"Liberazione" è una ricchezza, perderla sarebbe un ulteriore colpo
Paolo Berdini
Il primo augurio è che la grave crisi in cui versa il giornale venga superata al più presto. Liberazione ha quasi venti anni di vita e fa ormai parte del panorama dell'informazione. Perdere questa ricchezza sarebbe un ulteriore colpo alla già incerta salute della sinistra. Non tocco, ma è ovvio che è un tema che mi sta a cuore conoscendo molti validi giornalisti, il problema del futuro di tanti redattori e lavoratori che non solo hanno dato continuità alla testata anche con sacrifici personali, ma che rappresentano un patrimonio di esperienze che non può andare disperso.
Dopo l'augurio vorrei però affrontare due temi che mi sembrano attinenti alla crisi del giornale e più in generale alla crisi della sinistra. Sono convinto che se non sciogliamo questi nodi, continueremo ad avvitarci senza trovare una via d'uscita.
Il primo tema riguarda l'elemento scatenante della crisi, e cioè i tagli voluti dal ministro dell'economia Tremonti dei contributi pubblici ai giornali di informazione. La cosa che mi addolora è che la dirigenza politica della sinistra sembra ormai incapace di condurre una battaglia esemplare su temi fondamentali. Non riesco a comprendere per quale motivo non ci sia una battaglia netta e radicale contro questi tagli che portano ad un risparmio ridicolo e che producono invece un danno incalcolabile. Un governo che non controlla una spesa pubblica fuori controllo (dalla cricca all'eolico sardo, dallo scandalo della ricostruzione in Abruzzo alle tante opere pubbliche inutili) si accanisce contro la libertà di stampa che è il bene più prezioso e di fronte a questa mostruosità cosa fanno le forze di opposizione? Si limitano a porre molto educatamente il problema, mancando di farne l'asse di una offensiva culturale che apra brecce nell'opinione pubblica e crei consenso verso le nostre posizioni.
Da troppi anni non vengono fatte battaglie di bandiera che facciano percepire una nostra visione alternativa. E' così anche per la scuola e l'università, ad esempio. Di fronte alla distruzione -di questo si tratta- della scuola pubblica, ci limitiamo a qualche rimbrotto senza fare di questo tema un elemento di vera offensiva politica. Ancora non riusciamo evidentemente a capire le possibilità di ripresa di un ruolo della sinistra in questo paese. O forse siamo ancora convinti di avere davanti una destra cialtrona che non sa quello che fa. Ma quando mai: stanno dimostrando di avere idee chiarissime sui rapporti sociali, dai contatti di lavoro alla qualità dei servizi pubblici. L'ultimo esempio è mostruoso: con una telefonata del presidente dei proprietari edilizi la cedolare secca è passata dal 25 al 20 per cento. Milioni di euro sono passati dalle nostre tasche a quelle della speculazione edilizia: dovremmo smettere una volta per tutte di chiamarli dilettanti e provare noi a dare respiro ad una cultura alternativa.
Il secondo tema riguarda le nostre città e il territorio, da circa venti anni lasciati nelle mani del mercato speculativo. Tutti i tentativi fatti per denunciare questo stato di cose da parte del nutrito gruppo di urbanisti che si raccolgono intorno al sito www.eddyburg.it sono falliti. E' mancata nella sinistra alternativa la piena consapevolezza che anche le città amministrate da giunte di centro sinistra stessero operando all'interno dei paradigmi della cultura neoliberista, da Roma a Sesto San Giovanni, soltanto per fare due esempi noti.
Ed in questo modo torno al ruolo di Liberazione. E' infatti innegabile che il giornale abbia dedicato spazi e importanti analisi alla deriva dell'urbanistica italiana, alle aggressioni al paesaggio, alle speculazioni. E' purtroppo mancata la presa in carico da parte del gruppo dirigente della sinistra di una chiaro rinnovamento culturale fatto di analisi e di proposte. Così le denunce pur coraggiose del giornale non hanno trovato la forza per imporsi all'opinione pubblica. E proprio la parte più sensibile di essa, e cioè le migliaia di nostri compagni che denunciavano scempi e speculazioni, non hanno trovato il sostegno necessario. Ecco -a mio giudizio- i motivi del grande riflusso che ci coinvolge: molti compagni non sentono più la spinta al voto perché trovano nella politica un disinteresse sistematico verso i problemi reali di ogni giorno.
Liberazione può svolgere un ruolo di stimolo per trovare nuove idee per una sinistra moderna. A patto che sappia "dare fastidio" alla appannata dirigenza della sinistra e a patto, ovviamente, di superare al più presto la crisi.
Liberazione 08/08/2010, pag 12
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