mercoledì 7 settembre 2011

Malgrado la repressione gli studenti in piazza a Santiago

Cile Continuano le manifestazioni contro i costi dell'istruzione

In una Santiago del Cile blindata e attraversata dai reparti della polizia in assetto antisommossa, è tornata ieri la protesta degli studenti e dei docenti in favore di un'istruzione gratuita e contro i tagli voluti dal governo conservatore di Sebastián Piñera. Malgrado i filtri costituiti dagli agenti e le centinaia di fermi effettuati fin dalle prime luci dell'alba, alla fine gruppi di studenti sono riusciti a riunirsi nelle strade della capitale, anche se non sono mancati tensioni e incidenti. E, mentre andiamo in stampa, i giovani stanno ancora affluendo verso il centro della città per l'appuntamento del tardo pomeriggio - notte in Italia - che dovrebbe vederli sfilare non lontano dal Palacio de La Moneda, sede della Presidenza della Repubblica.
Il braccio di ferro con il governo era durato fino all'ultimo, ma alla fine le associazioni degli studenti universitari e delle scuole superiori, e i sindacati dei docenti hanno deciso comunque di mantenere sia la giornata di sciopero che gli appuntamenti per le due manifestazioni previste.
Da più di due mesi il più vasto movimento studentesco che il paese abbia conosciuto dalla fine della dittatura militare nel 1988, chiede una riforma complessiva del sistema educativo, l'accessibilità gratuita per tutti e una maggiore qualità dell'istruzione. La già difficile situazione dell'istruzione cilena, nella classifica della qualità del sistema educativo il paese si trova al 101° posto, è infatti ulteriormente minacciata da un piano di tagli e privatizzazioni annunciato dal governo.
Piñera, cresciuto nel partito della Renovación Nacional, che appoggiò il regime di Pinochet, è stato eletto nel gennaio del 2010 con il 52% dei voti, portando per la prima volta al potere la destra da dopo la fine della dittatura militare e dopo la presidenza della socialista Michelle Bachelet, molto amata dai cileni. Proprio i cinque anni di presidenza Bachelet avevano creato molte attese sul fronte dell'educazione nazionale: risanati in buona parte i conti pubblici, e grazie a una crescita del Pil pro capite di quasi quindici punti, il Cile è entrato lo scorso anno nell'Ocse, in molti attendevano ora investimenti e sviluppo. E invece il governo ha brandito prima la scure dei tagli e quindi il manganello nelle piazze.
Alle centinaia di migliaia di studenti scesi in piazza a partire da giugno - in Cile non è tempo di vacanze, siamo nel pieno dell'inverno australe e nevica in molte località - , e alle centinaia di occupazioni che si registrano sia nei licei che nei collegi e nelle aule universitarie di Santiago, ma anche di molti centri di provincia, le autorità hanno risposto dapprima con la mano pesante. Poi, proprio all'inizio di questa settimana che annunciava nuove moblitazioni, il neo nominato ministro dell'Istruzione, Felipe Bulnes, fervente conservatore e con un passato nell'Opus Dei, ha lanciato alcune proposte di "apertura": rendere l'istruzione un diritto garantito dalla Costituzione, aumentare le borse di studio, abbassare gli interessi sulle rette di collegi e campus. Proposte che gli studenti hanno però bocciato ritenendole «non all'altezza delle aspettative, né delle necessità del paese». Per loro il nodo centrale da superare è infatti rappresentato dal ruolo eccessivo dell'istruzione privata, e spesso religiosa, nel sistema scolastico nazionale.
La mobilitazione ha però anche il sapore di un risveglio della società cilena. E il volto, già ampiamente sfruttato dai media internazionali, di Camila Vallejo Dowling, la studentessa di 23 anni della Facoltà di Geografia dell'Università di Santiago, eletta alla fine dello scorso anno alla testa della Fech, la Federazione degli studenti universitari. Nello spazio di poche settimane Camila, come la chiamano ormai i cileni, oltre a tv e giornali latinoamericani, è diventata il simbolo della protesta e la controparte pubblica del premier e dei ministri. Le sue dichiarazioni hanno, forse non a caso, il senso di una proposta all'intero paese: «Proponiamo una federazione partecipativa e vicina agli studenti, che sia rappresentativa ed eterogenea, alimentando la discussione, la partecipazione e il lavoro costante. Ci proponiamo di trasformare l'università, difendere gli spazi pubblici e agire sulla società civile».
Gu. Ca.


Liberazione 05/08/2011, pag 7

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