lunedì 20 luglio 2009

Lazio, via libera all'autostrada-mostro

Roma-Latina, costi immotivati e sfregio ambientale
La protesta dei comitati

Daniele Nalbone
E fu così che il Lazio di Marrazzo divenne terra di grandi opere. Potrebbe essere questo, fra qualche mese, il messaggio di commiato della Giunta regionale guidata dall'ex presentatore di "Mi manda Rai3".
Oggi dalle 10 una foltissima rappresentanza di cittadini e agricoltori, pendolari e residenti, da Roma sud fino a Latina, da Cisterna a Valmontone, sarà in Consiglio, in via della Pisana, «per contestare», spiega Gualtiero Alunni, portavoce del Comitato "No Corridoio", «le scelte verticistiche della giunta regionale» che il 26 giugno ha dato un parere positivo ai fini dell'intesa sulla localizzazione al progetto del "Corridoio Intermodale" (un bel modo di dire "autostrada") Roma-Latina e della bretella Cisterna-Valmontone che collegherà la nuova grande opera con l'A1.
Costo dell'operazione: 2,2 miliardi di euro, di cui ben 1,4 miliardi per realizzare la Roma-Latina.
Un progetto, quello del Corridoio, nato nel lontano 1990 dall'allora giunta Landi, che iniziò a pensare a un collegamento tra Fiumicino e Valmontone, tra il litorale e l'A1, ma che venne fermato dalla protesta del Forum popolare Roma sud-ovest.
Quando gli interessi dei costruttori sembravano ormai sopiti, ecco nel 2000 insediarsi la giunta Storace che partorisce, a metà mandato, la proposta di realizzare, a nord, il corridoio Cecina-Civitavecchia, a sud la Fiumicino-Formia, 130 km di asfalto che avrebbero "mangiato" una quantità infinita di ettari di verde. E' la scintilla che fa scattare la protesta: nasce il Comitato No Corridoio, che allora riuniva, compatte, tutte le forze della sinistra e i sindacati degli agricoltori, che riesce a portare ben 10 mila persone, nel 2004, in corteo a Latina. Arrivano così le elezioni regionali del 2005 e in campagna elettorale il candidato de L'Unione, Piero Marrazzo, si scaglia violentemente contro l'idea del corridoio e della bretella. Il centrosinistra vince le elezioni, regionali e politiche, e quando tutto sembra risolto il ministro delle infrastrutture, il buon Antonio Di Pietro, e il presidente Marrazzo, nel natale 2006, come pacco dono per gli abitanti di Roma Sud e del Basso Lazio rilanciano il progetto dell'autostrada. Con il benestare di tutta la giunta di centrosinistra, «tanto che qualcuno, allora all'interno del Prc, tappezzò anche il territorio con manifesti dal titolo "Vittoria Pontina"» ricorda Alunni. Un progetto che, per il 75%, vedeva il tracciato combaciare con il percorso della strada statale Pontina, quindi "impattante ma non devastante" dal punto di vista ambientale, ma che, incredibilmente, registra un aumento dei costi di realizzazione di oltre il 40% in soli tre anni rispetto a quelli dell'era Storace. Ben 1,4 miliardi di euro a fronte degli allora previsti 850 milioni. «Un aumento esponenziale senza alcun motivo» denuncia Gualtiero Alunni: «abbiamo analizzato le tabelle dei singoli costi fra i due progetti, e gli operai percepiranno, tra un anno, il medesimo salario di quattro anni prima e il materiale, cemento, ferro e asfalto, potrà aumentare del 1-3%». Il tutto per un aumento plausibile «del 5% massimo, 40 milioni circa». Ma, ad oggi, siamo già a 500 milioni di euro di aumento immotivato.
Non solo. «Con le ultime varianti apportate al progetto», continua Alunni, «l'autostrada, che sarà ovviamente a pagamento, passerà fuori dall'area della Pontina per oltre il 60% e i poveri pendolari, se non vorranno pagare il pedaggio, dovranno fare una "via crucis" per rimanere comunque, alla fine, imbottigliati in file interminabili per entrare e uscire da Roma».
Da Aprilia Sud, inoltre, a Pomezia Nord, «chi percorrerà la Pontina, la strada italiana con il più alto indice di mortalità, continuerà a farlo a proprio rischio» perché quel tratto di 22 km circa, escluso dall'autostrada, non verrà adeguato né messo in sicurezza.
Inaccettabile, quindi, per la cittadinanza, il parere favorevole alla "grande opera" dato dalla Conferenza dei Servizi dell'8 luglio che non ha recepito le osservazioni né di decine di cittadini coinvolti dall'esproprio della propria terra, casa, attività, né del Wwf e di Italia Nostra, tantomeno delle aziende agricole e produttive, ma soprattutto non ha tenuto conto dei pareri contrari della Sovrintendenza, dell'ente "Parchi Roma Natura", dei consigli comunali di Pomezia e Ardea e delle 12 mila firme raccolte in calce alla petizione popolare. Nel 2010, quindi, inizieranno i cantieri per un progetto che getterà le basi al futuro GRA del Lazio, un raccordo autostradale che "aggirerà" Roma e «darà vita a un "mostro di mostri" di cemento e asfalto utile solo ai soliti speculatori privati ma devastante per pendolari, agricoltori e il territorio».
Un piano di perfetto accordo tra chi vuole cancellare del tutto il trasporto su ferro, poco remunerativo, a favore di quello su gomma (Moretti, ad di Trenitalia) e quanti potranno incassare milioni di euro per le grandi opere della Roma-Latina, Cisterna-Valmontone (Impregilo-Todini), e, perché no, del "secondo Gra di Roma" che raccorderà l'A1 con l'aeroporto di Fiumicino per la modica cifra di ulteriori due miliardi di euro (Averardi, dg di Anas). Il tutto per la gioia degli azionisti della cordata Cai che ha rilevato Alitalia che potranno così contare su collegamenti autostradali diretti per l'hub di Fiumicino dove gli interessi privati raggiungono l'apice e hanno un nome e cognome: quarta e quinta pista, nuova aerostazione e cementificazione di un area di 150 ettari di campagna che va dall'attuale aeroporto fino al castello di Maccarese, con tanti saluti ad altre decine di aziende agricole, casali abitati, imprese artigiane e vie d'acqua per la gioia del suo proprietario, il gruppo Benetton, voce grossa all'interno di Cai.
Questi i motivi per cui rimarranno inascoltate in quanto poco remunerative dal punto di vista economico, le proposte del Comitato No Corridoio e dei firmatari dell'appello, fra i quali i consiglieri regionali Peduzzi (Prc), Grosso (Pdci) e Celori (ex An) e diversi sindaci del Basso Lazio, di intervenire nell'adeguamento in sicurezza della Pontina, del miglioramento della linea ferroviaria Roma-Latina e Nettuno-Campoleone e della costruzione della metropolitana Roma(Laurentina)-Pomezia-Ardea: «opere che ridurrebbero l'inquinamento, i costi di costruzione, i tempi di percorrenza e l'impatto ambientale, tutelando le attività agricole e produttive che non verrebbero chiuse, i parchi che non sarebbero tagliati in due e le decine di abitazioni che non verrebbero abbattute».

Liberazione 17/07/2009, pagina 8

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