giovedì 4 novembre 2010

Golfo del Messico, «I rimedi della Bp peggio del male»

Le sostanze usate per dispedere
il greggio fuoriuscito sono tossiche

Matteo Alviti
Peggio il danno o il rimedio? Le ultime rivelazioni di Al Jazeera sul disastro ambientale che ha sconvolto l'ecosistema del Golfo del Messico mettono in grave discussione i metodi usati dalla compagnia British Petroleum per rimediare alla fuga di petrolio dal fondale marino causata da una serie di gravi negligenze nelle operazioni di trivellazione operate dalla piattaforma Deep Water Horizon.
Per tentare di disperdere e affondare il più velocemente possibile la parte dei circa cinque milioni di barili di petrolio fuoriusciti dalla falla che non era possibile recuparare, Bp ha ammesso di aver usato almeno 8,5 milioni di litri di una sostanza chimica largamente vietata per la sua tossicità. Che secondo il chimico Bob Naman, intervistato dagli inviati statunitensi dell'emittente del Qatar, combinata con il greggio crea una elemento ancora più tossico. I pescatori della zona hanno testimoniato di aver visto mezzi della Bp rilasciare nell'ambiente le sostanze tossiche.
Sono mesi che Naman, scienziato dell'Analytical Chemical Testing Lab di Mobile, in Alabama, è al lavoro lungo le coste dei quattro stati più colpiti dal peggior disastro ambientale della storia degli Stati Uniti. Come funziona quel composto chimico? «Con il dispersore», spiega Naumann, «i composti chimici diventano solubili in acqua, che poi evapora e torna in forma di pioggia sulla terra, aggravando il carico tossico sulle spiagge e nelle acque del Golfo».
Naman si dice convinto che l'effetto degli idrocarburi poliaromatici rilasciati nell'ambiente stia mettendo in grave pericolo la salute degli abitanti delle coste di Louisiana, Mississippi, Alabama e Florida. Anzi, la gente si sarebbe già ammalata, come sembrano confermare alcune testimonianze. C'è il piccolo Gavin Tillman di Pass Christian, nel Mississippi, che a due anni soffre di gravi infezioni respiratorie causate, secondo i genitori, alcuni medici e gli ambientalisti locali, dall'esposizione alle sostanze chimiche degli alimenti con cui è stato nutrito. Il suo quadro clinico peggiora col passare dei mesi, e anche i genitori, una cugina e tanti altri hanno accusato sintomi simili. E c'è Donny Matsler, pescatore dell'Alabama che il cinque agosto, a bordo della sua barca, con alcuni colleghi sarebbe stato esposto a esalazioni tossiche salite dalle acque bianche e schiumose: «Ho iniziato a vomitare marrone, e anche la mia urina era marrone, per tutto il giorno ho avuto attacchi di diarrea come non mi era mai capitato prima e ho sudato tutta la notte». Poi nausea, reazioni epidermiche e altro ancora. Più o meno nello stesso periodo in cui Matsler stava patendo la sua intossicazione un canale televisivo locale ha raccolto un campione di acqua della zona dove lavora il pescatore, che mischiato poi in laboratorio con un solvente organico è letteralmente esploso. Casi come questi ce ne sono tanti. Dall'estate il Dipartimento della salute pubblica dell'Alabama ha registrato solo nelle contee di Mobile e Baldwin 56 persone che hanno chiesto di essere trattate medicalmente per disagi presumibilmente dipendenti dal disastro ambientale causato dalla Bp. Per il tossicologo Riki Ott «la gente sta già morendo: non dovremo aspettare tanto per vedere gli effetti dell'avvelenamento. Ho già eseguito tre autopsie, e ho in cura un ragazzo che era solito nuotare nel Golfo la cui capacità polmonare si è ridotta al 4,75%, ha il cuore ingrossato e l'esofago disintegrato».

Liberazione 29/10/2010, pag 6

Nessun commento: