martedì 17 febbraio 2009

Il Cavaliere e il Padrino

Cosa c’è scritto nel “Piano di rinascita democratica” di Licio Gelli, capo della Loggia P2

«Guardo il paese, leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza pezzo per pezzo. Dovrei avere i dritti d’autore. Ho scritto tutto trent’anni fa»

Maria R. CalderoniEra nascosto nel doppiofondo di una valigia, quella di sua figlia Maria Grazia: la Guardia di Finanza lo scopre e lo sequestra all'aeroporto di Fiumicino dove la donna era appena atterrata un giorno di luglio del 1982: è il documento numero 1, il Programma di Licio Gelli, quello che il capo della loggia Propaganda 2, P2 per gli amici, ha intitolato senza battere ciglio "Piano di rinascita democratica". Quello appunto reso noto e pubblicato negli atti della Commissione parlamentare d'inchiesta che indagò sulla loggia piduista e riferì al Parlamento dopo due anni e mezzo di lavori.Capitolo per capitolo. Il testo è lungo diverse cartelle e suddiviso in varie parti, data di nascita 1979, trent'anni fa. Rileggiamolo punto per punto.Premessa «Va rilevato che i programmi a medio e lungo termine prevedono ritocchi alla Costituzione successivi al restauro delle istituzioni fondamentali». E precisamente. Giustizia . Modifica della Costituzione per quanto riguarda: 1) «Responsabilità del Guardasigilli verso il Parlamento sull'operato del Pm»; 2) «Riforma del Consiglio superiore della magistratura che deve essere responsabile verso il Parlamento». Governo . Modifica della Costituzione: 1) «Per stabilire che il presidente del Consiglio è eletto dalla Camera all'inizio di ogni legislatura e può essere rovesciato soltanto attraverso l'elezione del successore; 2) «per stabilire che i ministri perdono la qualità di deputati». Parlamento . Modifica della Costituzione «per dare alla Camera preminenza politica (nomina del Primo Ministro) ed al Senato preponderanza economica (esame del bilancio)». E «per effettuare in uno stesso giorno ogni 4 anni le elezioni nazionali, regionali e comunali». Presidente della Repubblica . Modifica della Costituzione per «ridurre a 5 anni il mandato, sancire l'ineleggibilità ed eliminare il semestre bianco». Regioni . Modifica della Costituzione «per ridurne il numero e determinarne i confini secondo criteri geoeconomici più che storici». Sindacato . «Regolare la vita dei sindacati limitando il diritto di sciopero nel senso di: 1) introdurre l'obbligo di preavviso; 2) escludere i servizi pubblici essenziali (trasporti, pubbliche amministrazioni in genere); 3) limitare il diritto di sciopero alle causali economiche ed assicurare comunque la libertà di lavoro». Scuola . «Selezione meritocratica». Stampa . «Abolire tutte le provvidenze agevolative con onere del pubblico erario, e abolire il monopolio Rai-Tv».Il Piano prevede anche, nell'ambito del capitolo "Programmi", la riduzione del numero dei parlamentari, l'abolizione delle province; l'abolizione della validità legale dei titoli di studio; la responsabilità civile (per colpa) dei magistrati; la normativa per l'accesso in carriera (esami psico-attitudinali preliminari). E, nota bene, la «concessione di sgravi fiscali ai capitali stranieri per agevolare il ritorno dai capitali dall'estero».Questa la cornice, il "contenitore" ben delineato e a prova di forza (esecutivo in botte di ferro). Ma poi occorrono i "Procedimenti" - cosa e come fare a breve, medio e lungo termine -: anch'essi indicati nel Piano in modo dettagliato. E', in sostanza, il "mondo politico" tenuto in pugno. Ed ecco come. «Selezionare gli uomini e affidare ai prescelti gli strumenti finanziari sufficienti a permettere loro di acquisire il predominio nei rispettivi partiti» (con tanto di nomi e cognomi, e precisamente: «Mancini, Mariani e Craxi per il Psi; Visentini e Bandiera per il Pri; Orlandi e Amidei per il Psdi; Andreotti, Piccoli, Forlani, Gullotti e Bisaglia per la Dc; Cottone e Quilleri per il Pli; Covelli ("eventualmente", sic) per la Destra Nazionale»).Se però questi politici, pur abbondantemente foraggiati, non rispondono allo scopo, allora bisogna aggiornare la tattica. E precisamente: «Usare gli strumenti finanziari stessi per l'immediata nascita di due movimenti, l'uno sulla sinistra (a cavallo fra Psi-Psdi-Pri-liberali di sinistra) e l'altro sulla destra (a cavallo tra Dc e Destra nazionale)». L'abbiamo visto, l'abbiamo visto...Un occhio attentissimo, poi, bisogna dare «alla stampa (e ai giornalisti): occorrerà «redigere un elenco di almeno 2 o 3 elementi per ciascun quotidiano o periodico... Ai giornalisti acquisiti dovrà essere affidato il compito di "simpatizzare" per gli esponenti politici di cui sopra». E quali e quanti giornali? Il Piano è anche qui molto preciso; questi, uno dietro l'altro, i giornali, quotidiani e periodici, da "influenzare": «Corriere della Sera, Giorno, Giornale, Stampa, Resto del Carlino, Messaggero. Tempo, Roma, Mattino, Gazzetta del Mezzogiorno, Giornale di Sicilia, Europeo, Espresso, Panorama, Epoca, Oggi, Gente, Famiglia cristiana». Un orizzonte a 360 gradi. Mica scemo.Questo è il «primo tempo». Il Piano Gelli passa poi al «secondo tempo». E cioè. «Acquisire alcuni settimanali di battaglia; coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso una agenzia centralizzata; coordinare molte tv via cavo con l'agenzia della stampa locale; dissolvere la Rai-Tv in nome della libertà di antenna». Quanto ai sindacati - materia importantissima nel programma piduista - «la scelta prioritaria è la sollecitazione alla rottura, seguendo cioè le linee già esistenti in certi settori della Cisl e della Uil, per poi agevolare la fusione con gli autonomi, acquisire con strumenti finanziari i più disponibili fra i confederati allo scopo di rovesciare i rapporti di forza all'interno dell'attuale Trimurti», sic. Dulcis in fundo, nota bene: «Detti programmi possono essere esecutivi, occorrendo, con normativa d'urgenza, cioè con decreti legge», sic sic. Un bel giro d'orizzonte, che ci è purtroppo familiare, oggidì. A suo tempo, il presidente della Commissione parlamentare sulla P2, l'on. Tina Anselmi (Dc), sottolineò senza giri di parole «l'ampiezza e la gravità di tale piano, che coinvolge, ad ogni livello di responsabilità, gli aspetti più qualificati della vita nazionale». Tanto che, «a questa vasta e complessa operazione può essere riconosciuto un disegno generale di innegabile valore politico»; il quale - sempre secondo la Anselmi - si traduce essenzialmente in uno «strumento di intervento per operazioni di controllo e di condizionamento» (buono anche ai giorni nostri?).Licio Gelli oggi ha quasi novant'anni. Sia pure agli arresti domiciliari, vive da gran signore nella sua villa di Castel Fibocchi (al momento dell'arresto, a Cannes, dove si era rifugiato dopo la fuga, la polizia gli pizzicò 2 milioni di dollari in lingotti d'oro); e se la spassa un sacco, atteggiandosi pur sempre a maestro e propinando articoli, interviste e comparsate tv, mediante i quali guarda e giudica dall'alto le cose e gli uomini della politica italiana, qui e ora. Giustamente soddisfatto. Anzi gratificato. Ne ha di che. I suoi uomini infatti ancora sono lì dentro, lì dove c'è il potere. A cominciare dal number one, il presidente oltranzista Berlusconi. Nel famoso elenco, 962 nomi, lui aveva bensì la tessera numero 625 («fu Roberto Gervaso, mio amico, a presentarmi Gelli, non ho mai pagato la quota, ero un semplice libero muratore apprendista»...); ma ha scalato la vetta con una velocità da lasciare a bocca aperta (o forse no...) ed è lui ora il primo. Anzi, Il Primo e Il Migliore, parola di Gelli, «Berlusconi è un uomo fuori dal comune. Un uomo del fare. Di questo c'è bisogno in Italia: non di parole, di azioni».Ma non solo lui. All'elenco piduista, in queste ore, gli abbiamo ridato un'occhiata, tanto per rinfrescare la memoria (quell'elenco «fu un memorabilissimo casino - scrive Stefano Di Michele nel suo "I magnifici anni del riflusso", Marsilio - Si trovò, si fa per dire, ogni ben di Dio, generali e manager, giornalisti e politici»). E, tra quei quasi mille, è pur vero che alcuni ancora risultano ben piazzati là dove si decide, fuori e dentro il governo del Cavaliere. Ma è lo spettacolo d'insieme a impressionare. Lo dice con disarmante arroganza lo stesso Licio Gelli, in una intervista a Repubblica , settembre 2003. «Guardo il Paese, leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo per pezzo. Forse sì, dovrei avere i diritti d'autore. La giustizia, la tv, l'ordine pubblico. Ho scritto tutto trent'anni fa».

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Punto per punto, il piano sta diventando realtà

Direzione Gelli La strada percorsa

Da Telemilano a Mediaset, l’assalto ai media riesce.
Lo “scudo fiscale” e i decreti a pioggia; il sindacato sotto scacco
e la Costituzione a tiro di modifiche

Veramente l'aveva già detto - anzi scritto - Umberto Bossi, in quel suo libro dato alle stampe nel 1995 - "Tutta la verità", Sperling&Kupfer - pagina 31-32. «Berlusconi è la materializzazione di un sogno antico, accarezzato da quel tale Licio Gelli... Andate a rileggervi il "Piano di rinascita". Forza Italia è un partito tutt'altro che nuovo, è la riedizione - con lo stile e i mezzi degli anni Novanta - delle "premonizioni" gelliane. Al pari della Loggia P2, il partito berlusconiano è un'invenzione di uomini di potere, una creatura costruita in laboratorio e messa in circolazione attraverso il monopolio televisivo privato». E di seguito: «La P2 era nata per tutelare grandi interessi affaristico-massonici attraverso il controllo del potere politico e dei corpi dello Stato; Forza Italia nasce allo scopo di preservare il potere politico-affaristico del gruppo Fininvest e delle "entità" che lo hanno generato, non più tutelato dall'asse di ferro Dc-Psi».Premessa e analisi giuste, però poi Bossi a quanto pare ci è passato sopra; ma, a proposito, che ne è stato, della «materializzazione del sogno accarezzato da quel tale Licio Gelli»?Ne è stato (e ne è). Nascita di due partiti strategici , a destra e a sinistra. Sicuramente uno è il Partito della Libertà, proteso oggi a inglobare anche An (e, nell'ottica gelliana, sull'altro versante, potrebbe andar bene il Pd...). Ripartizione di competenze fra le due Camere . Data dal 1997 il Progetto Bicamerale, al lavoro soprattutto Massimo D'Alema e Silvio Berlusconi, leader dei maggiori schieramenti. Progetto allora fallito, ma sempre in agenda, e sempre perseguito, come si vede soprattutto in questi giorni.Divisione tra ruolo del Pm e del giudice; responsabilità del Csm verso il Parlamento . Entrambi obiettivi anch'essi da sempre nell'agenda politica di tutti i governi Berlusconi (e parzialmente raggiunti, lodo Alfano).Riduzione del numero dei parlamentari; abolizione delle province; abolizione della validità legale dei titoli di studio . Nel programma elettorale di Forza Italia e Popolo delle libertà, sempre all'attenzione. Concessione di sgravi fiscali per il ritorno dei capitali esportati . Misura più che realizzata, sotto forma del condono detto "scudo fiscale".Controllo dei media . Tre canali televisivi acquisiti; controllo (diretto o indiretto) di svariate testate giornalistiche; propri uomini ben fidati collocati sia ai piani alti che a quelli bassi della tv pubblica (verso la quale continuano le manovre verso la privatizzazione): è questa la vicenda paradigmatica che merita di essere raccontata più estesamente. E' il Lodo Mondadori, ad esempio, detto anche la Guerra di Segrate. E' lo scontro finanziario all'ultimo sangue che vede Silvio Berlusconi e Carlo De Benedetti in lotta per la conquista del gruppo Mondadori, tra plurimi clamorosi processi, avvocati corrotti e corruttori, governo e partiti in campo: prendi la Mondadori e scappa, alla fine il Cavaliere ce la fa e diventa padrone di Panorama, Epoca (oggi defunto) e di tutto il resto del più forte gruppo editoriale italiano, mentre alla Cir di De Benedetti restano La Repubblica e L'Espresso . Ed è l'incredibile scalata della Finivest nel campo dell'editoria e della comunicazione televisiva, pronuba la famosa Legge Mammì (fortissimamente voluta da un grande amico di nome Bettino Craxi). Nata nel 1978, inizia da una Società Europea di Edizioni che controlla il Giornale ; l'anno dopo arriva Telemilano, poi in sequenza ReteItalia e Publitalia; presto Telemilano, che va alla grande, si trasforma in Canale 5; nel 1983 il gruppo si espande ancora e acquisice Italia 1 e poi Rete 4 (1984), nonché il settimanale Sorrisi e canzoni , uno dei più importanti periodici di spettacolo e tv. Nel 1996, la Fininvest esce dalle attività televisive e fonda Mediaset, dove confluiscono i tre canali italiani, nonché Telecinco, la tv che nel frattempo è stata aperta in Spagna e ormai piazzata tra le più importanti reti iberiche. Ovvero il Biscione trionfante: una storia esemplare di come si dà l'assalto al settore-chiave dei mezzi di comunicazione, come Gelli comanda.Tanto per citare. Ma è la parte essenziale del Piano piduista, quella che la lunga mano berlusconiana si sforza egregiamente di portare avanti; la parte essenziale, vale a dire l'assorbimento degli apparati democratici della società italiana dentro le spire di un autoritarismo legale, alla Gelli appunto. Una manovra di lunga lena che ha subito una clamorosa accelerazione sotto l'alibi della tragedia Eluana Englaro. Un'accelerazione e anche un definitivo "svelamento".In sequenza e contemporaneamente: attacco al capo dello Stato; modifica della Costituzione (bolscevica) una volta per tutte; rafforzamento dell'Esecutivo, colpendo insieme l'autonomia legislativa del Parlamento (pioggia di decreti) e le prerogative dell'ordine giudiziario (la falsa riforma); deriva populista (la legge sono io), previo smantellamento dello Stato di diritto e dell'equilibrio istituzionale dei poteri.Sergio Flamigni, ex parlamentare Pci, storico del terrorismo, ha fatto parte della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla P2 e il suo giudizio è netto: «Licio Gelli ha ragione di essere soddisfatto dell'esecutivo Berlusconi, perché il Piano di rinascita della P2 è diventato il programma dell'attuale governo, in tutti i settori, dalla giustizia all'economia e alle riforme istituzionali. L'ispirazione fondamentale è quella». E' già tutto scritto. Firmato Gelli.

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"Il venerabile"
Chi è

Figlio di un mugnaio, pistoiese, classe 1919, Licio Gelli, da giovane fascista nel '35 parte volontario con la spedizione delle camicie nere in Spagna, a combattere nelle file di Franco. Torna in Italia nel 1939, militante attivo del Fascio di Pistoia, collaboratore fisso del settimanale locale della federazione e del Guf, l'organizzazione universitaria. Nel '43 aderisce alla Repubblica di Salò, e diventa ufficiale di collegamento tra il governo fascista e il Terzo Reich. Dopo la guerra, entra in contatto con la Cia attraverso Michael Ledeen ed è collaboratore di agenzie di "intelligence" britanniche e americane, nonché stretto amico di Peròn. E' "Maestro Venerabile" della P2, la Loggia segreta cui risultano iscritti politici, alti gradi militari, industriali, funzionari pubblici, giornalisti. Dopo la scoperta della lista-scandalo in seguito ad una ispezione della polizia, Gelli fugge in Svizzera, dove viene arrestato mentre, a Ginevra, cerca di ritirare decine di migliaia di dollari. Evade dal carcere e ripara in Sudamerica, prima di costituirsi nel 1987. Coinvolto nell'operazione Gladio; processato (depistaggio) per la strage di Bologna (85 persone uccise, 200 feriti); riconosciuto colpevole nella bancarotta del Banco Ambrosiano (un "buco" di 1,3 miliardi di dollari); rinviato a giudizio per l'associazione segreta P2. Nel 1994 è stato condannato a 12 anni di carcere. Attualmente è agli arresti domiciliari nella sua villa di Castel Fibocchi.

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Liberazione 14/02/2009, pag 14

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