venerdì 18 febbraio 2011

Berlino ha avuto quorum. In Italia c'è un silenzio assordante

Nella capitale tedesca vince il sì al referendum per riprendersi il servizio idrico
Alfio NIcotra
A Berlino vincono i Si alla ripubblicizzazione del servizio idrico. Dopo Parigi anche dalla capitale tedesca - questa volta con il voto popolare - arriva un cambio di marcia fondamentale: l'acqua è un bene comune e la sua gestione non va privatizzata. Tutti ci dicono di guardare all'Europa quando si tratta d'innalzare l'età pensionabile e far quadrare i bilanci pubblici sforbiciando il welfare state. Dai giornali scompare invece ogni riferimento all'Europa quando amministrazioni pubbliche e movimenti della società civile riconquistano servizi e beni comuni, che inopinatamente negli anni della sbornia neoliberista erano stati consegnati agli appetiti delle multinazionali. Parigi e Berlino ci insegnano che invece si può riportare alla proprietà pubblica l'acqua, che non è un guardare indietro il mondo- come sostengono i nostri detrattori - ma al contrario mettere i piedi ben saldi nel futuro per garantire alle nuove generazioni l'accesso ad una risorsa fondamentale per la vita. Nell'epoca della mercificazione quello della ripubblicizzazione dell'acqua è un segnale di grande controtendenza. Ci insegna che non tutto può essere piegato al profitto, si rompe il luogo comune del "privato più efficiente del pubblico", si rielabora una idea del pubblico legata alla comunità e al controllo democratico delle popolazioni.
Parigi e Berlino chiamano l'Italia. Su due dei tre referendum promossi dal comitato per l'acqua pubblica si voterà in Italia probabilmente il 12 di giugno (l'ultima data utile stabilita dalla legge). E' un appuntamento sul quale è calato un silenzio sospetto, lo stesso che a Berlino ha accompagnato le settimane precedenti il voto referendario. La strategia dei privatizzatori appare chiara: non parlare del referendum ed aspettare che si "scarichi" da solo, collocando il voto al ridosso dell'estate e dopo che gli elettori saranno stati chiamati alle urne per l'elezioni amministrative (turno di ballottaggio incluso). Il Viminale sta lavorando in questa direzione con largo consenso delle forze politiche parlamentari ( è utile ricordare che nessuna di esse ha promosso il referendum e l'Idv ne ha promosso uno "ingannevole" giustamente dichiarato inammissibile dalla Corte Costituzionale). La sfida del quorum è complicata e difficile. Da tempo nei referendum non si supera più la fatidica sogna del 50% degli aventi diritto al voto. L'acqua può fare miracoli smuovendo nel profondo la società italiana . Il successo della raccolta delle firme - un milione e 400mila - dimostra tutto il potenziale disponibile per questa battaglia di civiltà . Lo sforzo però si deve moltiplicare. L'acqua pubblica insieme al Si per l'abolizione delle norme che vogliono introdurre il nucleare in Italia, diventa spartiacque decisivo anche nel passaggio elettorale amministrativo. Come si schierano i candidati a sindaco e le forze politiche che concorrono per i consigli comunali e provinciali? A Massimo D'Alema la domanda "cosa fa il Pd ai referendum?" è stata posta anche al Forum Sociale Mondiale svoltosi la scorsa settimana a Dakar. La risposta è stata un misto d'imbarazzo e di fastidio annunciando l'atteggiamento presumibilmente tiepido del Pd che teme - parole della "volpe del Tavoliere" come lo definì un indimenticato Luigi Pintor - che "molte agenzie pubbliche dei servizi siano messe in difficoltà dalla vittoria dei Si". Il rischio concreto è che nel Pd avanzi la strategia del "boicottaggio dolce" e la tesi che il primo quesito quello sul decreto Ronchi "non riguardi solo l'acqua ma tutti servizi privatizzabili" . Argomento che viene già usato oggi per dissuadere i già numerosi sindaci del Pd che hanno sottoscritto i referendum, per mettergli in guardia dell'esito negativo che avrebbe il successo dei referendum sulla vita amministrativa. Questo sarà uno dei leitmotiv che farà da sottofondo alla campagna referendaria di chi, contrario alla ripubblicizzazione dell'acqua, non ha il coraggio di schierarsi apertamente per il No.
Berlino e Parigi però dicono che nella società c'è più consapevolezza che nella sfera esclusivamente politica. Sarà fondamentale far crescere la pressione da basso su tutti gli amministratori pubblici, far girare il passaparola che è importante andare a votare e per questa via rompere l'embargo informativo. Da adesso è utile e necessario costituire i comitati per il Si al referendum in ogni dove, luogo di studio e di lavoro compreso. Questo è un referendum che si vince solo se c'è un risveglio democratico delle coscienze e se all'antipolitica si sostituisce la Politica con La P maiuscola quella fatta per il bene comune e con la partecipazione di tutti e tutte. Il 26 marzo inoltre si terrà a Roma la manifestazione nazionale dei movimenti dell'acqua occasione importantissima per riaccendere i riflettori sull'appuntamento referendario. C'è un quorum da far battere, questa volta non per l'interesse di pochi, ma per l'interesse comune.


Liberazione 16/02/2011, pag 12

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