Salta la privatizzazione
Silvio Berlusconi ha firmato ieri il decreto che ammette la società di navigazione Tirrenia s.p.a. alla procedura di amministrazione straordinaria e che nomina il dott. Giancarlo D'Andrea commissario straordinario per la gestione della società. Questo dopo un pomeriggio di trattative per la dismissione - fallita - della società di navigazione. «L'affondamento della privatizzazione di Tirrenia conferma la confusione e l'imperizia con cui è stata indetta e gestita la gara»: ha commentato l'assessore al lavoro e ai trasporti della Regione Liguria Enrico Vesco. «Quanto successo - ha detto Vesco - desta grande preoccupazione per il futuro della compagnia, soprattutto nel caso in cui fosse il preludio per mettere a gara le singole rotte, una decisone già ventilata da ambienti governativi, che sarebbe scellerata per il futuro dei lavoratori e per la salvaguardia dei servizi di collegamento».
Con l'annullamento della gara è emersa l'inadeguatezza della gestione da parte del Governo della fase di privatizzazione di Tirrenia e tutte le contraddizioni dei soggetti direttamente interessati» ha detto il segretario generale della Filt Cgil, Franco Nasso, che ha continuato: «Il Governo non può più evitare il confronto con il sindacato, tenuto conto delle gravi e giuste preoccupazioni dei lavoratori che hanno diritto ad una risposta».
«A pochi giorni di distanza dalle dichiarazioni entusiastiche della Mediterranea Holding Spa, oggi ci troviamo di fronte all'inspiegabile annullamento della gara per la privatizzazione della società Tirrenia» hanno affermato i senatori Marco Filippi, Silvio Sircana e Luigi Vimercati, rispettivamente capogruppo e membri Pd della Commissione lavori pubblici e comunicazioni di Palazzo Madama.
Liberazione 06/08/2010, pag 5
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Sospetti dietro l'amministrazione straordinaria. Vendetta contro l'Mpa. Lombardo: «Adiremo per vie legali»
Tirrenia commissariata dal Governo per favorire gli armatori amici
Paolo Persichetti
Dopo il commissariamento della compagnia di navigazione Tirrenia, deciso dalla Fintecna per conto del governo giovedì scorso, è polemica aperta. «Adiremo per vie legali e ci rivolgeremo anche alla Commissione europea - scrive il presidente della regione siciliana, Raffaele Lombardo, sul suo blog». Mentre si moltiplicano dubbi e perplessità sull'accaduto prendono corpo due letture sui retroscena della vicenda. Una più politica, l'altra invece legata a scenari "affaristici" sul modello dello scorporo Alitalia. Le due ipotesi non sono affatto antitetiche, al contrario si incastrano vicendevolmente come in un puzzle dando vita ad un'unica immagine, quella di un sistema di governo predatorio costruito su cinici interessi politico-affaristici. Non a caso, oltre ai lavoratori della compagnia ed ai sindacati che hanno censurato la scelta dell'amministrazione straordinaria, affidata a Giancarlo D'Andrea, nominato commissario con poteri straordinari, a fare la voce grossa è il governatore della Sicilia. Regione che appare la più colpita dal fallimento della trattativa per il trasferimento della proprietà.
«Il governo nazionale - sostiene sempre Raffaele Lombardo - ha compiuto un atto d'ostilità vergognoso nei confronti di una regione che non si piega e che non consente più il saccheggio. Denunceremo questo scempio e non permetteremo che la Sicilia venga relegata a terra di saccheggio e di conquista». Le inusuali parole del presidente della giunta regionale siciliana danno corpo al sospetto di una vendetta politica congeniata contro l'Mpa, dopo che questa formazione politica legata al centrodestra si è astenuta alla Camera, insieme ai finiani e all'Udc, sulla mozione di sfiducia contro il sottosegretario alla Giustizia Caliendo. La regione Sicilia, infatti, era a capo con il 37% del capitale di una cordata di imprenditori privati che si erano offerti di rilevare attraverso una new-co denominata Mediterranea Holding l'intera compagnia marittima. La nuova società - spiega sempre Lombardo - aveva chiesto alcuni giorni per approfondire il testo contrattuale, soprattutto per quel che concerne la questione del debito di 600-700 milioni di euro che grava sui conti della Tirrenia. Per onorare quel debito avremmo dovuto coinvolgere le banche per ottenere garanzie, visto che Fintecna si era anche riservata il diritto di recedere cosa non concessa a noi».
Dopo aver individuato un advisor disposto a trattare - racconta ancora Lombardo, «Mediterranea era pronta a firmare il contratto, fermo restando che i privati si sarebbero assunti il rischio anche per conto della Regione. A fronte di questa rinnovata disponibilità il presidente del consiglio ha ritenuto di dover procedere alla firma del decreto per l'amministrazione controllata di Tirrenia». A questo punto, conclude il presidente della regione siciliana «E' lecito sospettare che si tratti di un giochetto simile alla vicenda Alitalia volto a favorire qualche amico». Forte è il sospetto, infatti, che la scelta unilaterale di interrompere la trattativa e il ricorso alla legge Marzano serva, in realtà, a favorire lo smembramento dell'azienda, la cessione delle convenzioni per le rotte più redditizie e magari il ricorso ad una bad company con cessione dei settori più redditizi agli armatori amici. Ipotesi sostenuta non solo dal segretario generale della Uil trasporti, Giuseppe Caronia, che denuncia «il cinico disinteresse dell'Esecutivo Berlusconi per la sorte di migliaia di marittimi, tutti meridionali, e delle loro famiglie», oltre a quella di Giuliano Pennacchio, responsabile nazionale del settore Servizi del dipartimento Lavoro-Welfare di Rifondazione, che annuncia l'appoggio del Prc alle iniziative di lotta dei tremila lavoratori di Tirrenia e di Siremar, ma anche dall'armatore Alexandros Tomasos, amministratore delegato di Mediterranea (in cui detiene il 30,5%).
Tomasos, che guida anche la compagnia di navigazione TTTlines, fornisce uno spaccato ulteriore della vicenda rivelando alcuni dissidi sorti all'interno della cordata che doveva rilevare la Tirrenia, in particolare con Salvatore Lauro (che possiede il 18,5% della Mediterranea), ritenuto vicino a Berlusconi, e spiega come ora la volontà del governo non sia affatto quella di riaprire una nuova gara d'appalto «il commissario può fare quello che vuole a seconda dell'indirizzo che dà il governo. La volontà è vendere Tirrenia negoziando direttamente con i singoli come per Alitalia. Lo spezzatino è allettante per gli armatori più solidi perchè possono acquistare questa o quella quella linea, piuttosto che Tirrenia con Siremar, che non interessa a nessuno, perchè ha meno appeal».
Liberazione 07/08/2010, pag 4
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