giovedì 30 settembre 2010

La silenziosa guerra per le risorse dell'Artico

A Mosca un incontro internazionale sul fututo del polo nord. E del suo petrolio, del suo gas e del suo nichel

Francesca Marretta
Si è aperto ieri a Mosca un forum internazionale intitolato: "L'Artico, territorio di dialogo". All'incontro sul futuro del Polo nord, promosso dalla Società geografica russa, che fa capo al premier Vladimir Putin, partecipano 300 delegati, tra cui esponenti del Consiglio intergovernativo per l'Artico (Usa, Russia, Norvegia, Svezia, Danimarca, Finlandia, Islanda e Canada), scienziati e politici. Mentre si discute di cooperazione nello sfruttamento delle risorse dell'Artico, si prepara il terreno per l'accaparramento delle risorse.
Il pronosticato scioglimento dei ghiacci dell'Artico, che quest'anno ha subito una battuta d'arresto rispetto al 2007, allungando i termini per il verificarsi del fenomeno, ha già scatenato la corsa per l'oro nero. Si stima che un quarto delle risorse mondiali di petrolio e gas siano custodite sotto la calotta polare nordica. Il ministro russo dell'Ambiente Trutnev ha dichiarato che l'Artico potrebbe contenere 100 miliardi di tonnellate di idrocarburi. Al convegno moscovita, il presidente islandese Olafur Ragnar Grimsson, ha invitato ieri i partecipanti a «sviluppare la cooperazione e non la concorrenza», dato che «il tempo della guerra fredda, quando l'Artico era territorio di tensione, è finito». La Russia dichiara di voler evitare un conflitto per l'Artico e raggiungere, piuttosto, accordi per lo sfruttamento delle risorse, come dimostra la conferenza di Mosca. Contemporaneamente però ha già rivendicato sovranità sulla Dorsale di Lomonosov, grande oltre un milione di chilometri quadrati, quattro volte l'Italia. In questa stessa zona Danimarca, Stati Uniti, Norvegia e Canada, hanno inviato spedizioni per la raccolta di dati a sostegno dei rispettivi reclami sullo stesso territorio. Mosca ha annunciato investimenti fino a due miliardi di rubli (oltre 60 milioni di dollari) in ricerche per sostenere la propria "visione territoriale" sull'Artico. Lo scopo è di arrivare nel 2013 a presentare all'Onu nuove prove a sostegno della tesi che lo spazio Artico è Russia. Già nel 2001 Mosca aveva avanzato, presso le Nazioni unite, una domanda per il riconoscimento della sovranità sul territorio Artico, respinta per insufficienza di elementi a sostegno. Nonostante questo, tre anni fa il Cremlino ha inviato una nave al polo nord per piazzare una bandiera russa di titanio tra i ghiacci. Sulla Dorsale di Lomonosov il Canada, avanza le medesime rivendicazioni di Mosca.
In base al Diritto internazionale, i paesi affacciati sul Circolo artico sono titolari dello sfruttamento economico dell'area entro 350 chilometri dalle proprie coste. Per rivendicare il resto delle superfici marine o ghiacciate, occorre dimostrare l'appartenenza alla propria piattaforma continentale sottomarina.
Oltre alle enormi risorse di idrocarburi, l'Artico custodisce anche nichel, oro, carbone, platino, titanio e diamanti. In un documento del Cremlino sulla strategia nazionale approvato lo scorso anno dal presidente Medviedev, si legge: «In uno scenario di competizione per le risorse non è da escludere l'uso della forza militare per risolere situzioni suscettibili di modificare il bilanciamento di forze nelle zone di confine tra Russia e alleati». Tradotto significa che, per il controllo dell'Artico Mosca è pronta a dissotterrare l'ascia di guerra. La Danimarica, ha lanciato a proposito l'allarme un anno fa. Secondo i servizi segreti di Copenaghen, l'incremento delle attività russe nell'Artico potrebbe provocare «crisi diplomatiche» tra i paesi territorialmente interessati alla regione.
In questo quadro lo scioglimento dei ghiacci artici, per quanto non imminente come temuto negli anni passati, accelera la prospettiva dello sfruttamento delle risorse,. Nel 2007, per ordine di Putin, la Russia ha ripreso le esercitazioni aeree sull'Artico con i bombardieri nucleari. Erano state ferme per i precedenti quindici anni. Mosca ha in progetto anche l'apertura di basi militare lungo il confine artico, mentre attività del Servizio federale di sicurezza (Fsb, erede del Kgb) sono già dedicate alla regione. La Nato tiene le manovre russe sotto osservazione. L'incontro si conclude oggi, per riprendere i lavori dall'1 al 3 ottobre sempre in Russia, ai Murmansk, dove si discuterà in dettaglio dello sfruttamento di gas e petrolio.

Liberazione 23/09/2010. pag 9

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