giovedì 24 febbraio 2011

Capitale della disuguaglianza. Proposte per una città più giusta

Fabio Alberti*
Roma, dopo Milano, è la seconda città più ricca d'Italia, ma anche la seconda più ingiusta. Con un indice di concentrazione della ricchezza (Indice di Gini, con una scala compresa tra 0 e 1, dove 0 indica l'equa distribuzione e 1 la massima concentrazione) di 0,45, contro lo 0,32 italiano, Roma è anche capitale della disuguaglianza. Considerando solo le dichiarazioni dei redditi, il 10% più ricco dei romani percepisce il 34,72% dei redditi dichiarati, contro il 2,12% del 10% più povero. Non ci sono dati disaggregati sulla ricchezza patrimoniale romana, ma è chiaro che la forbice è in realtà ancora maggiore. E le cose tendono a peggiorare. Le famiglie sotto la soglia di povertà relativa sono aumentate in un anno del 4%, contro una media nazionale del 3,3%.
Sono questi alcuni dei dati che abbiamo denunciato a Roma il 20 febbraio, Giornata Mondiale della Giustizia sociale, in occasione della presentazione del dossier su "Disuguaglianze, povertà ed esclusione sociale e impatto del federalismo fiscale a Roma". Dossier dal quale emerge che una famiglia su 6 (+2% sull'anno precedente) è in disagio economico. Una su 10 non paga le bollette, il 5,9% è in difficoltà ad acquistare gli alimenti (contro il 3,9 del 2009), crescono del 15% gli sfratti per morosità e del 36% i pignoramenti immobiliari.
Dove sono finiti i soldi? La realtà è che è avvenuto uno scandaloso trasferimento di reddito. Enormi patrimoni sono stati accumulati con speculazione, evasione fiscale, corruzione, riduzione della progressività delle imposte, mentre si tagliavano i servizi e si aumentavano le tariffe. Non potrebbe essere diversamente: il tasso di disoccupazione si attesta alla cifra record del 10,3% (8,5% in Italia). Nel 2010 sono transitati in cassa integrazione 48.794 lavoratori ed il monte retribuzioni è diminuito di oltre 600 milioni di euro. A fronte di ciò i patrimoni che hanno usufruito dello scudo fiscale nel Lazio (in buona parte a Roma) sono valutati in ben 10 miliardi, mentre vi sono circa 200.00 alloggi vuoti e 30.000 invenduti. In questo scenario, il federalismo fiscale peggiorerà le cose: il saldo tra l'Imu (Imposta Municipale Unica che dovrebbe sostituire i trasferimenti statali) e i trasferimenti stessi è negativo per 129 milioni, che dovranno essere compensati con aumenti tariffari o taglio dei servizi.
Ecco perché non può esistere politica di sinistra che non si ponga esplicitamente l'obiettivo di recuperare lo squilibrio nella distribuzione della ricchezza. Tutte le previsioni indicano che non è più possibile puntare solo sulle politiche di sviluppo: occorre che la torta sia ridistribuita. La tassazione e requisizione delle case sfitte, la progressività della addizionale e delle imposte locali, la patrimoniale comunale, l'allargamento delle fasce esenti e delle tariffe agevolate, sino alla riduzione degli stipendi dei manager pubblici e all'aumento dell'assistenza e dei servizi sono alcune delle politiche che dovrebbero essere messe in campo per fare di Roma una città, se non giusta, almeno un po' mano ingiusta.
*portavoce Federazione della Sinistra, Roma


Liberazione 22/02/2011, pag 6

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