mercoledì 10 novembre 2010

Torture, stupri e menzogne. Ecco l'Abu Ghraib britannica

Iraq, spunta carcere segreto gestito dai militari di Londra nella regione di Bassora

Francesca Marretta
In un carcere segreto di Bassora c'è stata una Abu Ghraib Made in Britain. Da venerdì, per tre giorni di udienze, le prove raccolte da un team di avvocati (Public interest lawyers) che rappresenta oltre 200 iracheni, sono al vaglio dell'Alta Corte di Londra. Testimonianze di torture e abusi utilizzati dai militari britannici del Joint forces interrogation team, in Iraq, addestrati a mettere in pratica brutali tecniche d'interrogatorio. Le stesse che hanno portato alla morte, per tortura, nel 2003, di Baha Mousa, receptionist d'albergo. Su questo e altri casi singoli il massimo che il governo britannico ha finora concesso sono inchieste affidate all'Iraq Historic Allegations Team (Ihat), organizzazione composta da ex militari e ex esponenti delle forze di sicurezza. Cosa che solleva qualche dubbio sull'imparzialità di giudizio. Un'indagine pubblica, sarebbe ben altra cosa. Ed è quello a cui mira il team del Public interest lawyers. Un'inchiesta adeguata dovrebbe risalire alle responsabilità politiche. Sulle accuse circolate nelle scorse ore, supportate da documentazione video, il ministro delle Difesa britannico Liam Fox ha reagito dicendo che si tratta solo di denunce, «tutte da provare». La linea del titolare della Difesa di Londra insiste su responsabilità eventuali attribuibili alla cattiva condotta di «poche mele marce».
Il materiale circolato in tribunale nelle scorse ore, relativo a fatti avvenuti tra il 2003 al 2008, presenta una versione diversa. Mostra l'impiego di tecniche d'interrogatorio piuttosto lontane dai dettami della Convenzione di Ginevra. Impiegate in maniera sistematica. Non frutto dell'iniziativa personale delle "mele marce" di cui parla Fox, ma orchestrate dall'alto.
I militari di Sua Maestà, non facevano altro che applicare quanto appreso in addestramento. Roba "da manuale". Non per modo di dire. Un file di PowerPoint, sul trainig dell'interrogatorio dell'iracheno di turno, risalente al 2005 suggerisce: «Denudateli e teneteli nudi se non seguono i vostri ordini». Nel 2008 il manuale è aggiornato. Il detenuto nudo, riconfermata tecnica valida da seguire. L'umiliazione, prima di tutto. La deprivazione sensoriale, è poi definita «legittima» se supportata da «valide ragioni operative».
Per estorcere informazioni, i militari britannici erano addestrati a somministrare al detenuto di turno, tecniche di tortura, come: privazione del sonno, di cibo, minacce di ogni tipo, comprese quelle a sfondo sessuale. Anche da parte di donne soldato. Tecniche volte ad indurre nell'interrogato sentimenti di paura, ansia, sfinimento.
I detenuti erano costretti a restare inginocchiati fino a trenta ore di fila, sottoposti a scosse elettriche e confinati in celle di un solo metro quadrato. Di fronte al polverone che si sta sollevando, il ministro delle Forze armate, Nick Harvey, Liberaldemocratico, ha dichiarato che un'inchiesta pubblica non è da escludere se dovessero emergere seri abusi sistematici. Ma si riferisce alle indagini dello stesso ministero della Difesa. Il team degli avvocati che ha preso in carico le istanze degli iracheni, ribadisce, a proposito, il concetto della mancanza di sufficienti garanzie di fronte a militari che investigano sulla condotta di militari. Altra ragione del ministero della Difesa britannico per giustificare il «no» a un'inchiesta pubblica è che «sarebbe troppo costosa» oltre che «non necessaria» e «inappropriata». Tra le testimonianze presentate all'Alta Corte contro i militari britannici c'è quella di Ali Zaki Mousa. Nel 2006, anno in cui afferma di essere stato torturato a Bassora, faceva il tassista. Sostiene che anche la sua famiglia sia stata oggetto di violenze. A differenza dell'omonimo Baha Mousa, Ali Zaki non è morto sotto tortura e quello che è successo lo può raccontare. Mousa è stato rilasciato dopo dodici mesi di detenzione. La sola, vaga, accusa nei suoi confronti è stata avere collegamenti con gli insorti. Porta scritte sul corpo le accuse che rivolge ai soldati britannici. I segni delle percosse e le torture sono visibili nella regione genitale, all'altezza dei reni e su tutta la schiena. In conseguenza delle sofferenze durante la detenzione. non potrà avere altri figli. Certo, come dice Fox, resta tutto da provare.

Liberazione 07/11/2010, pag 7

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