domenica 5 luglio 2009

Petrolio iracheno, via agli appalti

Prima gara vinta dalla Bp e dalla cinese Cnpc

La gigantesca torta del petrolio iracheno all'asta. Il Paese, come ha dichiarato alla vigilia della apertura delle gare di appalto il premier al Maliki, «naviga su un mare di petrolio» e i rappresentanti di 35 compagnie internazionali nel campo dell'energia, due delle quali italiane, sono accorsi ieri a Baghdad per partecipare alla grande gara pubblica per lo sfruttamento di otto giacimenti di gas e petrolio.
La maxigara, che si svolge fra ieri e oggi, è la prima da quando gli americani hanno occupato il Paese e deposto nel sangue Saddam Hussein. Il primo ministro Nouri al Maliki ha aperto la gara con una cerimonia formale all'hotel Rashid, alla presenza di ministri e ambasciatori proprio nel «giorno della sovranità nazionale» indetto dal governo per festeggiare il ritiro dei soldati dalle città dell'Iraq. Le procedure della gara, ha detto il ministro del Petrolio Hussein al Sharistani parlando ai presenti, «sono aperte ai media per informare il popolo iracheno e assicurare che il suo diritto non venga compromesso». Non sarà proprio così, ma certo la procedura è più trasparente che ai tempi di Saddam (e di Bush).
Le compagnie presenti competono per lo sfruttamento di alcuni fra i principali giacimenti petroliferi del paese, fra cui quelli meridionali di Zubair e Rumaila e quello settentrionale di Kirkuk.
Questi sono già stati assegnati e a vincere sono state la britannica Bp e la cinese Cnpc. Il giacimento, ha riferito il ministro del petrolio iracheno, ha riserve pari a 17,7 miliardi di barili. Bp e Cnpc hanno vinto un contratto della durata di 20 anni e hanno sei anni di tempo per aumentare la produzione di Rumaila a 2,85 milioni di barili al giorno. Mentre l'Eni ha ritirato una proposta, giudicata ottima dal punto di vista tecnico, dopo che il governo aveva chiesto di abbassare del 50% la valutazione sui costi di estrazione.
Per il gas sono in gara il giacimento di Akkas nel deserto occidentale e quello di Mansuriya nel centro dell'Iraq. In gara sono otto compagnie americane, quattro giapponesi, quattro cinesi, tre britanniche, due russe, due italiane, due australiane. Germania, Olanda, Spagna, Danimarca, Canada, Corea del Sud, India, Francia, Malaysia, Indonesia e India concorrono ciascuna con una compagnia.
Le prospettive di guadagno sono enormi: l'Iraq è il terzo paese produttore di petrolio dell'Opec con 2,4 milioni di barili al giorno, che il governo spera di portare a 4 milioni di barili una volta avviato lo sfruttamento dei nuovi giacimenti. Secondo le stime le riserve di petrolio iracheno sono fra i 115 e i 215 miliardi di barili, assieme a quelle iraniane e saudite quelle destinate a durare più a lungo. Le riserve dell'Arabia Saudita, primo paese esportatore, sono stimate attorno ai 267 miliardi di barili. Dopo la gara, il governo iracheno avrà a disposizione molti soldi per ricostruire.
r. e.

Liberazione 01/07/2009, pagina 9

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