giovedì 18 novembre 2010

Chi ha paura dei comunisti greci?

Fabio Amato
Non far sapere ai popoli europei che i comunisti e la sinistra vincono le elezioni. O meglio, a quello italiano. La censura mediatica che subiscono i comunisti nel nostro paese attraversa i confini e si applica anche a ciò che riguarda gli altri paesi europei. Nella stampa italiana infatti, a partire dai suoi maggiori quotidiani, Repubblica e Corriere in testa, per non parlare dei telegiornali, non si è fatto un minimo accenno al primo turno delle elezioni amministrative che si sono tenute in Grecia questo fine settimana. Non pensiamo sia un caso. Sono elezioni dove Il Kke, il Partito Comunista Greco, ha avuto un grande risultato, raggiungendo il suo massimo storico dalla fine del regime dei colonnelli ad oggi, passando da una percentuale del 7,5% raccolta alle ultime elezioni politiche all'11% del 7 Novembre. Di fatto è l'unico partito greco a crescere, e lo fa dopo essere stato fra i protagonisti della rivolta al piano di austerità. Un successo riconosciuto da tutti i commentatori politici greci.
Queste elezioni erano un test politico importante, non solo per il paese ellenico, ma per tutta l'Europa, in quanto primo test elettorale dopo l'approvazione da parte del governo greco delle misure previste dal piano FMI-unione Europea di austerità, quel memorandum che ha prodotto un attacco senza precedenti ai lavoratori e la conseguente reazione popolare con l'organizzazione di proteste sociali enormi e di scioperi generali a ripetizione. Il KKE è stato indubbiamente premiato per una posizione intransigente di opposizione alla politica sociale ed economica del governo. E' stato chiaramente percepito, da parte di chi è andato a votare, come la forza maggiormente impegnata nella lotta contro il piano di austerità e controriforme sociali di Papandreu. Una posizione che si distingue per un attacco a entrambi i partiti maggiori, denunciandone le corresponsabilità nella conduzione del paese negli ultimi venti anni. Tant'è che nelle dichiarazioni rese alla stampa da parte della segretaria Aleka Papariga, per il secondo turno il KKE invita a non votare per nessun candidato dei due maggiori partiti. Insistendo sul carattere politico generale dato alla campagna elettorale da parte del KKE, sulla richiesta di un voto contro il bipartitismo Pasok-ND e la loro politica economica e sociale, la segretaria comunista ha ribadito la necessità di continuare nella mobilitazione e ha stigmatizzato la reazione del Pasok, la sua intenzione di continuare ad andare avanti senza tener conto di un risultato elettorale che secondo il KKe rappresenta una evidente bocciatura dell'azione del governo.
Ma l'altro dato politico enorme di queste elezioni è indubbiamente l' astensione, che ha raggiunto livelli senza precedenti. La delusione e la rabbia per le misure antipopolari del governo socialista a guida Pasok ha spinto moltissimi a disertare le urne. Ma è questo esodo dalle urne a mantenere in realtà in vita il governo socialista. Chi voleva sanzionare così il governo, lo ha in realtà rafforzato. Tutti infatti, nel dopo voto, come spesso accade, si sono dichiarati soddisfatti. Il Pasok e Papandreu, che traggono dalla tenuta relativa e dal fatto di aver mantenuto la posizione di primo partito la motivazione per continuare nell'azione di governo e giustificare la propria azione, allontanando così lo spettro di elezioni anticipate. Nuova Democrazia, il partito conservatore, è invece felice di aver ridotto il distacco da i socialisti. In realtà è il sistema bipartitico a traballare. Su questo insiste Alexis Tsipras, Presidente del Synaspismos, l'altro partito della sinistra radicale, nel commentare i risultati del suo partito, che conferma i dati delle passate elezioni politiche e che aveva scelto in alcuni casi di sostenere candidati socialisti ribelli e contrari al piano del FMI, come nel caso dell'Attica, la regione di Atene, dove ottiene il risultato più significativo. Un primo passo, quello di liste con esponenti socialisti contrari alla politica del Pasok, per cercare di modificare il sistema politico greco, secondo Tsipras. I risultati elettorali e l'astensione sono il segnale della profonda crisi di consenso della politica liberista. Una crisi che si traduce in una messa in discussione del tradizionale bipartitismo greco. La vittoria dei comunisti è il segnale che è a partire dalle lotte sociali e da una battaglia intransigente contro i piani d'austerità e le politiche antipopolari che si può rafforzare e far crescere la sinistra di alternativa, comunista e di classe.

Liberazione 10/11/2010, pag 1 e 7

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