giovedì 18 novembre 2010

G20, nessun compromesso e accordo lontano

Il summit sembra già avviato a concludersi con l'ennesimo rinvio sulle questioni chiave. Duello Usa-Cina

Primo giorno di vertice del G20 a Seul e prime proteste. Migliaia di attivisti no global hanno infatti partecipato a una manifestazione contro il vertice. Tra i manifestanti, 10mila secondo gli organizzatori e appena 3mila secondo la polizia, studenti e membri di Ong e sindacati.
Sul fronte politico, intanto, la Cina è pronta a rafforzare la cooperazione e il dialogo con gli Stati Uniti. Lo ha dichiarato il presidente cinese Hu Jintao a Seul, incontrando il presidente Usa Barack Obama a margine del G20 a Seul. «La Cina - ha affermato Hu - ritiene che buoni rapporti Cina-Usa sono non solo nell'interesse dei due paesi e dei due popoli, ma anche per la pace, la stabilità e lo sviluppo nel mondo». Il leader cinese ha ringraziato Obama per l'invito negli Usa il prossimo anno. «Spero e credo - ha affermato - che la visita sarà un successo». Quanto al G20, Hu si è detto «fiducioso che al summit saranno raggiunti risultati positivi con sforzi concertati di tutte le parti coinvolte».
Per parte sua Obama ha dichiarato che «le relazioni Cina-Usa sono divenute più forti negli ultimi anni. Abbiamo discusso una vasta gamma di questioni, non solo bilaterali, ma anche mondiali». Obama ha aggiunto che, «essendo noi le due potenze nucleari leader, abbiamo uno speciale obbligo di affrontare le questioni della proliferazione nucleare. Ed essendo le due economie leader nel mondo, abbiamo un obbligo speciale di assicurare una crescita forte, equilibrata e sostenibile». Si tratta del terzo incontro tra Hu e Obama in otto mesi: i due si sono già incontrati a Washington in aprile e a Toronto a giugno.
Ad ogni modo si registra un primo fallimento a Seul, e si consuma sulle automobili e le bistecche fra due alleati storici, Washington e Seul, che non sono riusciti a trovare una intesa sull'accordo di libero scambio. Barack Obama e il suo omologo sudcoreano Lee Myung Bak hanno dovuto riconoscere l'impossibilità di trovare un punto di accordo che possa essere accettato dalle rispettive opinioni pubbliche. «Se acceleriamo su qualcosa che non può ottenere il sostegno popolare, sarà un problema» ha ammesso Obama. «Siamo d'accordo sul fatto che serva più tempo per risolvere i problemi» gli ha fatto eco Lee, sottolineando come i due leader abbiano «chiesto ai ministri del commercio di trovare al più presto un accordo accettabile per tutti».
I rapporti commerciali fra i due Paesi sono regolati da una intesa del 2007 che a Seul, era la speranza di Obama, avrebbe potuto essere trasformato in un accordo di libero scambio. I colloqui riprenderanno alla fine del vertice del G20, anche se Washington non può permettersi concessioni che mettano a rischio l'occupazione nelle fabbriche Usa. Sempre da un punto di vista commerciale, per il presidente americano e l'omologo cinese, Hu Jintao, la cena che a Seul apre il vertice del G20 sarà occasione per un faccia a faccia su uno dei nodi cruciali, quello della disputa sul tasso di cambio dello yuan che oppone soprattutto la Cina agli Stati Uniti, che criticano Pechino per la sua insistenza a non voler rivalutare la loro moneta.
Intanto si profila non un accordo ma un semplice compromesso al tavolo del G20 che sembra destinato a non registrare passi avanti sui nodi chiave della vigilia.
Molte delle parentesi e dei punti in sospeso della bozza del comunicato finale sembrano essere state "riempite". Ma sugli squilibri commerciali e la cosiddetta guerra dei cambi, al momento, non vi sarebbero - secondo quanto si è apprende da fonti che seguono i lavori - significativi progressi rispetto alle divisioni della vigilia.

Liberazione 12/11/2010, pag 4

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