I costruttori pronti a sedersi a tavola. Con il "placet" di Alemanno e Veltroni
Daniele Nalbone
Una colata di cemento minaccia la città eterna. Dopo l'approvazione del primo decreto su Roma Capitale, dopo l'elezione per la prima volta nella storia del costruttore Giancarlo Cremonesi alla presidenza della Camera di Commercio, dopo gli avvertimenti del presidente dell'Acer Eugenio Batelli (Associazione Costruttori Edili di Roma) nell'assemblea annuale dell'associazione svoltasi martedì scorso, ci si chiede: e ora cosa accadrà? Una domanda per la quale c'è un'unica risposta: l'Olimpiade di Roma 2020. E' questa, infatti, la stella polare di una classe politica sempre più subalterna a quella del "mattone".
Le prove? Basta leggere le dichiarazioni degli imprenditori e dei politici romani che si stanno susseguendo sugli organi di stampa "vicini" ai costruttori, dal Corriere della Sera fino a Il Messaggero. Il primo a dire la sua, in ordine di tempo, è stato Giancarlo Cremonesi: «Bisogna ripartire dal "modello Roma"» ha spiegato «da questa forma di collaborazione con le istituzioni, che non significa» ha avvertito «pressione indebita delle imprese sulla politica, ma neanche il suo contrario».
Subito dopo, a prendere parola è stato il presidente dell'Unione Industriali di Roma, Aurelio Regina, attuale vertice del comitato per Roma 2020 in attesa della discesa in campo di Gianni Letta, che si è detto «molto soddisfatto» del fatto che «questa elezione abbia ribadito ancora una volta la centralità del mondo di Confindustria». Da queste prime dichiarazioni, in piena corsa verso Roma 2020, con l'obiettivo di Roma Capitale appena raggiunto, l'aria che si respira tra i palazzi del potere è quella di una "pax", con il neopresidente della Camera di Commercio (nonché presidente di Acea, la multiutility dell'energia e dell'acqua) quale novello Augusto. E' finita, infatti, l'era degli scontri tra imprenditori "veltroniani" e "alemanniani". Ora c'è un unico, grande obiettivo da conseguire: «Riportare a Roma tutte le grandi manifestazioni sportive» come disse nel 2005, subito dopo la vittoria di Roma nella corsa ad ospitare i Mondiali di Nuoto del 2009 (terreno fertile per la "cricca"), l'allora sindaco Walter Veltroni. Se poi a consacrare il "modello Roma" inaugurato da Rutelli e continuato da Veltroni sarà Alemanno, poco importa.
Non c'è da stupirsi, quindi, che nella Roma di Alemanno a capo della Commissione speciale per Roma Capitale vi sia Francesco Smedile, ex presidente della Commissione consiliare urbanistica al tempo della Roma, e del Piano Regolatore, di Veltroni. Ma soprattutto non c'è da stupirsi se, al cospetto del sindaco Gianni Alemanno e della presidente del Lazio, Renata Polverini, il presidente dell'Acer Batelli abbia parlato di «occasione irripetibile» in riferimento a Roma 2020. Una partita nella quale i costruttori sono pronti a fare la loro parte per l'interesse "pubblico". A patto, però, di ricevere qualcosa in cambio. Alcuni esempi? «Utilizzare le risorse private» ha spiegato Batelli dalle pagine del Corsera di sabato 18 settembre e ribadito nell'assemblea di martedì «per finanziare le opere cittadine, perché soldi pubblici non ce ne sono più». Per far questo, al posto dei soldi che non ci sono, bisogna iniziare a prevedere forme di pagamento diverse: diritti edificatori. Eccola la moneta sonante con cui ripagare i costruttori per il loro impegno a favore dell'interesse "pubblico": terreni, ma non solo.
Il capitale privato è ormai a disposizione del pubblico anche per quanto riguarda la manutenzione stradale, per fronteggiare l'emergenza parcheggi per la quale Alemanno ha poteri commissariali consacrati da ordinanze di Protezione Civile oppure, «nell'utilizzo degli immobili dismessi quali caserme e depositi». E ancora: oltre ai beni entrati in possesso delle amministrazioni con il federalismo demaniale (caserme e depositi di cui sopra) «si potrebbe prevedere applicazione similare» ha spiegato Batelli, cioè trasferimento al privato dopo aver ovviamente provveduto a cambiare destinazione d'uso al bene, «anche per gli istituti scolastici vetusti e che necessitano di interventi di ristrutturazione». Il tutto in cambio della realizzazione delle opere pubbliche come ferrovie ma soprattutto nuove autostrade e nuovi aeroporti inutili e devastanti dietro cui si nascondono esclusivamente interessi privati. Due esempi? La Roma-Latina «per la quale ci aspettiamo che la nuova amministrazione regionale passi dai progetti ai cantieri» e l'aeroporto di Viterbo. Opera, quest'ultima, che motiverebbe il raddoppio della ferrovia Roma-Viterbo. Una motivazione «inconcepibile» secondo i consiglieri regionali della Federazione della Sinistra Ivano Peduzzi e Fabio Nobile visto che «non ha alcun senso mettere in connessione la realizzazione delle due opere, una necessaria e l'altra inutile visto che l'aeroporto di Viterbo rischia non solo di azzerare la vocazione turistica e agricola del territorio ma avrebbe un impatto devastante sulla salute dei viterbesi». Tutto questo, ovviamente, nella Roma Capitale significa Olimpiadi del 2020. Altro che fiamma olimpica.
Liberazione 23/09/2010, pag 7
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