mercoledì 7 settembre 2011

A Milano è tutto uno “schierarsi”. Nutrire l’Expo o staccare la spina

Daniele Nalbone
Tre quesiti sul sito di Repubblica. Insistere? Rivedere? Rinunciare? Il dibattito intorno all'Expo 2015 di Milano sembra limitato a questo sondaggio. Andare avanti comunque, rivedere il progetto «nel senso della sobrietà e del risparmio», oppure prendere atto della «congiuntura internazionale» e delle politiche economiche del governo. E allora, a Milano e dintorni, è tutto uno schierarsi. Da una parte il sindaco Pisapia che un giorno avverte che con i circa cento milioni di euro di tagli che il Comune subirà con la manovra finanziaria «c'è il rischio reale di non avere i fondi per onorare la nostra quota di partecipazione» al Grande Evento, salvo poi ribadire che Expo si farà e che il Comune entrerà nella partita «con una quota paritaria» rispetto alla Regione Lombardia.
Il fatto - politico - sembra quindi essere il seguente. Da una parte la Regione guidata da Roberto Formigoni - e quindi da Comunione e Liberazione - che vede in Expo "La Partita". Dall'altra chi si è trovato con un'Expo da onorare secondo i megaprogetti presentati al Bureau di Parigi salvo scoprire le casse dissanguate e dover affrontare un Tremonti che sembra non avere alcuna intenzione, in tempo di crisi, di perdere tempo e soprattutto denaro con un Grande Evento da un miliardo e 700 milioni di euro.
Facciamo due conti: per mantenere gli impegni presi dall'ex sindaco Letizia Moratti, il Comune di Milano avrebbe già dovuto versare nella società Arexpo qualcosa come 38 milioni di euro. Che non ha. A questi, poi, se ne dovrebbero aggiungere oltre duecento (da versare in Expo Spa) da oggi al 2015, ai quali si dovrebbero sommare altri duecento milioni provenienti dai soci in Expo Spa: Camera di Commercio (che però per statuto può spendere solo in gestione della società e non in infrastrutture ) e dalla Provincia (in rosso come il Comune). Se a ciò aggiungiamo che il Comune difficilmente potrà contare su una deroga al patto di stabilità, è chiaro come, ad oggi, sembra impossibile riuscire a tirar fuori dalla casse di Palazzo Marino quanto richiede il Grande Evento.
E allora? Giuseppe Sala, amministratore delegato di Expo Spa, predica tranquillità e conferma che gli 833 milioni di euro del Governo arriveranno. Roberto Formigoni non cede di un millimetro: la Regione - in Arexpo - ha già anticipato i soldi di Comune e Provincia per acquistare i terreni. La partita per Comunione e Liberazione e Compagnia delle Opere è troppo importante.
Così, mentre il gruppo degli "Exposcettici" non è più limitato solo ai "no global" del Comitato No Expo e ai soliti "comunisti", ecco che l'obiettivo proveniente dalla politica e dall'economia è quello di "Salvare il soldato Expo". Come? «Aumentino l'Iva» la proposta del filosofo ed ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari, ma guai a far saltare Expo perché sarebbe «il fallimento di un paese». E se il viceministro delle Infrastrutture, Roberto Castelli, si dice propenso per una «revisione del progetto», è ovviamente Roberto Formigoni a stoppare qualsiasi ripensamento della maggioranza di Governo: «Expo va considerata una priorità, un'occasione di crescita e non uno spreco». Dello stesso parere un altro ciellino doc, il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, per il quale «i soldi ci sono. Niente alibi». Per Comunione e Liberazione, quindi, è tutto in ordine. E allora la questione è tutta lì: insistere, rivedere o rinunciare? Tre quesiti tra cui scegliere, più il solito "non so" come quarta possibilità. Eppure non è da un giorno ma da alcuni anni che qualcuno sta provando, in ordine a Expo, a mettere al centro della discussione qualcos'altro. «Nutrire il pianeta, Energia per la vita». A 1348 giorni dall'inizio (?) di Expo, chi si è accorto che è questo il tema intorno a cui dovrebbe ruotare l'Esposizione del 2015? Era il 5 febbraio 2009 quando Aldo Bonomi, direttore del consorzio di Agenti di sviluppo del territorio (Aaster) e consulente del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (Cnel), in una conferenza organizzata presso la liberaria Shake di Milano, si "rese conto" che «Nutrire il pianeta, Energia per la vita» in fondo fosse qualcosa in più di un semplice slogan. «Il tema di Expo 2105 ha fatto suo fino in fondo il concetto di limite, che è quello del cibo, dell'alimentazione, della scarsità di queste risorse». Ecco che Expo 2015 dovrebbe significare «aprire un dibattito sul concetto di limite e di sviluppo, sul concetto di crescita e decrescita, su quello della scarsità». La domanda, quindi, è lapidaria: «perché tutti quanti parlano dell'Expo, ma non del tema che andrà affrontato durante l'Expo?». Milano sta vivendo Expo «solo da un punto di vista, quello della rendita. Per Milano il tema non esiste. Per questa città il problema sta solo nella nuova enorme operazione immobiliare che verrà fatta a fianco della fiera di Rho». Così si parlava trenta mesi fa. Trenta mesi dopo, l'unico problema di Expo 2015 è trovare i soldi necessari per costruire. Crisi o non crisi. Manovra o non manovra.


Liberazione 21/08/2011, pag 2

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