lunedì 26 aprile 2010

L'Italia spiegata alle colf filippine

Repubblica — 23 aprile 2010 pagina 1 sezione: PRIMA PAGINA
RAIMONDO BULTRINI ALLE PAGINE 39, 40 E 41

ZAMBOANGA (Mindanao) Come cuocere gli spaghetti al dente. Cucinare una lasagna al forno, fare il caffè con la moka. Si imparano anche i dettagli alla scuola per le colf filippine che vogliono venire in Italia: come riordinare una casa a Bari o a Roma, per esempio, o quali sono le abitudini delle famiglie del Belpaese, persino le mille parole del vocabolario che non si possono ignorare per essere una buona domestica. Anche a Zamboanga, città dell' incantevole arcipelago di Mindanao, si coltiva il sogno di tante filippine. Anche da questa scuola situata nella Casa di Carità costruita coi propri soldi da due missionari laici italiani, Mario ed Elisabeth Lizio, partono le donne che vanno a ingrossare l' esercito delle colf, molto richieste per professionalità e affidabilità, che lavorano nel nostro Paese. Il marito di Jaqui Mecansantos è già in Italia, fa il domestico a Palazzolo. «Aspettami caro, arrivo anche io», scherza mentre si fa fotografare assieme alle altre sue venti compagne del corso per colf e badanti di Zamboanga. La città della trentenne Jaqui e delle altre candidate al sogno italiano è un porto-franco dove non si pagano dazi e i grandi magazzini fanno affari con le merci scontate destinate soprattutto all' estero. L' 80 per cento del milione di abitanti è cattolico, vive al di sotto della soglia di povertà, e "presidia" l' ultimo avamposto della fede oltre il quale - tra Basilan, Jolo, Tawi Tawi - imperversano guerriglieri islamici e predoni. Jaqui è la più loquace tra le ragazze raccolte al secondo piano del Centro di Puericultura del dottor Rodes Agbulos, l' istituto che bisogna frequentare prima di iscriversi alla scuola di colf. Qui, c' è una stanza con dei letti da rifare, a turno le aspiranti donne di servizio rimboccano le lenzuola e le coperte sotto le quali sono adagiati manichini a dimensione naturale. SEGUE (segue dalla copertina) Le ragazze li sollevano dal materasso usando tutte le accortezze insegnate dagli istruttori per trattare le diverse forme di disabilità. Tra loro c' è un solo uomo tirocinante. Il motivo - dicono - è che le femmine qui sono dall' infanzia abituate ad accudire gli altri. E anche perché molti maschi sono comunque già partiti, per i Paesi del Medio Oriente, a Hong Kong e Singapore, in Malesia, o nell' altro emisfero, gli Stati Uniti e l' Europa. Sono tra gli otto e i dieci milioni gli emigrati filippini all' estero, 100mila solo in Italia, e le loro rimesse valgono il 13 e mezzo per cento del prodotto interno lordo. Jaqui è già stata a lavorare in Kuwait e in Arabia Saudita, ma sogna il nostro Paese e suo marito a Palazzolo praticamente ogni giorno, specialmente da quando i dirigenti del Centro di Puericultura di Zamboanga, dove insegnano anche Mario ed Elisabeth Lizio, le hanno promesso di completare la sua preparazione con un corso «take away» di italianità. Il pacchetto di due mesi inizierà, se tutto andrà secondo i programmi, subito dopo il tirocinio infermieristico che finisce il prossimo giugno. Prevede un migliaio di vocaboli essenziali, una cinquantina di frasi comuni, abitudini delle famiglie italiane, a partire dai dettagli sulle diverse misure igieniche, perfino il tipo di detersivo, documentari e diapositive. Si insegnano le ricette della cucina italiana, come insaporire senza troppe spezie esotiche le zuppe, le salse. A istruire Jaqui e le altre saranno Mario ed Elizabeth, appunto, principali artefici dell' iniziativa. Ma oltre ai loro consigli, l' ingresso dei candidati locali verso il nuovo mondo è facilitato da diversi altri fattori sentimentali oltre che economici. Prima di tutto Roma è la città del Papa e centro della fede cattolica trapiantata qui oltre cinque secoli fa. Al di là del buon umore contagioso delle candidate colf per l' Italia, non ci vuole molto a capire che tutte cercano di fuggire da una realtà difficile. Ma i problemi non nascono solo dalla povertà. Proprio dirimpetto alle coste di Zamboanga coi suoi 19 porti, si estende il Far West di Basilan e Jolo, dove operano i separatisti islamici «moderati» del Fronte Moro, gli spietati guerriglieri filo Al Qaeda di Abu Sayyaf oltre a bande di ex pirati, contrabbandieri e rapitori su commissione. Anche Elizabeth e Mario, pur non essendo ricchi, sanno che il pericolo è sempre in agguato. Prendono infatti diverse precauzioni, prima tra tutte quella di «vivere in amicizia con i nostri vicini che abitano nelle baracche in condizioni miserabili», come spiega "fratel" Mario. I Lizio hanno sette figli, e alloggiano sulle colline di San Roque, ai piani superiori della Casa di Carità che ospita i corsi integrativi di colf e badanti che sperano in un ingaggio in Italia. Nel grande salone dove insegneranno usi e abitudini del Belpaese, hanno affisso mappe geografiche dello stivale e delle isole, copie di dipinti celebri del nostro Rinascimento, vedute idilliache delle città storiche. Sul tavolo fanno bella mostra pile di libri divulgativi della storia e del costume, ricette, dizionari di italiano, chavacano e tagalog (la lingua nazionale filippina). In un' altra stanza sono le cucine con i fornelli e le attrezzature. Elizabeth è stata anche premiata dalla presidente delle Filippine per l' impegno della sua Ong (http://www.lafilippiniana.it) in una parrocchia di Cerro sul lago Maggiore, dove già addestrava all' "italian way" centinaia di domestici e badanti suoi connazionali, Poi nel 2008 i coniugi hanno deciso di venire qui e lavorare alla fonte del flusso di immigrazione, tradizionalmente concentrato più a nord, nelle province di Luzon e nel resto dell' Arcipelago di 7000 isole dove vivono quasi 100 milioni di abitanti. Ma come sempre le scelte difficili incontrano anche ostacoli sul cammino. I corsi di Mario e «Lisa» a Zamboanga non hanno infatti ancora le autorizzazioni per essere avviati ufficialmente, e allora hanno deciso di iniziarli gratis, in attesa dei tempi della burocrazia locale e - "perché no?" - di una grazia della Madonna del Pilar, alla quale si rivolgono da secoli con immutata fiducia gran parte dei cattolici locali. Jaqui, Donavel e molte delle altre tirocinanti hanno già detto che pagherebbero volentieri i 15mila pesos, poco meno di 250 euro, richiesti per le spese di manutenzione del centro. Il problema è che nessuno può garantire un ritorno del relativamente gravoso investimento. Il sogno si può realizzare solo se ci sarà una chiamata diretta dall' Italia di qualche famiglia o struttura ospedaliera, sia tramite il centro di formazione di Mario e Lisa a San Roque, che attraverso i consolati o le ambasciate, vincolate a rigide normative di selezione. A dare meglio l' idea del tipo di immigrazione che parte da Zamboanga, c' è da dire che sia Jaqui, che Donavel e le altre, appartengono a una classe media educata, sebbene a basso reddito. Ma nemmeno loro sono sfuggite in passato ai venditori di viaggi dell' illusione. «Ci sono agenzie di cosiddetto collocamento - spiega Jaqui - che mettono volantini alla ricerca di manodopera o si pubblicizzano su Internet. Spesso incassano gli anticipi dopo un colloquio al ristorante o a casa di noi candidati, e - se non sono già spariti subito - ti abbandonano senza troppi complimenti su qualche molo straniero dopo aver preso il resto dei soldi». Di certo i filippini sanno che nemmeno l' Italia è la terra dove si materializzano le fiabe. Tra le bancarelle dei mercati e nei negozi di Dvd va a ruba il film Milan, a metà tra il polpettone sentimentale e il documento-verità sulla triste sorte dei clandestini diretti verso i nostri confini, spesso vittime di trafficanti e connazionali senza scrupoli. Mostra che il viaggio della speranza può trasformarsi in un incubo, senza l' aiuto di un' istituzione e lo spirito caritatevole di qualche buon samaritano. Da parte loro le studentesse della scuola di colf e di quella di puericultura ce la mettono tutta. Anche a costo di bruciare molte padelle per imparare a cucinare spaghetti aglio e olio.
RAIMONDO BULTRINI

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/04/23/nella-scuola-delle-colf.html

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