giovedì 23 settembre 2010

Ior, indagato il presidente. Vaticano furioso

Violate le norme antiriciclaggio

Misteri vaticani. Misteri legati alla finanza, a quegli strani giri di denaro, di cui nessuno conosce la provenienza, nè la destinazione. Misteri vaticani. Che evocano nomi come quelli di Marcinkus, di Gelli, di Michele Sindona. Cambiano gli anni, cambiano le stagioni e le gerarchie ecclesiastiche, ma al centro di quei misteri resta sempre una sigla: lo Ior. L'Istituto per le Opere di Religione. il forziere del Vaticano.
La notizia di ieri - dalle conseguenze ancora imprevedibili - è che la magistratura ha messo sotto sequestro (li ha bloccati, insomma) 23 milioni di euro. Che dallo Ior erano stati «spostati» su un conto corrente, aperto nella sede romana del Credito Artigiano. Con l'aggiunta di alcuni avvisi di garanzia eccellenti. Per capire, fra gli indagati, c'è anche il numero uno della potente banca vaticana, il Presidente: Ettore Gotti Tedeschi.
Di che si tratta? Cosa ha convinto il gip Maria Teresa Covatta, il procuratore Nello Rossi e il pm Stefano Rocco Fava a bloccare quei milioni e ad iscrivere nel registro degli indagati il numero uno della finanza d'oltre Tevere? Per ora, si parla di violazione delle norme che regolano le transazioni finanziarie. Quelle che tutti chiamano misure antiriciclaggio. Il «reato», insomma, riguarderebbe solo il mancato rispetto delle nuove norme bancarie. Nuove norme - va anche detto - che solo da qualche anno riguardano lo Ior. Perché è solo dal 2003 che la Cassazione ha stabilito la giurisdizione italiana sulla banca del vaticano ed è di appena qualche mese fa una circolare della Banca d'Italia che spiega agli istituti di vigilanza come comportarsi con lo Ior. Equiparato ad un istituto extracomunitario. Sui quali sono previsti una lunga serie di controlli.
E proprio da questi controlli sono saltati fuori due bonifici fuori legge. Due «strani» bonifici ma in ogni caso due trasferimenti non in regola. Perché sia nel caso del primo bonifico (di 20 milioni di euro depositato su uno sportello del Credito Artigiano e destinato ad una banca tedesca, la "JP Morgan"), sia nel secondo caso (tre milioni, depositati allo stesso sportello e diretti alla Banca del Fucino) non sono chiaramente indicati nè gli «autori», nè le «finalità» delle operazioni. Lo Ior insomma non avrebbe spiegato a cosa doveva servire questo fiume di denaro. A chi era destinato e per che cosa. E questo, per la legge italiana è un reato: punito addirittura con il carcere.
Ma non è tutto. Perché, ieri, al clamore della notizia va aggiunta anche la dura presa di posizione delle gerarchie ecclesiastiche. Dura, esplicita. Se si vuole, un po' nello stile dell'attuale presidente del Consiglio.
Neanche un'ora dopo la diffusione della notizia, infatti, ecco che sui tavoli delle redazioni e sui siti internazionali è arrivata la replica del Vaticano. «La Santa Sede - dice la nota ufficiale - manifesta perplessità e meraviglia per l'iniziativa della Procura di Roma». Parole e verbi mai usati in comunicati ufficiali. Di più: il Vaticano si schiera. E si schiera comunque con lo Ior, con Gotti Tedeschi. «Confermiamo la massima fiducia nel presidente e nel direttore generale».
Poi, la difesa di ufficio, nel merito. Per dire che il Vaticano da tempo sta lavorando assieme agli organismi internazionali per arrivare ad una piena trasparenza di tutte le operazioni finanziarie. Al punto che la Santa Sede ha avviato contatti sia con "Organisation for Economic Co-operation and Development" (l'Oecd) sia col "Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale" (il Gafi) con l'obiettivo o di inserire lo Ior nella cosiddetta White List. Quell'elenco di Stati e banche che consentono uno scambio di informazioni sullo spostamento dei capitali. Insomma, il Vaticano si dice «meravigliato e perplesso». Tradotto: ma come? Inquiste il nostro direttore che sta facendo tanto contro il riciclaggio? Meno e più fumose le parole per spiegare la destinazione di quei milioni di euro: la Banca d'Italia - dice la nota vaticana - dovrebbe già avere a disposizione gli «elementi conoscitivi».
Più coincise le affermazioni del diretto interessato, Gotti Tedesco: «Mi sento profondamente umiliato e non voglio aggiungere null'altro». Meno scontate, infine, le affermazioni del sindaco di Roma, Alemanno: «La vicenda mi lascia perplesso». Stesso aggettivo della nota vaticana.
s.b.

Liberazione 22/09/2010, pag 3

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