Repubblica — 02 agosto 2010 pagina 7 sezione: ROMA
UNA volta erano chiamati "palazzinari". Negli anni Cinquanta e Sessanta (passati alla storia come gli anni del "sacco di Roma") alcuni costruttori, per lo più nati dal niente, hanno fatto scempi da far impallidire i feroci lanzichenecchi che nel 1527 misero a ferro e fuoco la Città Eterna. Ma ne è passata di acqua sotto i ponti. E di cemento sul territorio. Oggi ci sono piani regolatori più "blindati" (in teoria); ci sono norme nazionali, regionali e comunali assai più severe (in teoria); ci sono costruttori meno spregiudicati (in teoria). Perciò, un nuovo "sacco di Roma" non dovrebbe più ripetersi (sempre in teoria). Ma in una metropoli come Roma, a continua e inevitabile espansione urbanistica, il colore del mattone è sempre giallooro. La Città Eterna era e resta una ricca miniera. Specie in periferia. Interi quartieri-satellite, megaedifici commerciali, gigantesche infrastrutture, capolavori firmati dalle archistar. E nasce una domanda: Come mai gli appalti più appetitosi finiscono sempre nelle stesse mani? Da cronisti di razza quali sono, Paolo Boccacci e Simona Casalini hanno raccolto le loro inchieste pubblicate su "Repubblica" e le hanno elaborate in questo libro-radiografia su coloro che oggi possono ben definirsi i "re del mattone". Gente che muove ruspe e realizza miliardi di euro (e di metri cubi). I Toti, i Caltagirone, i Parnasi, i Bonifaci e i Bonifati, gli Scarpellini, la Pirelli Re stanno vivendo un momento magico (per loro). E in queste pagine si spiega perché. Il libro è in vendita sui siti www.ilmiolibro.it e www.lafeltrinelli.it e si può ordinare in tutte le librerie Feltrinelli. - STEFANO CLERICI
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/08/02/la-carica-dei-re-del-mattone-cosi.html
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