domenica 20 settembre 2009

Thailandia, rossi pro-Thaksin in piazza

In occasione del terzo anniversario del golpe che depose Thaksin Shinawatra, i suoi sostenitori sono scesi in piazza a Bangkok chiedendo le dimissioni del premier Abhisit. E l'amnistia per il loro beniamino. Il paese rimane diviso in due e i grattacapi per il governo arrivano anche dai suoi sostenitori

Junko Terao
Domenica 20 Settembre 2009

Le dimissioni del primo ministro Abhisit Vejjajiva, nuove elezioni e l’amnistia per l’ex-premier condannato per corruzione, il tycoon delle telecomunicazioni Thaksin Shinawatra: in occasione del terzo anniversario del colpo di stato che depose il ‘Berlusconi thailandese’ nel settembre del 2006, ieri i suoi sostenitori – indosso la maglietta rossa d’ordinanza - sono scesi in piazza in 25mila nella capitale Bangkok, avanzando a gran voce richieste precise. La pioggia torrenziale non ha scoraggiato i militanti del Fronte unito per la democrazia contro la dittatura (Udd), che si sono dati appuntamento in mattinata davanti alla sede del governo, per poi dirigersi verso l’abitazione di Prem Tinsulanonda, il principale consigliere dell’amato re Bhumibol Adulyadej accusato dalle magliette rosse di essere il macchinatore segreto del golpe del 2006. A dare man forte e aizzare i suoi, incitandoli a “resistere” e a continuare a protestare “per la vera democrazia” è intervenuto telefonicamente dal suo esilio dorato di Dubai proprio lui, Thaksin in persona, che da mesi a questa parte non rinuncia a simili occasioni per ricordare che lui c’è e lotta con loro. “Non lasciatemi morire in mezzo al deserto”, è stato il messaggio rivolto ai suoi, insieme alla promessa che “se tornerò lavorerò per il popolo”. L’ex premier ha persino cantato per loro, chiedendo di “trovare un modo per farmi tornare a lavorare per il paese”. E i thailandesi arrivati numerosi nella capitale dalle campagne - grande bacino di consenso del tycoon – si stanno dando da fare. Il 17 agosto scorso in migliaia si sono presentati fuori dal palazzo reale per consegnare una petizione firmata da almeno 3,5 milioni di cittadini, per chiedere al re Adulyadej di concedergli il perdono. Un’amnistia che consentirebbe a Thaksin non solo di tornare, ma soprattutto di partecipare alle elezioni generali che con molta probabilità si terranno l’anno prossimo. Il paese è ancora chiaramente diviso in due e Abhisit, dopo 9 mesi di governo, non è ancora riuscito a conquistare la fiducia nelle campagne. E difficilmente ci riuscirà, lui, figlio dell’aristocrazia arrivato al governo col sostegno delle potenti elite urbane e dei militari. Memore delle proteste dei mesi scorsi degenerate in violenza – l’ultima ad aprile –, esercito e polizia ieri hanno dispiegato grandi quantità di uomini: strade chiuse, barricate, checkpoint e il mandato di arrestare i facinorosi. Bangkok non è nuova allo stato d’emergenza, decretato più volte a partire dagli ultimi mesi del 2008, quando fiumi di persone si erano riversate nelle piazze, chi pro e chi contro Thaksin. Proprio la protesta delle ‘magliette gialle’ del Pad (Alleanza del popolo per la democrazia), colore scelto dagli oppositori del tycoon e del governo di suoi fedelissimi eletto dopo il colpo di stato, aveva portato nel novembre scorso alla caduta di quel governo, complice l’intervento della Corte suprema che con una sentenza tempestiva aveva dichiarato fuorilegge due partiti della coalizione al potere. Ed è il modo in cui Abhisit è salito al comando il suo maggior punto debole, su cui i suoi oppositori fanno leva gridando al ‘complotto’ e invocando elezioni democratiche. Ma i grattacapi per Abhisit ieri sono arrivati anche da parte dei suoi. Un’altra manifestazione, questa volta ‘gialla’, ha fatto alzare la tensione al confine con la Cambogia, dove i militari dei due paesi presidiano da tempo il tempio Preah Vihear, patrimonio dell’umanità e oggetto di contesa tra i due vicini. Le magliette gialle, circa 2000, rivendicando la sovranità della terra circostante il tempio e accusando il governo di non fare abbastanza per proteggerla, si sono scontrati con gli abitanti della zona. In passato i due eserciti hanno anche aperto il fuoco, mietendo vittime.

http://www.lettera22.it/showart.php?id=10855&rubrica=97

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