domenica 8 febbraio 2009

Cosa si muove in Asia centrale

Di Claudio Buttazzo, redazione www.comunistinmovimento.it

La geopolitica mondiale è in rapida trasformazione. La presenza militare nordamericana, che si era venuta consolidando nelle Repubbliche ex-sovietiche dell’Asia centrale, va inesorabilmente affievolendosi, mentre, di pari passo, si assiste a un graduale riavvicinamento di queste Repubbliche alla rinnovata potenza russa.

Il 5 febbraio si è svolto a Mosca un summit dei capi di Stato di Russia Armenia, Bielorussia, Kazakhstan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan. Nel corso dell’incontro, il presidente del Kirghizistan ha annunciato che il proprio governo ha chiesto agli Usa di chiudere la propria base militare nel paese, costruita negli anni scorsi col pretesto di un supporto logistico per la guerra in Afghanistan. Il governo kirghiso sostiene che l’Afghanistan ha ormai un proprio governo, delle proprie istituzioni politico-statali, delle proprie forze armate e una propria struttura statale. Pertanto, gli scopi della guerra sono ormai raggiunti e non vi è alcun motivo perché i paesi della Nato continuino la propria ingerenza negli affari interni afghani. Di qui, la richiesta al governo Usa per l’immediata chiusura della loro base in Kirghizistan.

Ma questo è solo un dettaglio rispetto alla vera, clamorosa novità venuta dal summit. I sei paesi partecipanti hanno concluso un accordo per la creazione di una forza comune di reazione rapida. Una decisione che si inserisce nell’impegno di Mosca di creare in tempi rapidi un contrappeso militare alla Nato, la cui espansione a Est giustamente preoccupa il Cremlino.

E’ stata anche decisa la creazione di un fondo comune, per l’ammontare di 10 miliardi di euro, finalizzato a sostenere l’uscita dalla crisi e la ripresa economica nei paesi interessati. In pratica, viene creata una vera e propria comunità economica euroasiatica, destinata probabilmente in futuro a trasformarsi in qualcosa di più solido, sulla falsariga dell’Unione europea.

La firma dell’Accordo sulla sicurezza (Odkb) è stata annunciata dal presidente armeno Serge Sarkisjan. “Tutti i partecipanti – ha dichiarato il presidente russo Dmitry Medvedev – hanno convenuto sulla necessità di creare una forza di reazione rapida. Secondo Medvedev, l’Odkb è necessario ed esso è in grado di reagire in modo flessibile ad un’ampia gamma di minacce, quali: aggressioni esterne, terrorismo internazionale, criminalità organizzata, narcotraffico, gestione di calamità naturali e disastri industriali.

Per quanto riguarda l’apporto dei singoli Stati al fondo economico anticrisi, il presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, ha riferito che, dei 10 miliardi di euro previsti, 7 miliardi e mezzo saranno stanziati dalla Russia, un miliardo dal Kazakhstan e il resto sarà a carico dei restanti Stati.

Alla vigilia del vertice, in un incontro bilaterale, Russia e Bielorussia avevano raggiunto un accordo per la creazione di un sistema di difesa aerea comune.

Successivamente, il portavoce del governo Kirghizo, Ajbek Sultangazijev, ha specificato ch la base statunitense di Manas, situata peraltro in prossimità di basi militari russe, sarà chiusa nonostante le dichiarazioni rilasciate dall’ambasciatore Usa, secondo cui dei colloqui sarebbero ancora in corso sulla questione. Ha specificato che la base Usa crea inquietudine tra i numerosi cittadini di fede islamica nel paese e ha inoltre ribadito le accuse al governo Usa per l’uccisione, da parte di soldati statunitensi della base, di un camionista kirghiso durante un controllo di sicurezza.

Occorrerà ora vedere se sull’intero arco delle questioni affrontate nel vertice dei sei paesi avrà un qualche effetto correttore la successiva apertura di Obama sulla riduzione degli armamenti.

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