mercoledì 7 settembre 2011

Inferno Cie per i minori da Ponte Galeria a Lampedusa. Picchiati e sbattuti in "cella" con gli adulti

Stefano Galieni
Di notte una prima telefonata: «Li stanno ammazzando di botte. Fate qualcosa». Ponte Galeria, il Cie di Roma, 4 ragazzi algerini avevano tentato di fuggire, raggiunti prima ancora di essere riusciti a mettere piede fuori del centro, sono stati ammanettati e gettati a terra. Testimoni parlano di un pestaggio a freddo, a base di calci e manganellate. Le urla hanno risvegliato tutti i trattenuti del reparto maschile, la rivolta è divampata, c'è stato chi è salito sui tetti, chi ha cercato di difendersi, una decisione comune: nessuno sarebbe rientrato nelle gabbie senza riavere con se i 4 compagni. Risulta che le forze dell'ordine, in assetto anti sommossa siano intervenute con idranti ed estrema violenza, solo alle 4 del mattino le persone sono state rinchiuse, con i lucchetti nelle celle. Hanno iniziato uno sciopero della fame, fra loro i 6 cittadini albanesi con regolare passaporto rinchiusi senza alcun motivo. Manca invece uno dei ragazzi tunisini: 5 giorni prima dello scadere dei 6 mesi di trattenimento, è stato preso di notte, legato e portato in aeroporto. Viveva da tanti anni in Italia, la moglie è a Milano. Altri 16 "pericolosi clandestini" dovrebbero essere rimpatriati in tempi brevi, sono stati presi in una retata mentre compivano un reato efferato, lavoravano in nero ai mercati generali. Un parlamentare del Pd, l'onorevole Sarubbi, si è recato sul posto grazie alla sollecitazione costruita con la rete "LasciateCIEntrare" che comincia a dare i suoi frutti. Il deputato ha ottenuto che i reclusi ponessero fine allo sciopero della fame e della sete in cambio dell'agibilità del corridoio interno. «Le versioni fornite dalla questura e dai trattenuti sono discordanti - ha detto - ma ho visto svariati ragazzi con i segni di ferite». Resta invece isolata Lampedusa dove di parlamentari ce ne sarebbe bisogno: giungono notizie di maltrattamenti ai minori non accompagnati tenuti, insieme agli adulti nel centro di Contrada Mbriacola. Nonostante la presenza di Save the Children, gli incidenti si susseguono, i ragazzi (poco più che adolescenti) non ce la fanno a stare rinchiusi in attesa di identificazioni che non giungono mai, tentano di fuggire, vengono ripresi e, secondo fonti attendibili, in casi specifici picchiati in maniera pesante. Dove è il tribunale per i minori in questo caso? O sono minori di serie B? Se i racconti che continuano a giungere dovessero essere confermati questa volta l'Italia potrebbe anche vantarsi di aver violato la convenzione per i diritti del fanciullo. Il peggiorare della situazione nei Cie comincia già a risentire della modifica introdotta da Maroni con il ddl che sarà definitivamente approvato martedì al senato e che porterà a 18 mesi i tempi massimi di trattenimento. Di fatto questo già avviene (il decreto legge che introduceva il cambiamento è in vigore) e sono aumentati in maniera esponenziale i casi di autolesionismo e di tentativi di suicidio solo per miracolo non sfociati in tragedia. Ma occorre il morto per far capire che si stanno costruendo delle polveriere di sofferenza? In concomitanza con il voto in senato, martedì 2 agosto, associazioni, forze politiche come il Prc, la Cgil, il mondo che sta tentando di rompere il muro dell'indifferenza che circonda i cie, faranno un presidio a Piazza Navona, a partire dalle 17.30. Ma dal fronte immigrazione giungono anche notizie di lotta auto organizzata. A Nardò, in provincia di Lecce, dove da due anni è in piedi un progetto di accoglienza e di difesa dei diritti del lavoro, ieri mattina è stata una giornata politicamente significativa. Ad un gruppo di lavoratori è stato chiesto di lavorare per una cifra irrisoria rispetto alla fatica da compiere, hanno incrociato le braccia, sono tornati al campo di accoglienza e hanno inscenato una protesta occupando la strada principale. Quattro portavoce in rappresentanza di diversi paesi di provenienza, dopo una assemblea che li ha visti discutere con altri colleghi impegnati a lavorare in altri terreni, hanno chiesto un incontro al questore. Pretendono che il loro contratto venga rispettato, e hanno esposto una piattaforma di rivendicazioni, altrimenti non lavoreranno. Le associazioni che gestiscono il progetto e la Cgil li difendono, potrebbe nascerne una importante esperienza di lotta.


Liberazione 31/07/2011, pag 5

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