colonie. Agli italiani viene fatto obbligo di andarsene. Negli anni successivi il ruolo di Gheddafi diviene sempre più visibile, sia nelle scelte di politica estera con i tentativi di realizzare forme di unione con gli altri stati rivieraschi - Egitto e Siria nel 1972, Tunisia nel 1974, Marocco nell'1984 - sia nella realizzazione di una nuova forma statuale. E' del 2 marzo 1977 la proclamazazione della Grande Jamàiryya Democratica e Socialista, nuovo nome dello stato. L'idea è quella di una democrazia diretta in cui potere esecutivo e legislativo non siano separati fondata su un meccanismo piramidale, dai Comitati Rivoluzionari territoriali fino alla "Guida della rivoluzione". Tra il 1976 e il 79 escono i tre volumi del "Libro Verde", una "terza via" fra Comunismo e Capitalismo che, stampati anche in occidente, riscuotono interesse tanto nella sinistra radicale quanto nella destra post fascista. Negli anni migliora la qualità della vita per i cittadini libici, grazie anche ad una attenta politica di utilizzo delle risorse petrolifere di cui il Paese è ricco, e cresce il prestigio di Gheddafi. E pensare che nel 1972 i Servizi Segreti Britannici descrivevano il Colonnello come un leader in preda alla schizofrenia e alla depressione, prossimo al suicidio.
I tentativi panafricani di Gheddafi falliscono miseramente, anche per quello che riguarda la questione centrale per l'area, quella palestinese, il comportamento libico resta perennemente ambiguo. Da una parte il sostegno ufficiale e proclamato all'OLP di Arafat, dall'altra i cospicui finanziamenti ai gruppi radicali che non accettano alcuna possibilità di interrelazione con Israele. Il regime si trova isolato negli anni Ottanta, per gli U.S.A. di Reagan, Gheddafi è il "Cane Pazzo", dittatore di uno "Stato canaglia", finanziatore di gruppi terroristici antiamericani in tutto il mondo. Il 15 aprile del 1986 Gheddafi, che dormiva e dorme ogni notte in una tenda diversa, sia per ragioni di immagine sia di sicurezza, viene attaccato militarmente. Perde una figlia adottiva, si salva, pare, perché avvisato in tempo da Craxi e Andreotti. L'attentato ad un aereo di linea che porta alla morte di centinaia di innocenti sul cielo di Lockerbie, Scozia, è attribuito ai libici, al rifiuto di consegnare i presunti attentatori scatta l'embargo che chiude totalmente i rifornimenti alla Libia. Ma la svolta è rapida, Gheddafi condanna nel '90 l'invasione del Irakena Kwait e nel 92 fa consegnare gli attentatori alle autorità britanniche. La rottura dell'embargo avviene mentre si va rapidamente modificando la stessa società libica. Gheddafi smessa la divisa militare si presenta sempre più come il solo difensore dell'islam - nel frattempo la resistenza integralista viene debellata con la stessa brutalità con cui in passato erano stati eliminati gli altri dissidenti - il paese si apre alla modernizzazione, al turismo, alle privatizzazioni. La Jamahiryya di oggi è uno Stato senza amministrazione reale, senza partiti politici e forze sociali organizzate, in cui 5 milioni di persone si contendono un discreto livello di benessere facendolo pagare ai tanti lavoratori stranieri e privi di diritti presenti nel paese, almeno 2 milioni. Un paese in cui diminuiscono i diritti delle donne ma che contemporaneamente si sta dotando di un ceto medio e in cui si sta formando una nuova classe dirigente. Un paese e un leader che governano col cinismo più assoluto utilizzando anche migranti e richiedenti asilo come arma per rapportarsi con l'occidente e che ha ricostruito un rapporto di affari e di interessi con l'Italia - primo partner economico - uniti dall'identico cinismo.

Liberazione 30/08/2009, pag 2

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