lunedì 26 aprile 2010

La rete della rivolta. Come i blog stanno già trasformando il paese

«Il 70 per cento degli iraniani ha meno di 30 anni. Nel 1979, quando la rivoluzione islamica dell'ayatollah Rouhollah Mussawi Khomeini mise fine alla monarchia dei Pahlavi, questi giovani non erano nemmeno nati. Loro sono i figli di una rivoluzione che non hanno fatto, che non hanno voluto e che sempre hanno contestato. Solo questo totale rifiuto della cultura teocratica e delle rigide regole imposte da una rivoluzione non voluta, giustifica la presenza coraggiosa, e in un certo senso anomala, di molti giovani, in gran parte non politicizzati, nelle strade di Teheran, Isfahan, Shiraz e tante altre città iraniane». Nato a Teheran nel 1951 da padre iraniano e madre italiana, Ahmad Rafat vive in Italia è fa il giornalista, è corrispondente nel nostro paese dell'emittente televisiva statunitense Voice of America , e nel 2008 ha ricevuto il Premio Ilaria Alpi. Con Iran. La rivoluzione online , che ha pubblicato per l'editore fiorentino Cult (pp. 157, euro 16,00), ha tracciato il primo ritratto dell'"onda verde che travolge il paese degli ayatollah"; un volume, coreddato da decine di foto che documentano le proteste dei giovani iraniani, che offre una sorta di documentazione in diretta dal cuore stesso del movimento che, sorto per contestare l'esito delle elezioni presidenziali del 2009, annuncia di voler cambiare totalmente il paese. Mettendo insieme, nella sua strategia, le piazze e la rete.
«"Twitter Revolution", è il nome che la stampa internazionale ha dato alla nuova ondata di proteste in Iran», spiega Rafat, indicando il ruolo che i social network hanno avuto fin qui nella rivolta persiana: «Twitter entra in scena subito dopo l'annuncio dei risultati elettorali e l'inizio delle manifestazioni come mezzo più efficace per tramettere notizie in tempo reale, utilizzando non i computer ma i telefoni cellulari, sulle manifestazioni. In poche ore, Twitter diventa uno strumento indispensabile per i manifestanti. E' grazie soprattutto a questo strumento che le manifestazioni in Iran vengono coordinate tra loro». Già per gli strumenti che adotta, l'onda verde segnala quanto la società civile iraniana sia cresciuta a dispetto della rigida censura adottata dal regime. «Il numero dei blog generati dagli iraniani in lingua farsi, inglese, francese, tedesco, italiano e tante altre non è conosciuto - spiega Rafat, prima di aggiungere -, ma per avere la dimensione della diffusione del fenomeno tra gli internauti iraniani, basti pensare che il farsi è la terza lingua utilizzata dai blogger nel mondo. Un altro dato interessante è il numero degli iscritti a blogfa, la prima e la più importante piattaforma per i blogger iraniani. Sono oltre due milioni le persone che utilizzano i servizi di questa piattaforma. Il fenomeno è talmente diffuso nella Repubblica Islamica, che l'hanno scorso il governo presieduto da Ahmadinejad ha presentato un progetto per il finanziamento e la realizzazione di 10mila blog da mettere a disposizione dei miliziani dei Basij e dei militari dei Pasdaran». Difficile credere che la repressione potrà avere la meglio su una simile insorgenza sociale, su un movimento che, come ha scritto un giovane iraniano sulla sua pagina su Facebook, immaginando la vittoria dei "verdi", «ha archiviato la violenza, ha consegnato ai musei fucili e cannoni ed è stato capace di trionfare con l'uso dei nuovi mezzi di comunicazione sociale».
Gu. Ca.

Liberazione 25/04/2010, pag 14

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