venerdì 18 febbraio 2011

Roma è un bene comune: liberiamola!

Claudio Ortale, Tiziana Uleri, Luca Fontana*
Da diverse settimane, si è tornati a parlare di Roma e di come poterla ripensare, oltre la stretta mortale che negli ultimi anni la sta via via soffocando. Riteniamo opportuno non far partire le lancette dell'orologio dagli ultimi due anni e mezzo di Alemanno o dalla sua crisi di appena un mese fa perché sarebbe come fissare solo la bisaccia che abbiamo ora davanti senza vedere l'altra che portiamo dietro le spalle e che ha determinato "lo stato delle cose presenti". Ragioniamo su quali sono le cause originali e le ragioni dei nostri guai attuali. Partiamo da una semplice domanda: Alemanno, chi lo ha messo là? Ci sono almeno quattro motivi per i quali anche noi abbiamo dato il nostro contributo per regalare la città alla destra. Il primo è stato quello di essere stati sudditi del "modello Roma" di Veltroni e in parte complici di alcuni poteri forti della nostra città, appena coperti dalla foglia di fico della tristemente nota "alleanza competitiva". Il secondo grave errore fu quello di votare a favore del Nuovo Piano Regolatore Generale, mentre tutti i movimenti di opposizione gremivano il Campidoglio e si scontravano con le forze dell'ordine. Su questo si è spesso affermato che dare un Nprg alla città era l'unico modo per salvaguardarla dai cementificatori. Così non è stato. Ad oggi le varianti si sono ormai trasformate in buchi sempre più frequenti di una groviera interminabile chiamata Roma. Il terzo punto, determinante ai fini del successo delle destre, è stata la nostra accettazione, all'interno della funesta esperienza della Sinistra Arcobaleno di riciclare l'irriciclabile Rutelli, quello che bastava dare un volantino al mercato rionale per averne chiara l'opinione della gente. Un candidato voluto da Veltroni ma affatto ostacolato nella sua candidatura dai nostri dirigenti locali e nazionali. Il presunto ticket tra Rutelli e Sentinelli venne celebrato a via dei Frentani prima delle elezioni dell'aprile 2008, con la benedizione di molti dirigenti che ora sono passati sulla nave guidata dal narratore pugliese. Altri, ancora con noi e che sostennero questo "ticket", dovrebbero ben riflettere sui danni devastanti che le solite scelte guidate dall'alto portano alla sinistra in generale e ai comunisti in modo particolare. A questo basta aggiungere che appena due anni dopo ci ritroviamo l'allora candidato a sindaco di Roma in buona compagnia con l'antiabortista Casini e l'ex Msi Fini. Il quarto errore, venuto alla luce subito dopo ma determinante per rendere chiaro il quadro, sono stati i finanziamenti ricercati da alcuni dirigenti cittadini e ottenuti da costruttori romani. Quegli stessi costruttori che nelle sere di discussione sul Nprg "presidiavano" l'aula e tampinavano i propri terminali di riferimento per essere certi di portare a casa tutto. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. E lo si capì bene stando ai seggi, soprattutto in quelli delle periferie romane: a parità di votanti nello stesso seggio Alemanno vinceva su Rutelli, mentre a Zingaretti accadeva l'esatto contrario. Ora possiamo anche darci una risposta: Alemanno e la sua giunta li abbiamo messi là anche noi, non indicando una strada alternativa ai tanti cittadini romani. Errare è umano. Ma perseverare sembra proprio una grave malattia dalla quale non riusciamo a guarire. Eppure, Roma è una città che merita molto di più che un Partito Comunista e una Federazione della Sinistra dati sotto al 3%. Roma è una città che è stata ferita da un Veltroni che ha deciso di lasciarla dopo neanche due anni del suo secondo mandato e dai tanti numeri sparati sul buco di Bilancio ereditato da Alemanno. Roma è stata maltrattata dal recente scandalo di "parentopoli" e distratta a suon di "progettopoli" mentre le manovre di bilancio arrivano in aula con un anno e mezzo di ritardo. Roma indossa il titolo di "Roma Capitale" ma senza il capitale, i famosi 600 milioni annui che il premier gli aveva più volte fatto balenare. Roma resta al palo senza una vera opposizione, posto che dopo il nostro suicidio elettorale non siamo rappresentati neanche da un solo consigliere in aula e il Pd, a parte il massiccio uso dei manifesti elettorali, non riesce a dare una semplice spallata a un avversario che diventa sempre di più, per dirla come il vecchio cinese, una "tigre di carta". Roma che vede l'opposizione politica spenta e solo quella sociale che continua a prendersi la parola, come nel caso dei movimenti che dalla scorsa estate sono divenuti un problema reale e costante per il sindaco e per la Polverini. Roma è una città che va liberata e non potrà esserlo se non rimetteremo in moto un processo di opposizione che veda i comunisti non più esprimere solo la propria solidarietà alle lotte altrui, ma che li veda nuovamente promotori delle lotte. Roma, infine, è un bene prezioso e irripetibile, un bene comune, per tutti noi che la viviamo ogni giorno e per i tanti che la amano da sempre: liberiamola!
*Federazione di Roma


Liberazione 15/02/2011, pag 10

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