mercoledì 24 novembre 2010

Irlanda, con gli aiuti arriva la crisi politica

Il governo di Dublino accetta il piano Ue-Fmi, ma ora rischia elezioni anticipate

Matteo Alviti
Se qualcuno si fosse chiesto nei giorni scorsi perché il governo irlandese era tanto riluttante ad accettare gli aiuti economici offerti dall'Europa, ecco la risposta. A un giorno dal sospirato "sì" a un piano di sostegno da - almeno - 80 miliardi di euro concordato con Ue, Fondo monetario internazionale e Banca Mondiale, ieri è arrivata puntuale quanto prevista la richiesta di elezioni anticipate.
A domandare di tornare alle urne non sono solo le opposizioni, il Fine Gael e il Labour, ma anche i Verdi nella coalizione di governo e due parlamentari indipendenti decisivi per la maggioranza di centrodestra, Jackie Healy-Rae e Michael Lowry. Quest'ultimi hanno già annunciato che il prossimo 7 dicembre non voteranno la finanziaria per il 2011, che contiene tagli e aumenti di tasse per 6 miliardi di euro, la prima tranche di un piano complessivo di risparmio da 15 miliardi in quattro anni - 10 miliardi di tagli e 5 di aumento delle tasse.
Se il governo dovesse cadere, il periodo minimo necessario per organizzare le elezioni sarebbe di tre settimane. Ed «è essenziale avere un nuovo governo eletto il prima possibile», ha ribadito ieri il leader del Labour Gilmore. Fosse per i Verdi, alleati del partito del premier Fianna Fáil, le elezioni si dovrebbero tenere a gennaio, non prima di aver approvato la finanziaria 2011 e il piano di salvataggio finanziato dal fondo europeo. «Gli irlandesi hanno bisogno di certezze politiche che gli facciano superare i prossimi due mesi», hanno detto i Verdi, «per questo crediamo sia ora di fissare una data per le prossime elezioni nella seconda metà di gennaio».
Anticipando le critiche che pioveranno sul partito ecologista da parte degli irlandesi, da sempre fieramente insofferenti alle "imposizioni" di Bruxelles, ieri il leader del Green party, John Gormley, ha detto di essere «molto dispiaciuto per il fatto che il paese sia ora nelle mani del Fmi»: «Ma crediamo che sia tempo di stare al governo per l'interesse nazionale».
Gli irlandesi - tra lo sfiduciato e l'infuriato dopo due anni di dura austerità dovuta all'esplosione della bolla edilizia e bancaria - aspettano con una certa angoscia gli annunci del governo previsti per mercoledì. Domani il premier conservatore Cowen renderà noti infatti da una parte i piani di taglio ai salari minimi, alla spesa sociale e al numero dei dipendenti pubblici, e dall'altra i particolari del piano di aumento delle tasse, che dovrebbero riguardare una nuova imposta sulla proprietà e un aumento di quelle sui redditi più alti.
I sindacati hanno avvertito il governo che le misure di austerità potrebbero scatenare un'ondata di proteste in tutto il paese. Si teme che il vento greco possa soffiare fino all'Irlanda. E per il prossimo 27 novembre i sindacati hanno organizzato una grande manifestazione di protesta a Dublino.
Intanto, mentre si precisano i contorni del piano di salvataggio chiesto formalmente domenica da Cowen e subito approvato, gli effetti del "sì" di Dublino non si sono fatti attendere sui mercati, dove l'euro è salito oltre 1,37 sul dollaro. Si salverebbe, almeno per ora, la flat-tax sulle imprese al 12,5%, che ha fatto la fortuna dell'Irlanda e che altri paesi considerano invece concorrenza sleale: nessuno ci ha chiesto di cancellarla, ha detto Cowen.

Liberazione 23/11/2010, pag 7

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