lunedì 26 aprile 2010

Cosa si fabbrica in Sinistra e libertà?

Cosa succede nella coalizione guidata da Nichi Vendola. Il dibattito si polarizza e il congresso slitta

I dubbi di Sel: fabbrica o partito?
Dentro o fuori dal bipolarismo

Checchino Antonini
Fabbrica o Partito? Insomma, quale sarà il destino di Sinistra ecologia e libertà? Voleva essere il nuovo che avanza e invece sconta un risultato elettorale striminzito dentro cui spicca solo la figura del suo leader, Nichi Vendola, un po' innovatore e un po' populista.
L'ultima a uscire è stata Katia Bellillo da Perugia. Ministra con D'Alema e Amato, era uscita dal Pdci con Umberto Guidoni all'indomani della disfatta arcobaleno. Ora lascia anche Sinistra ecologia e libertà che pure aveva contribuito a far nascere. Ha scritto a Vendola per dirgli che vorrebbe lavorare più liberamente per «superare la diaspora» tra le due formazioni della sinistra. Una divisione che giudica «insensata». Ora dice di sé di essere una «nomade, ma vicina alla Federazione» e di lavorare all'«abbattimento di steccati». Pensava alla Linke e, invece, s'è ritrovata in un recinto striminzito e litigioso. Va via per «ritrovare la passione politica e le ragioni della sinistra, quelle dell'emancipazione delle persone e del lavoro e contro il sistema bipolare». Insomma il dibattito che sembra tagliare in due Sel - Fabbrica o Partito - non l'appassiona perché tutto subalterno al bipolarismo.
Ma quel dibattito è tutt'altro che risolto. Alle voci che Nichi Vendola non ne possa più della sua creatura si è sovrapposta la smentita di Elettra Deiana che ha messo in rete, sul sito ufficiale, il resoconto del comitato nazionale di Sel (coordinamento nazionale più comitato scientifico più coordinamenti regionali) contro le ricostruzioni di fantasia. Da parte sua, Fabio Mussi, altro socio fondatore, rivendica posti per Sel nelle giunte di centrosinistra. Rivendica la palma di terza forza del centrosinistra ma si scontra con la medesima rivendicazione firmata da Riccardo Nencini per conto del Ps. Chi bara? Mussi o Nencini che conta tra i suoi anche i socialisti eletti con le liste di Sel? Questo è uno dei punti. Dove elegge la coalizione vendoliana elegge socialisti o, comunque, "signori della preferenza", anche in Puglia (e tutti maschi). E, comunque, è dentro la crisi della sinistra anche lei. Al punto che sembra difficile rivendicare a sè il successo di Nichi che, invece, dell'inadeguatezza di tutti, senza eccezioni, ha parlato spesso, ad esempio al congresso dell'Arci. Così, mentre Claudio Fava preme perché Sel «non sia più una somma di storie ma diventi stabile sostanza politica» e indica le date del congresso rinviato a dopo l'estate (22-24 ottobre), Nichi, concludendo i lavori del 17 ultimo scorso, lanciava gli stati generali dell'associazionismo, del mondo sindacale e politico e della cultura» per un altro percorso progettuale. Ricorda molto il big-bang della sinistra auspicato da Bertinotti e, infatti, i due sono più vicini che mai.
La nuova polarizzazione, tuttavia, descrive una geografia interna che non coincide più con quella delle storie di origine. «Se proprio la vogliamo vedere la polarizzazione c'è solo da parte di chi non ha ancora compreso cosa siano le Fabbriche, luoghi di sperimentazione, di iniziativa, in Puglia sono stati anche comitati di scopo per l'elezione di Nichi - spiega a Liberazione Gennaro Migliore - ma non saranno concorrenti del partito, ossia non si presenteranno alle elezioni autonomamente. Credo che il partito sia necessario e il 25 aprile partirà il tesseramento. Le Fabbriche, che non sono un luogo di Sel ma sono frequentate anche da chi vota per altri partiti del centrosinistra, cominciano a spuntare, ognuna ha un comitato di gestione, sono collegate tra loro da pratiche, percorsi e obiettivi: costruire forme più democratiche e una nuova generazione politica. Sel deve apprendere da quelle modalità».
«Il dibattito è appena abbozzato, la cosa che temo di più è che si crei una contrapposizione tra le Fabbriche e una cosa che somigli a un partito, a un soggetto non liquido - interviene Alfonso Gianni, che nella cartografia di Sel si potrebbe collocare al centro di quella polarizzazione - evitiamo di considerare le Fabbriche come gli organismi di massa di un partito oppure di considerarle come totalmente autonome, strutture di base di un'altra cosa. Sarebbe davvero innovativo considerarle uno dei modi con cui il partito si organizza nei territori. Per questo ho evocato la discussione che ci fu, all'inizio degli anni 70 nel Pci, sul rapporto tra consigli di fabbrica e sindacato. Il rapporto classico tra partito e movimento non c'entra perché il movimento è un corpo sociale, le Fabbriche sono già aggregazioni di tipo politico».
Insomma tutti gli interlocutori disconoscono il quadro tratteggiato al termine del comitato nazionale ma il quadro resta fluido dentro e fuori Sel a partire dai movimenti nell'area dell'ex pm De Magistris dopo l'irrigidimento di Di Pietro sulla questione referendaria. Il quesito ambiguo e l'atteggiamento annessionista dell'ex di Mani pulite sta creando più di un imbarazzo alla periferia dell'Idv. Resta aperto anche il carattere populista della suggestione delle Fabbriche, cosa che nemmeno lo stesso Vendola negherebbe. Sarebbe un populista "antipopulista" e la sua fortuna sulle colonne dei giornali del gruppo De Benedetti sarebbe proprio in questa sua capacità implicita di stare dentro il bipolarismo e di salvarlo.
Per fortuna il quadro è fatto anche da movimenti concreti: dalla primavera referendaria alla costruzione del seguito alla manifestazione del 13 marzo, di un'opposizione sociale efficace al governo - anche col Pd. Ieri la Federazione della sinistra ne ha discusso in due incontri, prima con Bersani (quello del Pd), poi con una delegazione di Sinistra e libertà: «Gli incontri sono stati positivi - dice alla fine Paolo Ferrero - c'è una convergenza sulla necessità di porre l'emergenza sociale al centro del dibattito politico e si è aperto un confronto su possibili iniziative unitarie. La Federazione continuerà a stare nelle vertenze e nelle lotte ma stiamo lavorando per capire cosa si riesce a mettere insieme per ricostruire il conflitto sociale».

Liberazione 23/04/2010, pag 1 e 4

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